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Cassette di sicurezza e contante, ecco la proposta della Lega

cassette di sicurezza

Cosa prevede la misura per far emergere il contante depositato nelle cassette di sicurezza ideato dal sottosegretario al Mef, Massimo Bitonci

Circa 150 miliardi: tanti, secondo la stima fornita dal sottosegretario all’Economia e alle Finanze, Massimo Bitonci, i soldi contenuti nelle cassette di sicurezza che la Lega punta a far uscire allo scoperto. La misura è una delle novità – messe a punto dai tecnici del Carroccio – che entreranno nel decreto fiscale d’autunno e che costituiranno la seconda parte della cosiddetta pace fiscale per chiudere i contenziosi con l’Agenzia delle Entrate. Sempre che il Movimento Cinque Stelle non si metta di traverso all’operazione.

La cifra sarebbe stata annunciata ieri dallo stesso Bitonci durante il tavolo sulla crescita con i sindacati convocato al Viminale dal vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini. Il sottosegretario leghista avrebbe pure evidenziato che “l’emersione di questo contante è prioritaria”.

LA MISURA

L’emersione del contante nascosto nelle cassette di sicurezza, come ha spiegato Bitonci in un’intervista rilasciata tre giorni fa a Italia Oggi, sarà “in chiaro e certificata da professionisti come avvocati, notai e commercialisti” e dovrebbe essere possibile a partire dal 1 gennaio 2020.

Pochi giorni prima, in una intervista al Corriere della Sera, il sottosegretario al Mef aveva fornito ulteriori elementi sulla misura allo studio: sarà su base volontaria e riguarderà solo le somme – depositate in cassette di sicurezza sul territorio nazionale – non dichiarate al fisco, “non quelle che possono derivare da altri reati come il riciclaggio”. Nel caso in cui i soldi fossero semplici risparmi e non frutto di evasione fiscale il titolare della cassetta di sicurezza dovrà dimostrarlo con dichiarazioni dei redditi precedenti che “giustifichino in qualche modo quelle somme”.

Ancora non è stato deciso quanta parte dei contanti si potrà far emergere e la percentuale oscilla attualmente tra il 30 e il 50 per cento “perché si presume – ha detto Bitonci – che queste somme siano state prodotte non solo negli ultimi cinque anni, quelli possibili per l’accertamento fiscale, ma anche negli anni precedenti che non sono più soggetti ai controlli”.

Alle somme sarà applicata l’aliquota Irpef dello scaglione di reddito del proprietario dunque dal 23 al 43 per cento a seconda dei casi e verrà invece applicata l’Iva se si è soggetti a partita Iva. Non è previsto il pagamento di sanzioni e interessi, sulla falsariga della voluntary disclosure per il rientro dei capitali detenuti all’estero.

La misura dovrebbe fruttare, secondo le previsioni di via XX Settembre, tra 1 e 1,5 miliardi di euro.

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