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Difesa, cosa dovrebbe fare l’Italia riguardo gli accordi G2G

Difesa

L’articolo a doppia firma di Ester Sabatino, ricercatrice del programma Difesa dello Iai e Alessandro Marrone, responsabile del Programma Difesa dello Iai sull’importanza degli accordi G2G sull’export della difesa a sostegno del sistema-Paese

In un momento di recessione economica come quella che stiamo vivendo, poter sfruttare ogni strumento a propria disposizione per far riprendere l’economia dovrebbe essere tra gli obiettivi primari del decisore politico.

In questo, il settore dell’industria dell’aerospazio, sicurezza e difesa può dare il proprio contributo se adeguatamente sfruttato. Tale sostegno può avvenire, ad esempio, per mezzo di una migliore promozione dell’export anche tramite l’utilizzo degli accordi Government-to-Government (G2G), la cui base normativa nazionale è stata modificata nel 2019.

I VANTAGGI PER L’ACQUIRENTE…

La strategicità di tali accordi è ben compresa dalla maggior parte dei Paesi industrializzati e partner dell’Italia, i quali, generalmente, hanno un apparato ad hoc per la gestione degli accordi G2G e la promozione delle proprie industrie del settore. Questo ha permesso loro di riuscire nel recente passato a superare l’Italia nell’ottenere importanti commesse estere.

I Paesi acquirenti, infatti, nel decidere per quale offerta propendere, oltre che guardare alla qualità dei prodotti, prendono in considerazione anche aspetti ulteriori come la presenza di garanzie governative sulla conduzione del contratto, la possibilità di ricevere supporto di vario tipo – ad esempio in termini di logistica, addestramento e manutenzione su un orizzonte temporale di medio-lungo termine – che un contratto Business-to-Government non riesce sempre a garantire.

…E PER IL VENDITORE

Avere un sistema G2G pienamente operativo non significa solo andare maggiormente incontro alle esigenze degli Stati terzi. Per l’Italia si tratta da un lato di promuovere le eccellenze nazionali all’estero sostenendone l’export, dall’altro di avere l’opportunità di instaurare e rafforzare cooperazioni strategiche e partenariati con il Paese acquirente.

Inoltre, questi accordi permettono all’industria di concentrarsi su programmi di maggiore durata temporale, consentendo di fidelizzare i mercati di sbocco e di investire maggiormente nelle fasi successive alla produzione del prodotto, grazie alla certezza della richiesta di aggiornamento e/o ammodernamento dei sistemi venduti, mantenendo attiva, di conseguenza, la filiera industriale.

Lo hanno ben compreso Paesi come Stati Uniti, Francia e Regno Unito che da anni hanno introdotto questo e altri sistemi ad esso ancillari a sostegno delle proprie industrie, come la possibilità di concessione di linee di credito volte all’acquisizione di sistemi d’arma dallo stesso Paese, o la possibilità di giungere a veri e propri partenariati strategici di durata pluridecennale, che necessariamente influenzano le relazioni bilaterali tra acquirente e venditore.

Che il sistema sia rodato, o di recente costituzione come nel caso spagnolo, l’accordo G2G può prevedere differenti modalità di gestione e un diverso grado di assunzione di responsabilità da parte dell’apparato governativo.

I TIMIDI PASSI ITALIANI

Il fatto che l’Italia abbia deciso di dare per legge la possibilità al governo di portare avanti attività contrattuale quanto ad export nella difesa, anche con il fine di recuperare terreno nelle commesse internazionali, non esaurisce lo sforzo necessario a stabilire un sistema che sia chiaro da un punto di vista legale, ben funzionante e che dia le necessarie garanzie di rispetto degli obblighi legali nazionali e internazionali ai quali l’Italia ha deciso di vincolarsi.

Molto resta da fare per attuare pienamente la normativa vigente, come indica un recente studio dello IAI. I requisiti regolamentari e legislativi ancora necessari per rendere pienamente operativo il sistema G2G italiano, non possono prescindere, ad esempio, dal rispetto della normativa europea sugli appalti nella difesa (Direttiva 2009/81/CE), così come non possono essere formulati in contraddizione con la legge 185/1990 sul controllo delle esportazioni dei materiali d’armamento.

Al tempo stesso, nel completare e adeguare il quadro normativo e regolamentare, il decisore politico dovrebbe tenere in considerazione la peculiarità del settore e prevedere delle regole che rendano snello e veloce l’iter procedurale, pur garantendo le necessarie assicurazioni politiche e industriali che si addicono a un contratto G2G.

In altre parole, il governo italiano, alla stregua di quanto avviene in altri Paesi, potrebbe prevedere l’assunzione di responsabilità politica dal vertice dell’esecutivo, il quale si rende portavoce di una decisione collegiale sulla necessità per il sistema-Paese di sostenere il contratto specifico, dati gli importanti risvolti politico-strategici e industriali. Gli accordi G2G sono infatti uno strumento importante nel mercato della difesa, e per l’Italia è urgente rifinire e rendere operativo il proprio sistema nazionale G2G per aumentare la competitività del Paese e recuperare terreno a livello internazionale.

 

Articolo pubblicato su affarinternazionali.it

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