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Imprese, oltre 236mila fondate da neo laureati tra 2004 e 2018

Laureati

Primo studio sull’imprenditorialità dei laureati in Italia a cura del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna e Unioncamere

Il 7,1% di loro ha creato un’impresa e nel 61,3% dei casi ne è titolare. Lo dice il primo studio sull’imprenditorialità dei laureati in Italia che ha preso in esame quelli che sono usciti dall’università tra il 2004 e il 2018. Curato da Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna e Unioncamere, “Laurea e imprenditorialità” — questo il titolo dello studio — ha analizzato i dati, a livello individuale, di 2.891.980 laureati in atenei italiani e i dati, a livello aziendale, delle 236.362 imprese che hanno fondato. Ben il 37,1% dei fondatori ha creato la propria impresa prima di ottenere la laurea e il 27,0% entro il terzo anno dalla laurea; tutti gli altri dopo il terzo anno dal conseguimento del titolo.

IDENTIKIT DEL LAUREATO IMPRENDITORE

Dai dati dello studio emerge che i fondatori sono soprattutto uomini (53,9%) e che tra di loro la quota è più alta della media e pari a 9,5%, mentre tra le donne scende al 5,5%. L’avvio di attività imprenditoriali è correlato alle caratteristiche della famiglia d’origine, in particolare alla professione dei genitori. Tra i laureati che hanno almeno un genitore imprenditore o libero professionista, infatti, la quota di fondatori è più alta della media (16,8%) mentre tra i laureati con padre libero professionista, l’avvio di attività imprenditoriali è pari all’8,9%, percentuale che scende a 7,2% e a 5,9% con genitore dirigente o direttivo/quadro. La tendenza è confermata se si prende in considerazione la professione della madre.

Tra i fondatori, si rileva una maggiore presenza di laureati con genitori che svolgono professioni di livello più elevato: l’11,5% ha un padre imprenditore (tale quota è del 4,7% nella popolazione dei laureati), il 39,0% ha un padre libero professionista (è il 30,2% in popolazione), il 7,4% ha un padre dirigente e il 7,2% un padre direttivo/quadro (in popolazione le percentuali sono, rispettivamente, 7,0% e 8,4%). Tra i fondatori ha un padre impiegato il 21,2% e un padre operaio il 13,2%. Se si prende in considerazione la professione delle madri dei fondatori la distribuzione è differente, seppure confermi le tendenze: il 3,9% è imprenditrice, il 20,7% è libero professionista, il 2,0% è dirigente e il 3,4% è direttivo/quadro, il 35,5% è impiegata e l’8,7% è operaia.

Come ci si poteva attendere, la quota di fondatori diminuisce con l’aumentare dell’anno di laurea e passa dal 10,2% tra coloro che hanno conseguito il titolo nel 2004 al 2,6% tra i laureati nel 2018. Tra i fondatori, il 58,5% ha conseguito il titolo negli ultimi 10 anni (periodo 2009-2018), il 41,5% da più di 10 anni (periodo 2004-2008).

Per quanto riguarda l’area geografica dell’ateneo in cui si è acquisito il titolo, tra i laureati del Nord la quota di fondatori è inferiore alla media e pari a 6,7%; risulta invece più elevata tra i laureati degli atenei del Centro (7,3%) e del Sud (7,5%). Il 75,0% dei fondatori ha creato un’impresa nella regione sede dell’ateneo in cui ha conseguito il titolo e solo l’8,1% in una regione differente.

LE DIFFERENZE FRA ATENEI

Una riflessione si può fare anche sulle università di provenienza dei fondatori di imprese. Tra i laureati degli atenei statali la quota è in linea con la media complessiva e pari al 7,0%, mentre sale al 9,4% tra i laureati degli atenei non statali. Proviene da un ateneo statale il 96,4% e da un ateneo non statale il 3,6%.

La quota di fondatori raggiunge i valori più alti tra i laureati magistrali biennali (18,1%) e tra i laureati pre-riforma (11,0%). Per i laureati post-riforma di primo livello e magistrali a ciclo unico, invece, scende a 5,6% e a 5,3%.

La propensione ad avviare attività imprenditoriali è poi diversa a seconda del percorso universitario concluso. La quota di imprenditori, infatti, è più alta della media tra i laureati del gruppo agraria e veterinaria (13,5%), economico-statistico (10,1%), chimico farmaceutico (9,8%) e architettura (9,1%). La quota di fondatori, invece, non raggiunge il 5% tra i laureati dei gruppi medico (4,2%), linguistico (4,4%) e insegnamento (4,8%). Tra i fondatori, il 18,1% ha conseguito una laurea nel gruppo disciplinare economico-statistico, il 14,2% nel politico-sociale, il 9,4% nel giuridico, l’8,6% in ingegneria, altrettanti nel gruppo letterario, il 7,8% nel gruppo medico.

TIPO DI IMPRESE

Le imprese fondate dai 205.137 laureati nel periodo preso in esame sono 236.362 ovvero il 3,9% del totale delle imprese presenti in Italia a settembre 2019.

Per quanto riguarda la forma giuridica il 60,2% sono imprese individuali; il 24,8% sono società di capitale, il 15,0% sono società di persone, mentre il restante 0,01% assume altre forme giuridiche. Si tratta di una distribuzione coerente con quella nazionale.

Su fronte del settore economico l’11,6% delle aziende opera in agricoltura, il 9,4% nel settore secondario e il 79,0% nei servizi. In essi, per citare i più rappresentati, il 29,1% delle imprese opera nel ramo del commercio; il 9,8% in attività professionali, scientifiche e tecniche; l’8,9% in attività finanziarie ed assicurative; il 7,5% in attività di servizi di alloggio e di ristorazione; il 6,9% in servizi di informazione e comunicazione.

Usando la classificazione EU, le imprese fondate dai laureati sono così classificate: 96,1% è una micro impresa, con fatturato inferiore ai 2 milioni di euro, 3,9% è una piccola o media impresa con un fatturato tra 2 e 50 milioni di euro e solo lo 0,03% del totale delle imprese sono grandi imprese con fatturato superiore ai 50 milioni di euro. Il 49,2% del fatturato totale è generato dalle micro imprese, il 43,5% dalle piccole e medie imprese; le imprese grandi generano il restante 7,3%.

Sotto il profilo territoriale, il 37,4% delle imprese fondate dai laureati è localizzato nel Nord Italia, il 21,7% nelle regioni del Centro e il 40,8% nelle regioni del Sud Italia. Da notare che la ripartizione territoriale dello stock di imprese italiane presenta un quadro differente rispetto a quello delle imprese fondate dai laureati: le imprese italiane sono per il 45% insediate nel Nord, 21% nel Centro e il 34% nel Sud Italia.

Un elemento positivo arriva dal tasso di sopravvivenza: delle 9.821 imprese nate nel 2009, dopo dieci anni è ancora attivo il 54,8%, percentuale che a livello nazionale scende al 40,6%. Le imprese femminili sono il 38,0% (ossia 89.917) del totale delle imprese create dai laureati. Questa percentuale è maggiore di quella nazionale che è pari al 22,0%. Il 12,8% opera nel settore agricolo, il 7,4% nel settore secondario e il 79,8% opera nel settore dei servizi (nello specifico, il 33,0% nel commercio). La percentuale di imprese femminili nel settore professionale, tecnico e scientifico è pari al 7,7%; una percentuale minore a quella osservata nella nostra popolazione di imprese (9,8%), ma superiore alla percentuale nazionale di imprese femminili che operano nello stesso settore (3,8%). Per quanto riguarda infine le start-up innovative, quelle fondate dai laureati nel periodo preso in esame sono pari al 20,2% (2.127) di tutte le start-up innovative nate in Italia (10.546). Il 24,3% di queste opera nel settore professionale, scientifico e di attività tecniche.

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