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G30, il monito di Draghi: economia sull’orlo del precipizio

Draghi

L’ex presidente della Bce Mario Draghi, insieme al think tank G30, avverte che la vera crisi economica deve ancora esplodere. In molti settori e Paesi siamo sull’orlo del precipizio in termini di solvibilità, specialmente per le piccole e medie imprese. I progetti per il futuro devono avere valore sociale dimostrabile

L’ex presidente della Bce Mario Draghi ha realizzato, insieme al think tank di consulenza su questioni di economia monetaria e internazionale Group of the Thirty (G30), un rapporto preliminare sugli effetti del Covid-19 e sulla ristrutturazione delle imprese dopo la pandemia. Come fa notare Il Sole 24 Ore, non sono solo le popolazioni a subire la seconda ondata ma anche le economie. Le imprese, infatti, prima se la sono vista con una crisi di liquidità e ora con il problema delle insolvenze che tiene in molti “sul bordo di una scogliera”.

L’ALLARME DI DRAGHI

Per Draghi stiamo attraversando una crisi che non si è ancora mostrata fino in fondo. Le conseguenze della pandemia non sono ancora arrivate in superficie sul terreno dell’economia per l’ex presidente della Bce e lancia un allarme: in gioco c’è la tenuta del sistema.

LA CRISI CHE VEDIAMO È SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG

“Le autorità devono agire urgentemente – ha detto Draghi durante la presentazione del rapporto – perché in molti settori e Paesi siamo sull’orlo del precipizio in termini di solvibilità, specialmente per le piccole e medie imprese, con i programmi di sostegno in scadenza e il patrimonio esistente che viene eroso dalle perdite. Il problema è peggiore di quel che appare perché il massiccio aiuto in termini di liquidità, e la vera e propria confusione causata dalla natura senza precedenti di questa crisi che stiamo vivendo, ne stanno mascherando le vere dimensioni”.

UNA BOMBA PRONTA A ESPLODERE

Draghi si chiede come mai non stiamo vedendo molte insolvenze di imprese nel mondo – in Europa, infatti, nel 2020 sono state meno rispetto al 2019, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Ma non è tutto oro quel che luccica. La spiegazione dell’ex numero 1 della Bce è che il flusso di sussidi pubblici e credito garantito dai governi “sta coprendo una realtà che è molto più preoccupante di quanto possiamo stimare per il momento”.

NON SOLO SUSSIDI, SERVE UNO SGUARDO A LUNGO TERMINE

Come aveva già ricordato durante il Meeting di Rimini di quest’anno, per Draghi è necessario uno sguardo a lungo termine per ripartire: “I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e se non si è fatto niente resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri. […] Il futuro è nelle riforme anche profonde dell’esistente. E occorre pensarci subito”.

LA SOSTENIBILTÀ DEL DEBITO PUBBLICO

“La sostenibilità del debito pubblico in un certo Paese sarà giudicata sulla base della crescita e quindi anche di come verranno spese le risorse di Next Generation Eu. Se saranno sprecate il debito alla fine diventerà insostenibile perché i progetti finanziati non produrranno crescita – ha affermato in un’intervista rilasciata al Corriere – Se i tassi di rendimento dei progetti fossero elevati e tali da giustificare l’investimento pubblico, allora la crescita arriverebbe e diventerebbe il fattore decisivo per la sostenibilità del debito”.

RECOVERY PLAN: PROGETTI CHE PRODUCANO CRESCITA

Draghi in merito a come investire i 209 miliardi di euro ha ricordato che è importante valutare se un progetto “supera certi test che riguardano il suo tasso di rendimento sociale, come anche nell’istruzione o nel cambiamento climatico”, oppure “se è semplicemente il frutto di una convenienza politica e di clientelismo”. Il Recovery Fund rappresenta “un’opportunità unica di investire in molti progetti di valore elevato”. Come fa notare il Corriere, in molte capitali europee si è diffusa l’idea di usare parte del Recovery Fund per finanziare progetti pre-esistenti. Su questo punto Draghi rimane comunque pragmatico: “se sono vecchi o nuovi non è importante, ciò che conta e molto è che il loro valore sociale sia dimostrabile”.

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