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Stop dalla Cassazione alla Cannabis leggera. Esulta la Lega

Cannabis Legale

Cannabis leggera, arriva lo stop definitivo dalla Corte di Cassazione alla vendita di prodotti derivati

Nelle scorse settimane, l’annuncio del ministro dell’Interno Matteo Salvini circa l’adozione di un provvedimento contro la Cannabis leggera aveva suscitato svariate polemiche. A sancire lo stop definitivo della vendita di sostanze contenente droga leggera è stata, invece, la Corte di Cassazione a Sezioni Unite con sentenza del 30 maggio.

LA SUPREMA CORTE

Per la Cassazione a Sezioni Unite è punibile chi mette in commercio prodotti derivati da cannabis con Thc inferiore allo 0,6 %.

Secondo la Corte “la commercializzazione sativa e in particolare di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione diretta della cannabis, non rientra nell’ambito di applicazione della legge 242 del 2016, che qualifica come lecita unicamente l’attività di coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole, ai sensi dell’art. 17 della direttiva 2002/53 CE del Consiglio del 13 giugno del 2002, che elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati”.

Per la Cassazione, quindi, la commercializzazione di tali prodotti, rientra nel reato di cui all’art. 73 commi 1 e 4 del DPR 309/90.

Il procuratore generale aveva chiesto che ad esprimersi fosse la Corte Costituzionale.

ESULTA LA LEGA

Soddisfazione da parte della Lega ed in particolare del Ministro Matteo Salvini che dichiara “di essere contrari a qualsiasi tipo di droga, senza se e senza, ma a favore del sano divertimento”. Al vicepremier fa eco anche il ministro della famiglia Lorenzo Fontana che esprime soddisfazione per la sentenza della Cassazione che “conferma le preoccupazioni che abbiamo sempre manifestato in relazione alla vendita di questo tipo di prodotti e la bontà delle posizioni espresse e delle scelte adottate fino ad oggi”.

L’ASSOCIAZIONE ITALIANA CANNABIS LIGHT

Per il Presidente dell’Associazione Italiana cannabis light la sentenza costituisce “la pietra tombale di un’intera filiera tombale che si è sviluppata in questi anni con un impatto su almeno 10000 persone che lavorano in questo settore”

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