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I grillini e Conte consentono elezione di von der Leyen. Nulla sarà come prima

Crisi

Il commento di Pepito Sbazzeguti sul ribaltamento con il premier Conte e i 5 Stelle che entrano nell’establishment europeo e i vincitori delle europee in Italia che vengono marginalizzati con zero tituli

Tra Lega e Grillini ormai volano gli stracci, ma per molti versi non fa più notizia. Ci torneremo comunque nella seconda parte dell’articolo. Merita invece soffermarsi prima sull’arrocco del premier Giuseppe Conte che è riuscito in un colpo solo a marginalizzare l’alleato leghista e dettare la linea politica dei 5 Stelle a Strasburgo.

LA PARTITA DEL PREMIER CONTE

L’avvocato degli italiani nelle trattative per la scelta del Presidente della Commissione Europea ha giocato bene le sue carte, secondo tutti gli addetti ai lavori a Bruxelles, riportando il sostegno italiano, suo personale e del Movimento 5 Stelle, all’asse franco-tedesco sancito dall’amicizia tra Macron e Merkel. Ha spuntato una Lagarde meno austera, ma forse anche molto evanescente, alla Bce al posto di quel Draghi che potrebbe soffiargli il posto da premier. Ha portato alla presidenza della Commissione il candidato della Merkel, Ursula Von Der Leyen, nonostante quest’ultima non abbia proprio carisma e leadership. Come dimostra il risicato margine della sua elezione: solo 9 voti su 736 eurodeputati.

I 5 STELLE SPERDUTI A BRUXELLES

Conte avrà pensato sicuramente all’interesse dell’Italia in questa partita, ma probabilmente ha strizzato l’occhio anche al suo. Come prossimo capo politico dei 5 Stelle, si vocifera soprattutto negli ambienti leghisti, in Italia come in Europa. De facto almeno tra Strasburgo e Bruxelles. Infatti la compagine di Luigi Di Maio ha ottenuto un magro bottino alle urne europee, con soli 14 eurodeputati. Non sufficienti per costituire un gruppo in autonomia nell’aula di Strasburgo. Non avere un gruppo all’Europarlamento, per la cronaca, vuol dire non avere fondi, non avere staff politico e non avere spazi di intervento in plenaria e nelle commissioni. Ai 5 Stelle non è riuscito neanche l’aggancio con altri gruppi, per raggiungere la soglia critica per la formazione di un gruppo. A differenza della Lega che è riuscita a compattare un gruppone sovranista con 73 eurodeputati che si aggiunge a un altro gruppo affine, quello conservatore, che comprende anche Fratelli d’Italia con 62 eurodeputati.

RIBALTAMENTO TRA LEGA E M5S

Forti di questi equilibri i leghisti puntavano ad eleggere una loro donna, Mara Bizzotto, tra i vice presidenti di David Sassoli. Il posto invece è finito, in maniera del tutto inattesa, a Fabio Massimo Castaldo del M5S. Un ribaltamento inatteso e inspiegabile, senza un accordo a monte. Tra Conte, Sassoli e la Von Der Leyen. Si spiega così il ribaltamento di fronte, con il premier italiano e i 5 Stelle che entrano nell’establishment europeo e i vincitori delle elezioni europee in Italia che vengono marginalizzati con zero tituli. Almeno fino ad ora, avendo Matteo Salvini rivendicato per la Lega un commissario economico di peso in seno alla Commissione Europea. Una partita però a questo punto sempre più aperta, con i leghisti dal voto delle 18 di ieri a Strasburgo sulle barricate dei social a gridare al tradimento populista e sovranità di Di Maio e soci: infatti venendo Ursula Von der Leyen nominata per 9 voti di scarto ed avendo i 5 Stelle portato in dote, insieme al Partito Democratico e a Forza Italia, i loro 14 voti, per i leghisti è matematicamente dimostrabile la scelta di campo operata da Conte per l’establishment di Angela Macron e Emmanuel Merkel, in antitesi con le promesse elettorali dell’infuocata campagna elettorale europea di Di Maio. Un tradimento che pesa come un macigno nei rapporti tra i contraenti del contratto di governo. Un ribaltamento che segna una nuova leadership politica anche all’interno del partito fondato da Beppe Grillo: Giuseppe Conte.

 

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