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Perché agli artigiani non piace il green pass

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Artigiani e piccoli imprenditori spaventati dall’obbligo di sostituire i lavoratori senza green pass nelle aziende sotto i 15 dipendenti: “A rischio le piccole realtà nel settore metalmeccanico, dell’edilizia, del tessile e della calzatura, dove già ora molti posti di lavoro sono scoperti perché mancano i candidati”

Il 15 ottobre si avvicina a grandi falcate. Da quella data per lavorare, salvo pochissime eccezioni (es. i lavoratori cui è stata accordata la possibilità di lavorare in smart working), sarà indispensabile possedere il green pass. Green pass che però non va giù agli artigiani, come rileva la CGIA di Mestre.

Molti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori sono preoccupati perché se i ‘no vax’ dovessero restare fedeli alla propria linea “tante aziende potrebbero trovarsi nella condizione di dover bloccare l’attività lavorativa, impossibilitate ad avvalersi dell’apporto, in particolar modo, di tecnici e operai altamente specializzati che costituiscono l’asse portante di queste realtà”.

L’associazione degli artigiani prende di mira in particolare la disposizione sul green pass che rende necessario sostituire i dipendenti sprovvisti almeno nelle imprese con meno di 15 dipendenti: “trovare alcune figure professionali – polemizzano dalla CGIA -, è da tempo un’ impresa quasi impossibile, soprattutto in alcune aree del Paese. Ricordiamo, altresì, che in Italia il numero degli addetti medi per azienda è pari a 4 (un titolare e 3 dipendenti). L’impossibilità di rimpiazzarne anche uno, implicherebbe al titolare dell’attività di non disporre per un determinato periodo di tempo di un terzo della forza lavoro. Insomma, per le aziende con pochi o pochissimi dipendenti, lo stop per uno di loro significa il fermo della produzione. Certo – proseguono sempre dalla CGIA -, per ottenere il certificato verde c’è la possibilità che, in alternativa al vaccino, il dipendente si sottoponga periodicamente al tampone; ma quanti saranno disposti a sostenere un costo mensile di almeno 180 euro al mese?”

artigiani green pass

A metà di questo mese – la riflessione della CGIA – erano 3,7 milioni i dipendenti privati non ancora immunizzati. Per tanti piccoli imprenditori, pertanto, rimpiazzare una parte di queste figure potrebbe non essere possibile. “Un rischio che dobbiamo mettere in preventivo, anche se siamo convinti che per evitare che la curva epidemiologica torni a crescere – scongiurando così nuove chiusure e ulteriori limitazioni alla mobilità – è indispensabile allargare il più possibile la platea delle persone vaccinate”.

Quindi l’Ufficio studi della CGIA segnala una categoria che il certificato verde non riuscirà a “intercettare”: ovvero i lavoratori irregolari. “Ebbene, chi controllerà il lasciapassare alle centinaia e centinaia di migliaia di finti artigiani che ogni giorno si recano abusivamente nelle abitazioni degli italiani per aggiustare un rubinetto, cambiare la serratura, fare una messa in piega o sostituire una tapparella?” In Italia, ricordano gli artigiani mestrini, il numero dei lavoratori in nero è di poco superiore ai 3,2 milioni. Sono persone che arrotondano le magre entrate per qualche ora o per l’intera giornata lavorando in maniera irregolare: vale a dire senza versare imposte e contributi previdenziali. Oltre 1,2 milioni è ubicato al Sud, quasi 781mila a Nordovest, quasi 724mila nel Centro e poco più di 525mila nel Nordest. Le regioni che ne contano di più sono, ovviamente, quelle che registrano il numero di abitanti più elevato, ovvero la Lombardia con 504.300 unità, il Lazio con 421.100 e la Campania con 361.200.

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