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Vaccini obbligatori? Cosa ne pensa il garante della privacy?

L’avanzata della variante Delta e la decisione di Macron di estendere i poteri del Green Pass hanno riacceso anche qui in Italia il dibattito sulla possibilità di rendere i vaccini obbligatori

Si sta discutendo se rendere obbligatori i vaccini antiCovid, in modo da raggiungere quella parte della popolazione restia alla somministrazione. La campagna nel nostro Paese procede al ritmo di oltre 500mila dosi al giorno, con 58 milioni di fialette somministrate proprio ieri. L’obiettivo è riuscire a vaccinare i circa 2,5 milioni di over sessanta (su una platea di 13 milioni) che non si sono ancora presentati nei centri.

La nostra Costituzione, è noto, consente di fare arretrare il diritto del singolo a vantaggio di quello della comunità: quando in ballo c’è la salute pubblica, insomma, al pari di un TSO, è possibile anche procedere con la somministrazione coatta di un vaccino. Ma è possibile rendere obbligatori i vaccini sperimentali?

Sul punto era intervenuta qualche giorno fa Ginevra Cerrina Feroni, Vice Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, con una spiegazione molto interessante, utile a comprendere i problemi giuridici annessi. “La Costituzione – ha detto Cerrina Feroni -, all’ art. 32 tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Non esclude certo che vi siano obblighi vaccinali, tanto che ve ne sono nel nostro ordinamento e la Corte costituzionale li ha giudicati legittimi – ha spiegato l’avvocato, numero 2 del Garante – Il nodo problematico è l’obbligatorietà per vaccini ancora in fase sperimentale di cui, per ovvie ragioni, non si possono conoscere gli effetti a medio e lungo termine”.

È il tema in discussione nelle ultime ore: la pericolosità della variante delta sta facendo chiedere da più parti l’estensione dell’obbligo anche per tutta la popolazione. Ma, soprattutto, è quanto già disposto per i sanitari, che sono stati sottoposti all’obbligo vaccinale dal Dl Covid di aprile, convertito in legge il primo giugno. “Laddove il trattamento sia effettuato in maniera obbligatoria – ha spiegato sempre Cerrina Feroni – è evidente come la base giuridica debba essere ricercata in un altro strumento, per esempio la legge, e non in un consenso che a questo punto scarica tutta la responsabilità della scelta sul somministrato“.

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