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Quanti soldi perdiamo col blocco degli sci?

Sci

Un settore che, con tutto quello che gli ruota attorno, produce 20 miliardi di euro l’anno e vede impiegati circa 75 mila lavoratori, senza contare gli stagionali. A quanto ammontano le perdite dello sci, la cui stagione non è mai iniziata?

Lo sci quest’anno non parte. Non se ne parla almeno fino al 5 marzo secondo quanto stabilito ieri dall’ordinanza firmata nel tardo pomeriggio dal riconfermato ministro della Salute, Roberto Speranza. Il rischio varianti scoraggia la riapertura e inizia la rivolta delle regioni per le perdite subite dal settore.

PERCHÉ GLI IMPIANTI NON RIAPRONO

“In questo momento le attività che comportino assembramenti non sono compatibili con il contrasto alla pandemia da Covid-19 in Italia e gli impianti da sci rientrano in tali attività. Non andrebbero riaperti. Non dimentichiamo che la variante inglese è giunta in Europa proprio passando dagli impianti di risalita in Svizzera”. Così ha affermato il consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi.

LA PERDITA PER IL SETTORE SCI

A novembre 2020, Confturismo aveva stimato che le perdite accumulate ammontavano a circa 8 miliardi – ovvero il 70% del fatturato – ai quali si sarebbero poi dovuti aggiungere a consuntivo gli effetti del ritardo della stagione in corso.

Adesso, secondo una prima stima fatta dalle regioni, stando a quanto ha riferito Luigi Bertschy, vicepresidente della Valle d’Aosta e assessore allo sci, la chiusura del settore ha generato una perdita complessiva di circa 11-12 miliardi di euro. “Come Regioni di montagna abbiamo presentato i primi dati allo Stato: il comparto montagna – ha detto Bertschy – in questo periodo ci ha rimesso almeno 11-12 miliardi, questo significa che per un intervento minimo di recupero delle perdite delle società servono 4-5 miliardi”.

NON SOLO SCI

Quello che spaventa gli addetti ai lavori è che il nuovo stop sancisca definitivamente la fine di una stagione mai iniziata – se pensiamo ai maestri di sci, per esempio, il loro lavoro si concentra tutto più o meno in 100-120 giorni l’anno. Ma le categorie che subiscono il danno sono molte: si va appunto dai maestri di sci (400 scuole in Italia, 14.000 maestri e 1,7 milione di allievi nella stagione 2019/2020) ai noleggiatori di attrezzature, passando per chi si occupa del turismo (hotel, appartamenti, B&B, residence), a cui si aggiungono coloro che lavorano nelle attività commerciali, dai ristoranti ai bar ai negozi di abbigliamento invernale.

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