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Inail, quanti sono stati i contagi mortali di Covid sul posto di lavoro?

Morti Bianche Inail

Nei giorni in cui infuria la polemica sulla proposta di Confindustria di escludere dalle fabbriche chi non si vaccina, i numeri dell’Inail ricordano che di Coronavirus si muore, anche al lavoro. A soccombere per Covid-19 sono soprattutto gli uomini (83,7%) e i lavoratori nelle fasce di età 50-64 anni (72,1%), over 64 anni (18,3%) e 35-49 anni (8,9%), con un’età media dei deceduti di 59 anni

Circa 700 morti, per la precisione, 682, concentrati soprattutto nel trimestre marzo-maggio 2020 (51,7%) e pari a un terzo del totale degli infortuni sul lavoro con esito mortale denunciati all’Inail. Sono i decessi per Covid-19 sul posto di lavoro da gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,5% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’Iss alla data del 30 giugno.

È quanto è emerso dal 18esimo report della Consulenza statistico attuariale dell’Inail. Rispetto ai 639 casi mortali rilevati dal monitoraggio dello scorso 31 maggio, i decessi sono 43 in più, di cui tre avvenuti a giugno, sette a maggio, otto ad aprile, 10 a marzo, quattro a febbraio e due a gennaio di quest’anno, mentre gli altri nove sono riconducibili ai mesi precedenti. A morire sono soprattutto gli uomini (83,7%) e i lavoratori nelle fasce di età 50-64 anni (72,1%), over 64 anni (18,3%) e 35-49 anni (8,9%), con un’età media dei deceduti di 59 anni.

L’analisi territoriale evidenzia una distribuzione delle denunce del 43,0% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 25,5%), del 24,5% nel Nord-Est (Veneto 10,6%), del 15,2% al Centro (Lazio 6,6%), del 12,7% al Sud (Campania 5,8%) e del 4,6% nelle Isole (Sicilia 3,1%). Le province con il maggior numero di contagi dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono Milano (9,7%), Torino (7,0%), Roma (5,2%), Napoli (3,9%), Brescia, Verona e Varese (2,5% ciascuna) e Genova (2,4%).

Prendendo in considerazione solo l’ultimo mese di rilevazione, la provincia che ha registrato il maggior numero di infezioni di origine professionale è quella di Roma, seguita da Torino, Milano, Firenze, Venezia e Verona. Le province che hanno fatto segnare i maggiori incrementi percentuali rispetto alla rilevazione di maggio, non per contagi avvenuti nel mese di giugno ma per il consolidamento dei dati in mesi precedenti, sono però quelle di Vibo Valentia, Reggio Calabria, Matera, Crotone, Pordenone, Siena, Grosseto, Bologna, L’Aquila e Arezzo.

L’arrivo dei vaccini ha avuto subito ripercussioni positive. Il dato di giugno è il più basso da un anno e mezzo, sensibilmente inferiore anche al minimo di luglio 2020, con circa 500 infezioni su lavoro. Rispetto alle 175.323 denunce registrate fino a maggio, i casi in più sono 1.602 (+0,9%), di cui solo 157 riferiti a giugno, 227 a maggio, 236 ad aprile, 234 a marzo, 135 a febbraio e 169 a gennaio, 444 riconducibili allo scorso anno.

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