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Chi è e cosa vuole fare Tom Zhu,il nuovo vice Musk in Tesla

Zhu

Per Tesla, Zhu si occuperà della supervisione diretta degli impianti di assemblaggio statunitensi e delle operazioni di vendita

Sarà che Twitter sta assorbendo tutte le sue energie ma Elon Musk, a detta degli investitori di Tesla, sta dedicando troppa attenzione, tempo e denaro al suo ultimo acquisto, tanto che per risollevare le sorti della multinazionale di auto elettriche (e rassicurare gli investitori) ha deciso di nominare Tom Zhu, presidente di Tesla Cina, suo vice.

Per Tesla, Zhu si occuperà della supervisione diretta degli impianti di assemblaggio statunitensi e delle operazioni di vendita in Nord America e in Europa.

TOM ZHU, IL NUOVO VICE MUSK IN TESLA

Nato in Cina ma con passaporto neozelandese, Tom Zhu si è laureato nel 2004 in tecnologia informatica presso la University of Technology di Auckland, in Nuova Zelanda, per poi prendere un master in Business Administration negli Stati Uniti, alla Duke University.

Dopo gli studi ha lavorato come project manager per Kaibo Engineering Group, una società specializzata nella consulenza agli appaltatori cinesi che lavorano su progetti edilizi all’estero. In particola, Zhu si è occupato di progetti infrastrutturali in Africa.

L’INGRESSO

Zhu è approdato in Tesla nel 2014 dopo essere stato assunto da Cal Lankton, all’epoca direttore dell’infrastruttura di ricarica EV globale di Tesla. I due si erano conosciuti mentre Zhu lavorava a progetti per Kaibo in Libia e Sudan, secondo un rapporto di Reuters citato da Business Insider.

A Shanghai ha dato prova di condividere appieno la filosofia del lavoro del patron di Tesla, il quale ha dichiarato che le sue residenze principali per tre anni sono state le fabbriche di Tesla in Nevada e a Fremont, dove ha dormito su divani e talvolta sul pavimento per “ispirare i dipendenti a dare il massimo” nonostante fosse “dannatamente scomodo”.

In seguito alla chiusura di 22 giorni della fabbrica a causa del Covid, Zhu è stato tra i primi dipendenti a rimanerci a dormire per far ripartire la produzione. Musk, in un’intervista al Financial Times, ha elogiato i lavoratori cinesi per la loro etica lavorativa: “Non escono nemmeno dalla fabbrica, mentre in America si cerca di evitare di andare al lavoro”.

Sotto la guida di Zhu, scrive Quartz, la gigafactory di Shanghai ha visto aumentare la produzione della Model Y e della Model 3 di oltre il 70% nel trimestre conclusosi il 30 settembre 2022. A quel punto, lo stabilimento cinese rappresentava più della metà della produzione globale di Tesla.

Un manager senza fronzoli, che all’abito preferisce le giacche in pile a marchio Tesla e che, quando non dorme in fabbrica, stando a Business Insider, vive in un appartamento sovvenzionato dal governo a 10 minuti dallo stabilimento. Per ora non ha ancora comunicato dove si trasferirà a seguito della promozione.

LA SCALATA DI ZHU

Già il mese scorso, Zhu e un gruppo di suoi collaboratori si sono recati negli Stati Uniti per risolvere i problemi di produzione, lasciando immaginare che una promozione fosse nell’aria. Quando Tesla ha pubblicato una foto su Twitter per celebrare i risultati ottenuti nello stabilimento di Austin, in Texas, Zhu era tra le centinaia di lavoratori che sorridevano in fabbrica.

Con la promozione a numero due di Tesla, Musk si augura che Zhu riesca a raggiungere gli ottimi risultati conseguiti in Cina anche oltreoceano.

IL MOMENTO DI TESLA

Zhu dovrà vedersela con un bel po’ di problemi. Le azioni Tesla, infatti, hanno perso più del 12% nell’ultima seduta perché, nonostante il record di 1,31 milioni di veicoli consegnati nel 2022 (+40% rispetto al 2021), l’azienda ha deluso le aspettative sull’obiettivo di crescita prevista, che era pari a +50%.

Il valore delle azioni, afferma AP, è sceso di circa il 70% nel 2022, il peggiore anno per l’azienda. Alcuni azionisti, scrive Business Insider, hanno addirittura chiesto le dimissioni di Musk dopo che la capitalizzazione di mercato della società è crollata di oltre 700 miliardi di dollari lo scorso anno.

 

(Articolo pubblicato su Start Magazine)

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