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Tav, tutte le volte che Toninelli ha detto “no”. Ma non si dimetterà

Toninelli

Il sì del presidente Conte alla Tav porterà Toninelli a dimettersi? Dall’entourage ripetono di no. Ecco tutta la contrarietà del ministro per la Torino-Lione nelle sue parole

Il sì del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla Tav: la Lega esulta, il Movimento Cinque Stelle continua a dirsi contrario. E il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, fieramente avverso alla grande opera, cosa farà? Dal suo entourage ripetono a Policy Maker che non ha alcuna intenzione di dimettersi. Nonostante – va detto – il placet di Conte sia uno smacco non indifferente a un rappresentante del governo che in questi mesi di lavoro ha continuato a dichiarare in diverse sedi il suo “niet” alla Tav.

L’ULTIMO SCONTRO CON SALVINI

Peraltro la querelle sull’alta velocità Torino-Lione ha spesso innescato botta e risposta tra i due partiti nell’esecutivo. Solo due giorni fa è stato licenziato l’ingegnere Pierluigi Coppola, uno degli esperti della commissione per l’analisi costi-benefici sulla Tav presieduta dal professor Marco Ponti, l’unico che non aveva firmato il documento finale e che invece aveva redatto una contro-relazione favorevole alla Tav. Motivo? Aver violato la riservatezza rilasciando interviste non autorizzate.
Il leader del Carroccio, ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini aveva colto l’occasione per dire che “troppe opere pubbliche vengono bloccate dal Mit. Il ministero dei Trasporti – questa l’accusa – deve aiutare la gente a viaggiare e non bloccare porti, aeroporti, ferrovie, tunnel, autostrade. Il problema è il blocco di centinaia di opere pubbliche”. Pronta la replica di Toninelli: “Dire a me che sono il ministro che blocca i cantieri è come dire a Salvini che è il ministro che non blocca le Ong”.

I PRECEDENTI

Ma già l’estate scorsa il dibattito sulla Tav si era acceso ed aveva fatto registrare alte temperature. Eloquente un tweet del 9 agosto 2018 del responsabile dei Trasporti: “Mi sporco le mani da quando sono nato. Uso con i soldi pubblici del ministero la stessa attenzione che usavano i miei genitori per gestire le poche risorse familiari – scriveva -. Antonio Tajani e tutti gli altri che blaterano su Tav si mettano l’anima in pace. La mangiatoia è finita!”. A Toninelli aveva risposto l’allora sottosegretario collega al dicastero di Porta Pia, il leghista Armando Siri: “I soldi pubblici non si devono sprecare ma le grandi opere si possono fare e si debbono fare pretendendo che non ci siano sprechi. Non è che fare la grande opera significhi alimentare una mangiatoia”.

Il 4 febbraio di quest’anno – nei giorni in cui è stata pubblicata sul sito del dicastero l’analisi costi-benefici della commissione – aveva alimentato un ampio dibattito sui media e sui social la partecipazione di Toninelli alla trasmissione di La7 Coffee break quando la Torino-Lione fu definita “un buco inutile nella montagna”. “Chi se ne frega di andare a Lione” aveva aggiunto il ministro ricordando che nella città piemontese semmai c’era bisogno di una metro 2: “Sono convinto che gli imprenditori torinesi e piemontesi la vedono come Tav e super Tav” aveva sottolineato.

Durante un question time al Senato, il 7 marzo scorso, l’esponente M5S aveva chiarito: “Non siamo contro le grandi opere, siamo totalmente e ferocemente a favore delle opere utili. Questo governo ha importato una linea di politica economica incentrata sul rilancio degli investimenti pubblici al fine di stimolare l’economia del Paese e avviare una stagione di maggior crescita economica e sociale. In particolare il potenziamento del trasporto pubblico locale è uno degli obiettivi del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”.

Solo due giorni dopo, in un post su Facebook, Toninelli aveva evidenziato che “sulla Tav Torino-Lione il governo salvaguarda in pieno gli interessi degli italiani e rispetta il contratto di governo, secondo cui l’opera andrà integralmente ridiscussa – dopo decenni di blocco dei lavori per colpa dei cosiddetti ‘professionisti’ della politica – senza vincoli giuridici ulteriori per il nostro Paese”. E poi: “Adesso andiamo avanti sulle vere priorità infrastrutturali del Paese e sui cantieri ereditati in condizione di stallo che stiamo riattivando”.

https://www.facebook.com/danilotoninelli.m5s/posts/1287662008038560

Ancora più diretto l’approccio durante un altro question time, stavolta alla Camera, il 29 marzo. Gli approfondimenti in corso sulla Tav “non possono diventare oggetto di strumentalizzazione per negare l’intenso lavoro” del governo “sulla realizzazione delle opere utili, grandi e piccole” aveva notato Toninelli secondo cui “tutta l’attività svolta finora dal governo, in trasparenza e spirito di confronto costruttivo, ha lo scopo di tutelare gli interessi dei cittadini italiani”. In quell’occasione il ministro aveva confermato “l’impegno del governo, pienamente condiviso, sugli investimenti per il rilancio dell’economia attraverso il miglioramento e potenziamento della mobilità di persone e merci e per l’indifferibile messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti”.

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