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Com’è andata la Cop28 di Pichetto Fratin?

Pichetto Cop28

Si è conclusa oggi la Cop28 di Dubai sul clima: i Paesi hanno deciso per una transizione dalle fonti fossili entro il 2050. Ma in Italia ha fatto discutere la modalità di presenza del ministro Pichetto Fratin, che si è difeso poco fa in Question Time

Con un giorno di ritardo rispetto al calendario, si è conclusa la ventottesima Conferenza delle Parti sul clima, (Cop28) quest’anno ospitata da Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. E’ stato definito storico, l’accordo con cui i Paesi si sono impegnati a una transizione dai combustibili fossili scadenzata al 2050.

Questo però non ha allontanato i timori dei più scettici sull’effettiva forza di queste conferenze e dei documenti finali, soprattutto per via delle formule spesso vaghe con cui si esprimono intenzioni e concetti. In Italia, però, il dibattito è stato spostato per lo più sul ruolo che ha giocato il nostro Paese, rappresentato nel Golfo da Gilberto Pichetto Fratin – ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – e dalla sua vice Vannia Gava, poi dall’inviato speciale per il clima Francesco Corvaro, Federica Fricano, capo delegazione italiana alla Cop28, oltre che nei primi due giorni dalla premier Giorgia Meloni.

LE CRITICHE SULL’ITALIA A COP28

Il capo del Mase è stato da subito preso di mira per il fatto di non parlare l’inglese e per essere poco esperto dei temi ambientali, climatici ed energetici, essendo un commercialista.

Il giornalista di Domani, Ferdinando Cotugno ha fatto il confronto con la sua omologa Teresa Ribera, ministra spagnola.

Ma l’Italia non è stato l’unico Paese a presentarsi con un ministro poco competente. Come ricostruito, infatti, da Pagella Politica, “il governo Meloni fa parte dei 13 governi europei [su 27, ndr] che a capo dei ministeri responsabili delle politiche climatiche hanno messo un politico con poca o nessuna esperienza sul tema”. PP fa poi notare come molti Paesi hanno un doppio ministero, dedicato al clima, all’energia, all’ambiente, alla transizione. In ogni caso, a far compagnia a Pichetto come ministro esperto di altre materie ci sono i suoi colleghi francesi e svedesi. All’opposto, tra gli omologhi più esperti ci sono quelli di Spagna, Germania, Austria, Danimarca, Finlandia, Belgio e Irlanda.

CHE COSA HANNO DETTO PD E VERDI-SINISTRA

Il deputato di Avs Angelo Bonelli, al Question Time alla Camera, ha detto: “Lei viene accusato di non conoscere l’inglese. Non si offenderà, glielo dico con grande ironia, glielo dico col sorriso. Ho ripreso dalla mia biblioteca il libro con cui studiavo inglese, io adesso glielo regalo. Almeno nelle prossime conferenze potrà portare la voce dell’Italia e far valere i diritti delle future generazioni, che oggi chiedono una forte risposta da questo governo: stop alle fonti fossili, guardiamo al futuro e diamo una speranza a questi giovani”.

“Il ministro Pichetto Fratin dopo essere fuggito dalla conferenza sul clima di Dubai e non avendo partecipato alle trattative dando così una pessima immagine dell’Italia, oggi nel suo comunicato scrive cose errate e fuorvianti”, ha detto ancora.  “1) Il testo sul Global Stocktake non riconosce ‘il ruolo transitorio dei combustibili fossili’, come dichiarato dal ministro, ma proprio l’opposto: una transizione fuori da essi per emissioni zero nette al 2050 senza se e senza ma. 2) il testo riconosce solo in modo generico che ‘combustibili di transizione’ possono giocare un ruolo ma non specifica né quali siano né come né per quali Paesi ciò sia vero. 3) nel testo non rientrano in alcun modo i bio combustibili, i quali devono ancora dimostrare se siano davvero a basse emissioni, visto gli impatti della loro produzione sui suoli, sulla natura, sulla biodiversità e sui sistemi alimentari 4) il testo non menziona in alcun modo un ruolo chiave per nucleare e idrogeno, come affermato dal Ministro, ma relega queste opzioni a un generico ruolo e, soprattutto, secondario rispetto ai chiari e forti impegni su rinnovabili, efficienza energetica e batterie, che il testo sottolinea esplicitamente come le tecnologie chiave, quelle più economiche e disponibili oggi (tutto il paragrafo 30 è dedicato a questo). Non so perché il ministro abbia scritto cose errate, forse perché il testo era in inglese e non lo ha ben compreso? In ogni caso Pichetto Fratin oggi con il suo comunicato ha detto quello che pensa il governo Meloni, ovvero che le fonti fossili sono per loro, purtroppo, ancora il futuro”.

Queste invece le parole del suo collega Nicola Fratoianni: “Un passo in avanti? Certo. Un accordo storico ? Non mi pare. Di cosa stiamo parlando? Di una gigantesca questione, forse della questione più grande del nostro tempo, dell’emergenza climatica e della necessità di individuare strategie, politiche, tempi e vincoli in grado di opporre a questa crisi climatica una via d’uscita che salvi il nostro Pianeta”. Parlando su La7 nel corso di Aria Che Tira, ha detto ancora che la transizione ecologica “ha un costo, certo, ma chi dovrebbe pagare  questo costo non possono essere sempre i più deboli e fragili, perché c’è qualcuno che inquina molto di più e guadagna su quello inquinamento enormi fortune. Chi subisce gli effetti estremi dei cambiamenti climatici è per lo più chi vive in condizione di maggior fragilità. Le politiche ambientali del governo della destra? Il ministro Pichetto Fratin, che se è andato in anticipo dal Cop28 – ha proseguito Fratoianni – conferma nient’altro quello che questo governo ha fatto e sta facendo: vogliono fare dell’Italia un hub energetico, che hub? L’hub del gas in un momento in cui l’Italia dovrebbe fare esattamente il contrario, fare cioè dell’Italia un gran hub energetico sulle energie rinnovabili. Qui siamo di fronte – ha concluso Fratoianni – a scelte politiche precise, ieri i giornali della destra, e li ho sventolati nell’Aula di Montecitorio ieri sera di fronte alla presidente Meloni, titolavano “flop della svolta green”, “per fortuna avremo ancora la benzina”. Questa è l’idea di un pezzo della politica del nostro Paese”.

Infine, su X la capogruppo alla Camera del Pd Chiara Braga: “Approvato dalla COP28 il Global Stocktake. Un passo fondamentale verso la fine dell’era dei combustibili fossili, un patto con la terra e con le future generazioni. Un momento storico, ma l’Italia non era rappresentata ai massimi livelli dal Ministro dell’Ambiente. Tutto torna”.

LE CRITICHE MEDIATICHE

Rimanendo alla più stretta attualità di fine Cop28, invece, Pichetto Fratin è stato accusato di aver abbandonato i colloqui proprio quando questi stavano volgendo alle fasi cruciali di chiusura del documento finale. “Gilberto Pichetto Fratin, non solo era già casa in Italia da ore, ma nella successiva analisi sui negoziati sembra anche aver travisato in parte il senso finale dell’accordo. Stupisce, infatti, come da Pichetto Fratin al vicepremier Antonio Tajani le prime reazioni italiane a una intesa sul clima che per la prima volta pone i riflettori sul problema dei combustibili fossili, si siano concentrate su tutt’altro: per esempio sul nucleare o addirittura i “biocarburanti” che nel testo finale del Global Stocktake non vengono nemmeno mai citati”, ha fatto notare Repubblica.

“Una Cop in cui l’Italia non ha brillato per presenza. Dopo il primo giorno – quando la presidente Meloni ha annunciato lo stanziamento di 100 milioni di euro per il fondo loss&damage come Francia, Germania ed Emirati Arabi Uniti – Roma non si è fatta notare”, punzecchiava oggi il manifesto. “Il basso profilo dell’Italia durante i negoziati climatici, va detto, non è una novità. Alla Cop26 di Glasgow, che pure l’Italia co-presiedeva, molti notarono come Roma non avesse nemmeno organizzato un proprio padiglione. Scelta marginale nelle trattative, ma segno di disattenzione per il meeting. L’arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi non ha migliorato la situazione. Il padiglione è arrivato, ma in compenso è sparito ancora di più il ministro”. Il quotidiano comunista ricordava anche che “alla formazione del governo il suo nome fu erroneamente associato dalla stessa premier alla posizione di ministro della pubblica amministrazione”.

LA RISPOSTA DI PICHETTO FRATIN

Parlando nel primo pomeriggio al Question Time della Camera dei Deputati, il capo del Mase ha così risposto: “Ci tengo a precisare rispetto alle sterili polemiche che in queste ore ho avuto modo di leggere che il Governo e il ministero dell’Ambiente è stato sempre presente ed è tuttora presente a Dubai con gran parte della propria delegazione, attraverso i rappresentanti istituzionali, il sottoscritto, il viceministro Gava, il rappresentante per il Clima e, naturalmente, la struttura. Attraverso il lavoro di squadra abbiamo partecipato a tutto il negoziato, concorrendo al capofila che era il presidente del Consiglio europeo pro tempore. Attraverso un lavoro di squadra abbiamo negoziato anche importanti risultati per l’Italia, che è riuscita a fare emergere il ruolo delle nuove tecnologie anche inserendo il concetto dei biocarburanti nel processo di decarbonizzazione”.

IL COMMENTO DEL MINISTRO ALL’ACCORDO DI DUBAI

Sull’accordo, invece, Pichetto stamani aveva così commentato:

“L’intesa raggiunta a Dubai tiene conto di tutti gli aspetti più rilevanti dell’accordo di Parigi e delle istanze, profondamente diverse tra loro, dei vari Stati, che tuttavia riconoscono un terreno e un obiettivo comune, con la guida della scienza. Per questo, riteniamo il compromesso raggiunto come bilanciato e accettabile per questa fase storica, caratterizzata da forti tensioni internazionali che pesano sul processo di transizione. L’Italia, nella cornice dell’impegno europeo, è stata impegnata e determinata fino all’ultimo per il miglior risultato possibile”.

“Sulle fonti fossili – ha aggiunto Pichetto – abbiamo cercato un punto di caduta più ambizioso, ma nell’intesa c’è un chiaro messaggio di accelerazione verso il loro progressivo abbandono, riconoscendone il ruolo transitorio: abbiamo per la prima volta un linguaggio comune sulla fuoruscita dai combustibili fossili, per le emissioni zero nette al 2050″ . “L’accordo – prosegue Pichetto – sancisce la necessità di profonde e rapide riduzioni delle emissioni di gas serra, in un quadro di contestuale forte affermazione delle rinnovabili”.

E ancora: “Tra i tanti risultati apprezzabili – spiega – vi è il riconoscimento di un ruolo chiave per il nucleare e l’idrogeno”. “Di particolare importanza – aggiunge il Ministro – anche l’evidenza che si è data alla necessità di ridurre le emissioni nei trasporti, con veicoli a zero e basse emissioni, nei quali rientrano anche i biocarburanti, grazie alla riconosciuta mediazione italiana nel coordinamento europeo”.

“Voglio anche ricordare – ha aggiunto Pichetto – la preziosa eredità di questa Cop nell’aiuto ai Paesi in via di sviluppo e a quelli colpiti da catastrofi climatiche: l’Italia in Europa è stata tra i maggiori contributori del fondo ‘Loss&Damage’ con cento milioni, mentre con una serie di intese bilaterali ha voluto rinsaldare lo sviluppo di progetti rivolti all’adattamento e all’efficienza energetica in aree come il Medioriente, l’Africa, l’America, oltre all’Ucraina”. “Voglio ringraziare quanti hanno lavorato in queste ore senza sosta per raggiungere l’accordo, contribuendo in maniera decisiva alla sua definizione: partendo dal viceministro Vannia Gava, dal capo negoziatore Federica Fricano e il team di altissimo livello giunto dal ministero a Dubai, dall’inviato per il Clima Francesco Corvaro. Un particolare ringraziamento all’importante lavoro di mediazione della presidenza emiratina.
Nel Padiglione italiano, con oltre cento eventi – ha concluso Pichetto – l’Italia ha saputo dare voce in questa Cop ai giovani, alle imprese, alle istituzioni, alle tante energie di questo Paese “.

I DUBBI SULLE PROMESSE DI MELONI A COP28

“Il majlis [il salotto di dibattito] di domenica conferma l’irrilevanza di Gilberto Pichetto Fratin all’interno dei negoziati sul clima che contano per davvero”, scriveva ieri Fabrizio Fasanella su Greenkiesta. Che si è chiesto, al di là della questione Pichetto, quale reale valore può avere la promessa di Meloni di stanziare 100 milioni per il Fondo contro perdite e danni a risarcimento dei Paesi più vulnerabili. Sentendo Jacopo Bencini, policy advisor di Italian climate network (Icn),  sentito da Fasanella, “la fonte di finanziamento non è stata detta e non è affatto chiara” e domandandosi “se questi cento milioni non siano risorse prese dal Fondo italiano per il clima”. Infine, si è chiesto Bencini: che fine ha fatto il Fondo italiano per il clima?

Appuntamento alla prossima Cop, che si terrà in Azerbaigian, altro Paese petrolifero, per nuove polemiche.

 

IL CV DI GILBERTO PICHETTO FRATIN

 

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