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Torino, capitale dell’Innovazione? Per ora, solo parole

Torino Innovazione

Dai robot all’anagrafe ai droni, dalla guida autonoma alla carta d’identità elettronica. Fact checking dello status dei progetti innovativi della città di Torino promossi dalla sindaca Appendino e l’ex assessore ora neo ministro per le nuove tecnologie Pisano

Tech lab italiano cercasi per l’Onu. Le Nazioni Unite stanno cercando due città italiane dove aprire il centro di ricerca UNTIL Lab, acronimo di United Nation Technology Innovation Lab, finalizzato allo studio e alla progettazione di soluzioni tecnologiche avanzate. E il capoluogo piemontese si candida.

«Torino è il posto giusto per ospitare questo laboratorio, ha un ecosistema importante, competenze e sperimentazioni in atto. È un modello a livello nazionale per quello che ha fatto in tema di innovazione. Lo ha dichiarato proprio oggi la sindaca grillina Chiara Appendino. Ma la città che ha fatto dell’innovazione il suo fiore all’occhiello fatica a veder decollare le soluzioni innovative a servizio dei suoi abitanti. Ecco lo stato attuale dei progetti messi in campo dalla giunta Appendino e in particolare dall’ex assessora Paola Pisano, ora ministra per le nuove tecnologie del governo Conte Bis.

TORINO CITY LAB, SOLO SU APPUNTAMENTO

Compie quasi un anno “Torino City Lab”. Il progetto promosso dalla città di Torino è stato presentato il 18 ottobre dell’anno scorso con l’obiettivo di creare un “laboratorio di innovazione” a supporto dell’Assessorato all’innovazione per il testing e lo sviluppo di tecnologie a favore del territorio e dei cittadini.

Torino City Lab si propone come una “piattaforma territoriale” aperta alla collaborazione tra soggetti pubblici e privati, con lo scopo, di creare un ecosistema territoriale favorevole all’innovazione urbana, capace di offrire un supporto tecnologico e di competenze alle aziende che intendono testare innovazione nel capoluogo piemontese, di attivare attività di sperimentazione congiunte tra imprese e mondo della ricerca. Torino City Lab vuole dunque tendere una mano verso la digitalizzazione alle piccole e media imprese del territorio attraverso la semplificazione di alcune procedure di gestione amministrativa e burocratica, favorendo la conoscenza della città stessa e dei suoi cittadini.

Tutto molto bello peccato che come ha raccontato Christian Benna sul Corriere della Sera, “l’attività al pubblico dello sportello di Torino City Lab si apre al pubblico per due ore e mezza a settimana. Dalle 9.30 alle 12, tutti i mercoledì, ma «solo su appuntamento».  D’altronde le risorse a disposizione sono quelle che sono e lo sportello resta attivo “sempre” solo sui canali digitali.

I TOTEM ALL’ANAGRAFE SENZA PRESA ELETTRICA

Dagli orari dello sportello City Lab passiamo invece all’anagrafe smart promossa dal duo Pisano-Appendino. Per snellire la coda agli sportelli la giunta ha affiancato ai dipendenti in carne e ossa totem per stampare i certificati in autonomia. Si tratta di Sanbot, un piccolo robot che avrebbe dovuto svolgere la funzione di assistente negli uffici dell’Anagrafe di Torino fornendo informazioni ai cittadini. Ma i due Sanbot acquistati dalla giunta sono arrivati e rimasti incellefonati. La sperimentazione non è mai iniziata visto che il comune di Torino non è riuscito a trovare una presa elettrica per consentire la ricarica dei due robot.

«I miei robot si ricaricano come semplici aspirapolvere. Il voltaggio è lo stesso. Ma all’Anagrafe di Torino non sono riusciti a trovare una presa adatta e a norma per avviare la sperimentazione», ha spiegato al Corriere il titolare della Omnitech (l’azienda veneta che distribuisce i Sanbot in Italia) Matteo Cestari.

4 MESI PER LA CARTA DI IDENTITÀ ELETTRONICA

Dai totem in stand-by passiamo all’odissea per ottenere la carta di identità elettronica. Nel Comune piemontese infatti ci vogliono ben 4 mesi per ottenere un appuntamento per la carta d’identità elettronica. Pare inoltre che chi ha urgenza non abbia altra scelta se non quella di presentarsi a notte fonda davanti agli uffici per ottenere un numero. La città che ha puntato sull’innovazione ad altissimo livello ha ingranato la retromarcia piuttosto che la quinta. Dalle forme digitali si è tornati alle forme tradizionali ottenendo l’effetto opposto: aumentati i tempi di attesa per i servizi civici.

DRONI PARCHEGGIATI A TERRA

Torino ha conquistato anche il titolo di città pilota nell’uso dei droni per servizi ‘smart city’. Lo scorso mese la città, nell’ambito di Torino City Lab, ha firmato infatti il protocollo d’intesa con Enac, per la sperimentazione dell’uso degli aeromobili a pilotaggio remoto, con il coinvolgimento del mondo accademico, della ricerca e dell’industria per sviluppare nuovi modelli di servizio a basso impatto ambientale e ad alto tasso di innovazione. Pisano e Appendino avevano già fornito ai vigili urbani della città i primi droni per il monitoraggio del traffico. Il corpo della Polizia municipale dispone di alcuni modelli sui quali si sono formati i vigili-piloti. Ma come riporta il Corriere, il comandante Emiliano Bezzon ha dichiarato «non abbiamo l’autorizzazione per farli volare. Serve un intervento legislativo». E i droni rimangono parcheggiati.

AL VIA TEST GUIDA AUTONOMA, FINALMENTE

Sono comparsi oggi invece sulle strade di Torino nuovi cartelli che segnalano un pericolo generico: “tratto stradale utilizzato per la sperimentazione di auto a guida autonoma”. Una “Smart Road” da 35 km, definita così dall’Assessore alla Mobilità, Marco Pironti, che ha annunciato possibili sviluppi del progetto e dei tratti di percorribilità per i test, per coinvolgere, ulteriormente, le case produttrici delle auto del futuro. Finora, hanno aderito alla proposta di test, FCA, GM e Italdesign, marchio del gruppo Volkswagen, e Mercedes-Daimler. Finalmente dovremmo dire, visto che finora il progetto ha faticato a ingranare la marcia. Sempre il Corriere, ha ricordato che il primo operatore, il gruppo Ambarella Vislab, ha ottenuto il via libera a testare vetture senza pilota, ma non ha circolato più nel capoluogo piemontese. Ha preferito infatti Parma e il Nevada come circuiti privilegiati della sperimentazione.

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