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Quali sono le aziende più esposte nella crisi Russia – Ucraina?

aziende crisi Russia - Ucraina

Da Renault a Shell, passando per le banche: sono tante le aziende europee che hanno partecipazioni o fanno affari in Russia e potrebbero essere colpite dalla guerra tra Mosca e l’Ucraina

Per molti anni, nelle riunioni dei Paesi più importanti, Mosca è sempre stata la convitata di pietra: isolata dal resto del mondo, tenuta fuori dalla porta dei summit occidentali, ha scontato politicamente ed economicamente la propria posizione antagonista. In un mondo sempre più connesso, però, non è più facile escludere qualcuno: i colossi di casa nostra fanno affari in casa d’altri e spesso hanno anche partecipazioni importanti in aziende russe. L’agenzia di stampa Reuters ha fatto un elenco di aziende europee che, proprio in virtù delle partecipazioni, potrebbero essere particolarmente esposte nella crisi Russia – Ucraina.

LE RAMIFICAZIONI DI SHELL E BP

Naturalmente, è soprattutto il comparto energetico a presentare la maggior parte di aziende con ramificazioni in Russia che potrebbero perciò risentire delle conseguenze della crisi con l’Ucraina. Le britanniche Shell e BP (qui per approfondire) posseggono, rispettivamente, una partecipazione del 27,5% nel primo impianto russo di gas naturale liquefatto (Gnl), il Sakhalin 2, oltre a joint venture con il gigante energetico statale Gazprom e, per quanto riguarda la British Petroleum, una partecipazione del 19,75% nella omologa russa Rosneft.

LE TANTE ATTIVITA’ DELLA NORVEGESE EQUINOR

Equinor (qui altri dettagli) dal 1996 è partner nello sviluppo del giacimento petrolifero di Kharyaga nel bacino di Timan-Pechora situato nel distretto di Nenets a 60 chilometri a nord del Circolo Polare Artico. Nel 2012 Equinor ha avviato una cooperazione strategica con Rosneft con riferimento al giacimento petrolifero North Komsomolskoye nella Siberia occidentale, un programma pilota di esplorazione per valutare il potenziale di produzione commerciale dalla formazione calcarea di Domanik nella regione di Samara e 12 licenze di esplorazione e produzione nella Siberia orientale. Soltanto l’anno scorso, Equinor ha firmato un accordo di cooperazione sulla gestione del carbonio con Rosneft.

ANCHE RENAULT POTREBBE SOFFRIRE

Abbiamo parlato di colossi energetici che i più conoscono soprattutto come marchi di distributori di benzina. Anche il settore dell’automotive rischia serie ripercussioni: la francese Renault genera l’8% del suo reddito operativo aziendale in Russia, dove è nota come Avtoframos.

LE BANCHE MAGGIORMENTE ESPOSTE

infine, il capitolo banche. Secondo i calcoli della Banca dei regolamenti internazionali, considerando l’esposizione creditizia in Russia, le banche francesi e austriache sono quelle più importanti come prestatori occidentali, rispettivamente con 24,2 miliardi e 17,2 miliardi di dollari, seguite dagli istituti di credito statunitensi a 16 miliardi, giapponesi a 9,6 miliardi e infine dalle banche tedesche a 8,8 miliardi. L’austriaca Raiffeisen Bank International, austriaca, ha ricavato il 39% del suo utile netto nel 2021 dalla sua controllata russa, la nostrana UniCredit circa il 7%. Sotto troviamo la francese Société Générale (6% degli utili netti del gruppo attraverso le sue operazioni di vendita al dettaglio della russa Rosbank).

 

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