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Coni, a che punto è la resa dei conti tra Giorgetti e Malagò

Legge Sullo Sport

Cosa sta succedendo tra Palazzo Chigi e Coni in seguito alla riforma dello sport voluta da Giorgetti. Intanto le cinque maggiori federazioni chiedono a Malagò di firmare il contratto di servizio per dare attuazione alla legge.

Il clima non è certo dei migliori e, come spesso succede nei matrimoni in crisi, a un certo punto s’insinua – neppure troppo velatamente – la questione economica. Parliamo delle tensioni che si sono create di recente tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, il leghista Giancarlo Giorgetti, e il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Casus belli è la riforma del sistema sportivo italiano annunciata lo scorso gennaio e da subito oggetto di conflitto tra Palazzo Chigi e Coni. Il nodo principale è infatti il passaggio della gestione economica a una società, Sport e Salute, il cui “amministratore delegato – come ha chiarito lo stesso Giorgetti – sarà una persona che conosce lo sport”.

IL NODO DELLA DISCORDIA

In sostanza, con la riforma voluta dal sottosegretario del Carroccio e approvata dal Consiglio dei ministri, si creerà una spa “strumentale dello Stato e soggetta ai controlli della Corte dei Conti” che prenderà il posto della Coni Servizi che finora ha gestito la partita economica del Coni cui continuerà ad essere appannaggio la politica sportiva. Sport e Salute dovrà dunque gestire il portafoglio dei fondi destinati alle federazioni sportive, fissati in un minimo di 428 milioni l’anno, oltre agli immobili e agli impianti.

COS’HA DETTO IN AUDIZIONE MALAGÒ

Ieri pomeriggio Malagò è stato ascoltato in commissione Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport del Senato proprio in merito al ddl di riforma voluto dal governo. Il presidente del Coni ha affermato, senza mezzi termini, che la legge delega “crea serissimi problemi con il Comitato olimpico internazionale. Lo dico – ha sottolineato – perché sono stato autorizzato dal presidente Thomas Bach dopo averlo sentito ieri al telefono. Il Cio non dà un parere preventivo sulle leggi ma vi posso dire le sanzioni e i rischi che si corrono se viene approvato questo provvedimento. Citando il comma 9 della Carta Olimpica, Malagò ha parlato di “sospensione o ritiro del riconoscimento del comitato se leggi o atti dello Stato siano di ostacolo all’attività o alla libera espressione del Comitato stesso”. Peraltro, ha evidenziato, in questi mesi “non siano mai stati interpellati e questo è molto grave”.

LE CINQUE FEDERAZIONI CONTRO MALAGÒ

Fortemente critiche nei confronti di Malagò, cui chiedono di venire a più miti consigli le federazioni di calcio, basket, tennis, nuoto e volley. Ovvero le federazioni più grandi del nostro Paese. Al termine dell’audizione di ieri i rispettivi presidenti hanno firmato una nota congiunta piuttosto diretta e che non lascia adito a fraintendimenti. “Malagò firmi subito il contratto di servizio con la Sport e salute, consentendo così di dare attuazione ad una legge dello Stato già approvata, il suo atteggiamento di contrapposizione crea disagio e turbamento”. E ancora: “Si ritiene che gli eventuali possibili miglioramenti della legge delega, peraltro già approvata da uno dei rami del Parlamento, debba eventualmente avvenire attraverso una interlocuzione collaborativa e non con atteggiamenti di contrapposizione”. Secondo le cinque federazioni, inoltre, la firma del contratto di servizio – e la conseguente attuazione della legge – è urgente tanto più ora che “lo sport italiano è impegnato nelle attività di qualificazioni alle prossime Olimpiadi”.

LA CARRIERA DI MALAGÒ AL CONI

In tutta questa situazione apertamente conflittuale si pone il futuro di Malagò al Coni. Grazie al disegno di legge sul limite dei mandati dei dirigenti sportivi, approvato a dicembre 2017 quando il ministro per lo Sport era Luca Lotti, è finita l’era degli incarichi a vita: si è stabilito che i dirigenti sportivi potessero svolgere al massimo tre mandati. Una novità che ha giocato a favore di Malagò il quale, come presidente del Coni, aveva il limite dei due mandati. In tal modo l’imprenditore romano potrebbe rimanere in sella fino al 2025 visto che è stato eletto per la prima volta a febbraio 2013 e riconfermato a larga maggioranza a maggio 2017. Nel 2021, dunque, potrebbe essere rieletto per altri quattro anni.

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