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Rai, dal decreto Cura Italia scompare lo stanziamento del governo

Rai Genere

Qualcuno, tra i 5 Stelle, a Palazzo Chigi ha temuto strumentalizzazioni. Ma gli 80 milioni per la Rai arriveranno… L’articolo di Gianluca Vacchio per loSpecialista.tv

Per il ministro dell’Economia (e azionista Rai), Roberto Gualtieri, l’assegno andava firmato perché sono soldi che alla Rai spettano per legge. Per il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, invece non era una priorità. E alla fine, con un colpo di bianchetto, dal decreto del governo #CuraItalia è scomparso l’articolo 78. Poche righe che avrebbero sbloccato il pagamento di 40 milioni alla Rai previsti dalla legge di Bilancio 2019 “per l’adempimento degli obblighi del contratto di servizio ivi inclusi quelli per lo sviluppo per la programmazione digitale”. E di altri 40 milioni, con calma, per il 2020. Il tutto senza “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

RISCHIO “MANCIA”

Non era dunque uno stanziamento straordinario per l’emergenza coronavirus. Si trattava solo di una modifica delle modalità tecniche di applicazione di una norma della finanziaria del 2019. O meglio di una modifica delle modalità di erogazione di fondi già stanziati. Eppure – magari perché preoccupati di possibili strumentalizzazioni politiche e che si cominciasse a parlare di “obolo” o di “mancia” del governo a Viale Mazzini – per ora è saltato tutto. Una storia che la dice lunga sul feeling tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle a Palazzo Chigi. E che racconta anche di un rapporto parecchio malconcio tra i media e il servizio pubblico. Ma per la Rai – che proprio oggi ha incassato le rassicurazioni del sottosegretario all’Editoria Andrea Martella interpellato dal segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani – non cambia nulla. Il settimo piano, infatti, approverà il bilancio 2019 in primavera. E quei 40 milioni – a quanto apprende Lo Specialista – li metterà comunque a bilancio. E in assenza di erogazione, non avrà certo problemi a pagare gli stipendi. Basterà aspettare qualche settimana e l’“assegno” – previsto per legge – arriverà.

MONETA SENZA CAMMELLO

Inizialmente il Mise aveva deciso di “subordinare” questi due “assegni” da 40 milioni alla stipula di un “protocollo d’intesa” sottoposto al cda Rai (che aveva storto il naso) del 19 dicembre 2019. Un “protocollo d’intesa” in cui il ministro Patuanelli chiedeva conto del canale in inglese, del canale istituzionale, del piano di digitalizzazione delle teche, dell’accessibilità dell’offerta, di ricerca e sperimentazione, di radio digitale, di format originali e di Dab+. Tutte cose, come detto, già previste dal contratto di servizio 2018-22. Ma che la Rai avrebbe dovuto dimostrare di aver fatto sul serio. Vedere cammello e dopo pagare moneta. Ora – in tempi di emergenza sanitaria – il Mef ha convinto il Mise a pagare moneta e basta. Anche perché il nuovo piano industriale dell’Azienda e lo stesso contratto di servizio subiranno dei rallentamenti, se non dei cambiamenti. Ma l’“assegno” va firmato lontano dai riflettori.Rai, dal decreto Cura Italia scompare lo stanziamento del governo.

 

Articolo pubblicato su lospecialista.tv

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