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La guerra del grano. Quanto vale per l’Italia lo sblocco dei porti ucraini?

Porti Europei Cina

Il fermo delle spedizioni di grano e altri cereali ha provocato un aumento dei costi di produzione tale da aver portato l’8% degli allevamenti vicino alla cessazione dell’attività, secondo Coldiretti

Le spedizioni di grano riprenderanno dal porto ucraino di Berdyansk, nel Mar Nero, occupato dai russi,  dopo il completamento dei lavori per sminarlo. L’Ucraina, è ormai noto, è uno dei maggiori esportatori mondiali di grano e i paesi occidentali hanno accusato la Russia di creare il rischio di carestia globale chiudendo i porti ucraini del Mar Nero.

L’UE COMPATTA CONTRO LA GUERRA DEL GRANO SCATENATA DA PUTIN

Per l’Unione europea, la crisi alimentare e del grano ucraino è frutto di “un freddo, insensibile e calcolato assedio di Putin ad alcuni dei Paesi e delle persone più vulnerabili del mondo. Il cibo è diventato parte dell’arsenale del terrore del Cremlino”, come ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen parlando alla Plenaria del Parlamento europeo e ribadendo che le sanzioni europee non colpiscono i prodotti alimentari bloccati in Ucraina.

La notizia dello sblocco dei porti ha raccolto tiepide reazioni anche dall’Italia. “Noi apprezziamo tutti i tentativi di mediazione e speriamo che il dialogo tra i ministri degli Esteri russo e turco possa portare a passi avanti sullo sblocco delle derrate alimentari fermi nei porti ucraini a causa del conflitto. Ma prima delle parole vogliamo vedere i fatti. Ci aspettiamo fatti concreti dalla Russia rispetto allo sblocco”, ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, alla Farnesina, sottolineando come già in passato da Mosca “ci sono stati altri proclami, anche sul dialogo negoziale, che però poi non è andato da nessuna parte”.

Per la ministra alla Cooperazione e al Commercio della Germania, Svelja Schulze: “La ingiustificabile, non provocata e illegale guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina sta interrompendo la produzione agricola, le catene di rifornimento e il commercio e sta portando i prezzo del cibo e dei fertilizzanti a un livello senza precedenti”.

LO SBLOCCO DEI PORTI RIGUARDA PURE L’ITALIA

Oltre a scongiurare una crisi umanitaria senza precedenti, l’accordo su un corridoio per il passaggio delle navi cariche di cereali da Odessa sblocca anche quasi duecento milioni di chili di mais per l’alimentazione animale destinati all’Italia che sono fermi nei magazzini ucraini. E’ quanto stima la Coldiretti, anche se a preoccupare è la notizia della distruzione del terminal ucraino per i cereali a Mykolaiv che riduce la possibilità di stoccaggio dei nuovi raccolti.

L’Ucraina – sottolinea la Coldiretti – prima della guerra era il secondo fornitore di mais dell’Italia con una quota di poco superiore al 13%, ma garantiva anche il 3% dell’import nazionale di grano, secondo lo studio Divulga. Il fermo delle spedizioni ha provocato aumento dei costi di produzione con quasi un allevamento da latte su dieci (8%) che in Italia è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, anche per effetto dell’aumento medio del 56% dei costi correnti di produzione che non vengono coperti dai ricavi, secondo i dati Crea.

Con il via libera alla partenza delle navi cargo si libera – sottolinea la Coldiretti – lo spazio nei magazzini per accogliere i nuovi raccolti di grano in arrivo tra poche settimane per un quantitativo di stimato di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione, che collocano comunque l’Ucraina al sesto posto tra gli esportatori mondiali di grano.

La guerra coinvolge gli scambi di oltre ¼ del grano mondiale, con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16% sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga.

Il risultato è che le quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale sono aumentate del 34% nell’ultimo anno secondo le elaborazioni Coldiretti su dati dell’Indice Fao a maggio. E a tirare la volata – conclude la Coldiretti – sono proprio i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 23,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i lattiero caseari salgono del 19%, lo zucchero aumenta di oltre il 40%.

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