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Chi è Gabriele Pegoraro, l'”hacker spione” dell’inchiesta sul dossieraggio

L’ingegnere vicentino Pegoraro è tra gli indagati dell’inchiesta sugli hacker e sui dati rubati. Ecco il suo profilo

Sono tanti i nomi coinvolti nella maxi inchiesta sul dossieraggio che ha messo nel mirino, tra i vip e politici, pure le più alte cariche dello Stato, dal Presidente della Repubblica a quello del Senato. Tra gli indagati figura anche colui che è stato ribattezzato l‘”hacker spione”, ovvero Gabriele Edmondo Pegoraro. Ingegnere vicentino di 48 anni, tra gli incarichi che ha ricoperto negli anni anche quello di consulente tecnico delle procure. Risulta indagato per due ipotesi di reato: l’accesso abusivo a un sistema informatico o telematico e la diffusione di riprese e registrazioni fraudolente. Secondo i pm che stanno indagando sugli “spioni” di Stato, Pegoraro sarebbe un «collaboratore esterno» del presunto sodalizio criminale. Che si sarebbe avvalso delle competenze dell’ingegnere vicentino per introdursi abusivamente in sistemi informatici e telematici protetti da misure di sicurezza.

CHI E’ GABRIELE PEGORARO

Pegoraro – come ricorda il Corriere della Sera – è l’hacker che ha permesso di individuare l’allora latitante Cesare Battisti. Il 12 gennaio 2019 il terrorista venne arrestato dall’Interpol in collaborazione con lo Scip, la Digos e l’Aise (i servizi segreti) a Santa Cruz, in Bolivia, proprio grazie alla traccia informatica individuata da Pegoraro.

Ecco cosa hanno scritto gli stessi carabinieri che indagano su di lui nell’inchiesta sul gruppo Equalize: «Da attività informative eseguite da questo reparto, Pegoraro, che ha collaborato diverse volte con le forze dell’ordine in importanti attività di polizia giudiziaria e antiterrorismo, risulta essere uno dei più abili hacker ed esperti informatici “disponibili” sulla scena italiana».

“È in virtù delle sue conoscenze – aggiunge il Corriere del Veneto – che viene assoldato da Equalize che gli commissiona quattro dossier molto delicati su Gianni Dragoni, caporedattore del Sole 24 ore e scrittore, Giovanni Gorno Tempini, presidente del cda di Cassa depositi e prestiti, consigliere in molte società nonché ex presidente di Fondazione Fiera Milano, Giuliana Paoletti, console generale onorario del regno di Danimarca in Italia, Guido Rivolta, giornalista, ingegnere e manager responsabile della comunicazione istituzionale di Cdp. Pegoraro è riuscito a intercettare tutte queste persone infilandosi nel cellulare e scandagliando le chat private per capire che cosa dicessero di Pazzali. Ma a un certo punto viene messo all’angolo perché il gruppo milanese scopre che era finito nell’inchiesta della procura di Torino per altri dossieraggi illeciti”.

IL PROFILO PERSONALE DI PEGORARO

Ed ecco invece il profilo tratteggiato sul Giornale di Vicenza: “Un “piccolo” genio dell’informatica. Così viene descritto da chi lo conosce fin da piccolo, prima come amico in parrocchia e, poi, al liceo. Insomma, chi lo ha conosciuto una ventina di anni fa, prima che si trasferisse a Milano, sapeva che poteva contare su di lui per qualsiasi manovra su un personal computer: dalla programmazione alle installazioni fuori dalle conoscenze base. Poi, come detto, il trasferimento verso il capoluogo lombardo, dove Pegoraro si è laureato in ingegneria elettronica e ha continuato a coltivare le passioni che aveva in gioventù per la musica e per il disegno. L’ingegnere vicentino al centro del caso intercettazioni, infatti, è anche un ritrattista”.

Il sito NetcommForum lo descrive così: “L’anima creativa del team tra genio e sregolatezza. Ingegnere elettronico “old school”, ha operato trasversalmente nel corso degli anni spaziando dal settore bancario a quello delle telecomunicazioni, video streaming, finanza e aerospaziale. Ha invertito la notte per il giorno ed è appassionato di missioni impossibili”.

LA CASA A LUINO E L’ATTIVITA’ (ANCORA PER POCO) PRESSO LA BITCORP A MILANO

Come dichiarato dallo stesso Pegoraro, da anni abita a Luino (Va) e lavora a Milano. “Sono dipendente della Bitcorp srl – ha detto al Giornale di Vicenza -, dalla quale penso che rassegnerò presto le dimissioni. E poi sono collaboratore con un altro paio di società”. La BitCorp, azienda milanese che si occupa di sicurezza informatica dopo l’esplosione del caso lo ha prontamente rimosso dalla sua pagina “Chi siamo”. Dalla sede meneghina sono intervenuti anche per precisare che la società è estranea ai fatti.

PEGORARO: “SOLO RICHIESTE LECITE, NON SAPEVO DEI DOSSIER”

Intervistato dal Giornale di Vicenza, Pegoraro ha smentito che qualcuno gli abbia mai chiesto di fare attività di dossieraggio. No, assolutamente. Tra l’altro non è nemmeno tra le mie competenze riuscire a fare una cosa di quel genere. Il mio lavoro era prevalentemente di verificare, come era capitato con alcuni clienti quando lavoravo per le agenzie investigative, se alcuni di loro fossero stati minacciati o ricattati. Quindi pensavo che si trattasse di situazioni di quel tipo. All’inizio non sapevo dell’esistenza di Equalize”

Nel precisare che ha utilizzato “tecniche lecite”, l’ingegnere vicentino ha poi voluto puntualizzare: “non è che i nostri sistemi informatici si scoprono di colpo vulnerabili. Purtroppo, i sistemi informatici italiani sono vulnerabili da anni e la maggior parte delle informazioni delle nostre amministrazioni sono sul dark web da tempo e chiunque li potrebbe acquisire; non ci vuole una scienza per andare nel dark web, basta un banale software. In realtà, qui si tratta di informazioni che non sono state acquisite con chissà quali tecnologie o dotazione scientifiche o tecnologiche mirabili.

Si tratta di classici casi in cui le informazioni arrivano dalla sorgente stessa e sono portate fuori per rapporti amicali o per altri scopi. Come ho letto dai giornali, la maggior parte degli inquisiti apparteneva o appartiene alle forze dell’ordine, ci sono anche alcuni magistrati; persone che avevano accesso a quei sistemi. Accessi interni. Quindi, queste persone hanno utilizzato le loro credenziali per acquisire informazioni e gli alert di sicurezza sono stati ignorati”.

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