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Bolkestein, cosa chiedono i balneari ai giudici (e al governo)

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In Italia la direttiva Bolkestein attende applicazione dal 2006: la questione pende di fronte al Consiglio di Stato che potrebbe rimandare tutto alla Consulta. E dal SIB chiedono che a intervenire sia il governo, non i giudici

Sembra non aver fine il braccio di ferro tra balneari e ambulanti da un lato e istituzioni comunitarie e italiane dall’altro sulla cosiddetta direttiva Bolkestein, o direttiva servizi.

CHE COS’È LA BOLKESTEIN

La direttiva 2006/123/CE, relativa ai servizi nel mercato interno, è intervenuta per fissare regole per una maggiore liberalizzazione del mercato dei servizi, ed è considerata una delle direttive più importanti del Mercato interno, quella, in particolare, dalla quale si attendono i maggiori risultati in termini di incremento del Prodotto interno lordo europeo e di occupazione.

In poche parole, le zone sottoposte a concessione e date ad ambulanti e balneari andranno realmente liberalizzate, a livello europeo, evitando il fenomeno, ben noto nel nostro Paese, di concessioni ‘a vita’ e spesso perfino ereditarie. Ma ovviamente tutto ciò non piace agli addetti del settore.

Nell’ultima seduta del Consiglio di Stato, il SIB (Sindacato italiano balneari) era presente in persona del suo Presidente Nazionale Antonio Capacchione e del Presidente Regionale Toscana Stefania Frandi, entrambi avvocati con patrocinio presso le Giurisdizioni Superiori. In sede di discussione non ci si è limitati ad un riferimento alle memorie del SIB già depositate ma si è approfonditamente argomentato sulle ragioni giuridiche che vantano i balneari italiani. La discussione è stata arricchita anche dagli interventi di tutti gli avvocati incaricati della difesa dei concessionari.

“La nostra partecipazione personale e diretta – dicono dal SIB – ha contribuito a dimostrare e sottolineare alla Corte la rilevanza nazionale della futura decisione sul destino delle decine di migliaia di famiglie che rappresentiamo. Si è, quindi, potuto portare all’attenzione dell’Adunanza Plenaria l’inapplicabilità della cd Direttiva Servizi perché non selfexecutive; l’assenza del presupposto della “scarsità di risorsa”; la necessità dell’esistenza, “caso per caso”, della rilevanza transfrontaliera; la doverosità della tutela del legittimo affidamento e del valore aziendale proprio in ossequio della giurisprudenza unionale; la competenza della Corte Costituzionale nell’ipotesi di una eventuale disapplicazione della legge 145/2018, e così via. In definitiva tutte le molteplici e note argomentazioni giuridiche”.

Il Consiglio di Stato ha infine riservato le cause per la decisione, che sarà depositata nelle prossime settimane. Non si esclude che la questione sia rimessa alla Corte Costituzionale stante le possibili conseguenze penali e di lesioni dei diritti fondamentali, come il diritto di proprietà di una eventuale disapplicazione della norma nazionale in favore di quella europea. Così come è anche possibile la rimessione alla Corte di Giustizia su una serie di questioni: dall’estraneità al Trattato Europeo di una armonizzazione in materia di turismo alla lesione del diritto di proprietà aziendale del concessionario o anche su altri aspetti specifici come l’assenza di una definizione europea del presupposto della “scarsità di risorsa”.

“Siamo fiduciosi ancorché convinti che la questione balneare – legata alla necessità di applicare la direttiva Bolkestein – non debba essere risolta dai giudici ma dal Governo e dal Parlamento attraverso i quali si esplica la sovranità”, commentano dal SIB. “Ci auguriamo e ci stiamo adoperando affinché queste Istituzioni si assumano per intero la responsabilità di tutelare le 30.000 aziendale balneari e, con essi, salvaguardare un pezzo importante dell’economia e della storia del nostro Paese”.

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