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Perché l’Agenda digitale non ha funzionato. Audizione di Attias

Imprese

Per il Commissario Attias basta con la frammentazione digitale occorre centralizzare la governance. Ecco cosa ha detto oggi in audizione in Commissione per la semplificazione

Luca Attias, Commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, sentito oggi in Commissione per la semplificazione, ha esposto quello che può essere fatto sul Digitale nel nostro Paese.

Il Commissario, esprimendo un giudizio negativo rispetto a quello fatto e non negli anni scorsi ha dichiarato che “Prima di dire quello che si può fare va dichiarato quello che non si può fare. Sul digitale in Italia ci siamo presi in giro per tanti anni, dicendo che avremmo fatto grandi progetti con quattro gatti”. Nello specifico ha sottolineato che “il Team per la Trasformazione Digitale è composto da una trentina di persone”, mentre a suo parere “dovrebbero essercene trenta per ogni progetto”. La questione del personale emerge soprattutto se si fa un confronto con altri Paesi come ad esempio la Gran Bretagna dove la struttura equivalente è composta da 820 persone.

SERVE UN’ALFABETIZZAZIONE DIGITALE

Per il Commissario, il problema non riguarda solo il personale e le risorse ma soprattutto la divulgazione digitale sul territorio sia nelle istituzioni locali che tra i cittadini. “Possiamo fare le piattaforme più belle al mondo ma non servono senza divulgazione digitale sul territorio”. Sul punto anche il cio del Team Michele Melchionda ha affermato che “l’alfabetizzazione digitale è oggi quello che era l’alfabetizzazione tout court nel secondo dopoguerra. Allora si diceva che non si potesse essere cittadini senza imparare a leggere e scrivere. Oggi vale lo stesso: senza alfabetizzazione digitale non si può essere cittadini”.

LA SCENARIO IN ITALIA

Gli Stati dove la digitalizzazione ha funzionato meglio sono quelli più centralizzati. In Italia, invece, ogni istituzione ha i propri standard: “Le pubbliche amministrazioni locali sono state abbandonate e oggi ci sono 12.000 città – Stato, monarchie digitali”. Lo scenario risulta essere estremamente frammentato e la digitalizzazione complessa, composta da una selva di anagrafi, regole, tecnologie e data center. Ha precisato il cio Melchionda che “Serve ricentralizzare processi e tecnologie”. Si tratta di un percorso “neutro dal punto di vista politico” in quanto “la centralizzazione di tecnologie e processi non toglie nulla all’autonomia locale”. Attias ha sostenuto che nel settore della sanità, ad esempio il Paese potrebbe essere il numero uno al mondo ma tracolla sul digitale. “Ritengo triste che in Lombardia ci sia un fascicolo sanitario che funziona benissimo e in altre regioni non si sappia cos’è. E spesso le resistenze arrivano proprio dalle regioni che sono più indietro”.

LE RISORSE

Riguardo alle risorse ci sono ma vanno impiegate nel modo corretto ha confermato Attias “Se investiamo in modo sano possiamo investire il triplo, risparmiando in tutti gli altri ambiti. Pensate ad esempio ai risparmi dello smart working nella Pa di Roma. O alla telemedicina, con la possibilità di dare gran parte delle visite mediche a distanza”.

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