skip to Main Content

Rai, risoluzione social non passa l’esame del cda

Rai Censura

Il board Rai ha ritenuto il testo troppo severo, e sono state dunque chieste delle modifiche all’ad Fabrizio Salini in vista dell’approvazione definitiva nel cda del 19 dicembre

Il timbro del cda Rai alla nuova policy sull’utilizzo dei social network da parte dei dipendenti e collaboratori Rai non è arrivato. Il board ha ritenuto il testo troppo severo, e sono state dunque chieste delle modifiche all’ad Fabrizio Salini in vista dell’approvazione definitiva nel cda del 19 dicembre. Lo Specialista ha potuto visionare la bozza giunta in Sala Orsello. Ecco il testo che – una volta emendato – dovrà essere inserito all’interno del codice etico con il titolo “Diligenza, correttezza, buona fede e lealtà nell’utilizzo dei presidi digitali” ovvero siti internet, blog, forum, social network e chat di gruppo.

LA BOZZA DELLA RISOLUZIONE SOCIAL

“Nell’utilizzo dei presidi digitali, tanto privati che aziendali, i destinatari, fermo il rispetto della libera manifestazione del pensiero di cui all’articolo 21 della Costituzione, devono:
astenersi dal divulgare, attraverso la pubblicazione e/o condivisone, notizie relative a specifici progetti e ad assetti aziendali, ovvero, più in generale, dati di informazioni che non siano di pubblico dominio o che non sia opportuno rendere pubbliche in un’ottica di tutela dell’immagine aziendale;
astenersi dal divulgare atti o documenti coperti da riservatezza ivi inclusi quelli relativi a progetti, palinsesti, produzione editoriale ed assetti organizzativi ed economici aziendali;
improntare la propria condotta al rispetto dei principi di continenza verbale e sostanziale, astenendosi da comportamenti, ovvero dal ricorso a termini o espressioni offensivi, ingiuriosi, che travalichino i limiti dell’espressione del proprio pensiero o che siano da ritenersi non opportuni per contesto e/o interlocutori e/o persone chiamate in causa tenendo sempre conto della necessaria tutela dell’immagine aziendale; è necessario accertarsi altresì della veridicità dei fatti riportati, evitando la propagazione di fake news;
astenersi dall’effettuare esternazioni, iscrizioni a gruppi o seguire account che possano ledere anche non direttamente l’immagine e la reputazione delle aziende del Gruppo, dei loro dipendenti o collaboratori, o che possano mettere in dubbio o ledere i principi di terzietà, imparzialità o responsabilità cui devono ispirarsi gli operatori del servizio pubblico;
evitare la pubblicazione e/o condivisone di contenuti anche sotto forma di immagini, foto, video etc, che violino la privacy e il copyright;
fatta eccezione per gli eventi pubblici, prestare massima attenzione nel diffondere immagini foto, video, ecc dei luoghi di lavoro, astenendosi dal farlo con riguardo ai luoghi in cui si svolgano attività produttive coperte da riservatezza o comunque da esigenze di sicurezza;
specificare di esprimersi a titolo personale e non in nome e per conto dell’Azienda, fermo il divieto di utilizzare il marchio o logo aziendale, in quanto coperto da diritti di esclusiva”.
E su tutto questo vigilerà un apposito gruppo di lavoro che riferirà periodicamente alla commissione stabile per il codice etico.

GRAVE VULNUS

Una mancata approvazione da parte del cda che il presidente della Vigilanza Rai, Alberto Barachini, non ha gradito affatto. Anche perché i due mesi concessi al settimo piano per recepire la Risoluzione sui social media di San Macuto sono ormai scaduti. “Apprendo con preoccupazione – ha spiegato Barachini – che oggi il cda della Rai non ha votato il testo predisposto dall’amministratore delegato Fabrizio Salini e che recepisce l’atto di indirizzo della Commissione di Vigilanza in materia di social media policy. Tale atto di indirizzo, approvato dalla Commissione all’unanimità in presenza di un colpevole vuoto normativo e all’esito di una lunga riflessione e mediazione, è volto a scongiurare gli eccessi, nel pieno e totale rispetto della libertà di manifestazione del pensiero. La Rai dopo i numerosi episodi di violazioni delle norme etiche e deontologiche di alcuni suoi dipendenti e nonostante l’ampio termine concesso dalla Commissione, ad oggi non ha recepito le indicazioni contenute nell’atto di indirizzo. Ritengo che, qualora non venisse recepita la sostanza dell’atto di indirizzo, si produrrebbe – ha concluso – un grave vulnus nei rapporti con la Commissione che presiedo”.

 

 

Articolo pubblicato su lospecialista.tv

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top