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Archiviata la manovra, riprende l’assedio grillino al ministro Tria

Archiviato il varo della manovra in Consiglio dei Ministri parte, o sarebbe meglio dire riparte, l’assedio al ministro dell’Economia Giovanni Tria. Nei confronti del titolare di via XX settembre c’è una crescente insofferenza da parte della maggioranza, in particolare del M5S.

Per ora l’attacco è indiretto, e riguarda i tecnici di vertice del Mef. Dopo che nelle scorse settimane era stato diffuso l’audio di Rocco Casalino, portavoce del premier Giuseppe Conte, che accusava di interferenze i dirigenti del Ministero, ieri nel mirino dei pentastellati è stato messo il capo di Gabinetto, Roberto Garofoli. Al centro dell’offensiva un retroscena del “Fatto” che raccontava come, nella riunione del pre-consiglio di domenica sera, tra le bozze del decreto fiscale fossero spuntati due commi all’articolo 23 che avrebbero mosso 84 milioni in tre anni per “disposizioni urgenti relative alla gestione liquidatoria dell’Ente strumentale alla Croce Rossa Italiana”. Una norma bloccata da Conte, secondo il quotidiano, e che ha fatto inalberare i 5 Stelle che hanno chiesto le dimissioni di Garofoli. Tra gli altri tuona Elio Lannutti, secondo il quale il dirigente “dovrebbe immediatamente spiegare chi c’è dietro oppure rassegnare subito le dimissioni. Perché una cosa deve essere chiara a tutti: con questo esecutivo non saranno più tollerate intromissioni e sabotaggi di tecnocrati legati al vecchio governo, mandato a casa dagli italiani”.

VERTICI MEF NEL MIRINO PENTASTELLATO

In realtà, spiega una fonte M5s di alto livello, dietro l’attacco a Garofoli c’è un crescente mal di pancia verso Tria. “È un ministro assente, non parla mai – sottolinea la fonte -. Al Mef e dall’Ue gli hanno chiesto di non dare poteri a viceministri e sottosegretari politici e ha eseguito, infatti non ha ancora conferito le deleghe, che erano nel contratto di governo. Prima o poi questo problema dovrà essere risolto”, aggiunge la fonte, non escludendo un cambio al vertice del Mef. “Alla fine potrebbe restare, lui non credo che molli – spiega ancora la fonte – ma tra un po’, se continua così, dovremmo dargli un ultimatum e dirgli che l’aria deve cambiare. Se è un ministro tecnico allora faccia il tecnico. Anche su Alitalia è stato fuori luogo: lui aveva un’altra idea per risolvere i problemi della compagnia, il governo ha deciso quale soluzione percorrere e lui va a recriminare contro Di Maio?”. Parole dure, che fanno capire che aria tiri al chiuso delle stanze del Mef.

TRIA DIFENDE IL DICASTERO

Tria, da parte sua, pare ormai ben consapevole del fatto che quando si spara sui suoi in realtà il bersaglio è lui. Anche per questo, probabilmente, ieri sera è sceso in campo in prima persona per difendere Garofoli, vittima, ha scritto, di un attacco “del tutto privo di fondamento e irrazionale”. Togliendosi, per inciso, un bel sassolino dalla scarpa, ricordando che la norma sulla Croce rossa “come sempre accade, è stata sottoposta alla valutazione della Presidenza del Consiglio”.

Il fortino è sotto assedio, Tria sembra pronto a combattere, l’esito si vedrà, probabilmente, solo dopo l’approvazione della manovra in Parlamento, a dicembre.

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