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La scomoda posizione di Soumahoro, il deputato che vuol difendere i diritti

Soumahoro

Soumahoro rivendica i diritti dei più deboli, ma la cooperativa della suocera (di cui la moglie è ufficiosamente la Presidente) non paga gli stipendi ai dipendenti

Il sindacalista di origine ivoriana Aboubakar Soumahoro, quello che si è presentato per la prima seduta della Camera con gli stivali da lavoro, e colui che nelle scorse ore è finito sotto i riflettori per un “tu” di Giorgia Meloni, parlando di schiavismo, è coinvolto, indirettamente, in una faccenda non poco imbarazzante per chi sostiene di difendere i diritti dei più deboli.

Aboubakar Soumahoro è il genero di Marie Therese Mukamitsindo, la fondatrice della Cooperativa Karibu, che pare non pagare gli stipendi ai suoi dipendenti. Andiamo per gradi.

Il “tu” di Giorgia Meloni

Partiamo da quanto accaduto ieri. Il Premier Giorgia Meloni, alla Camera, si è rivolta al deputato di Alleanza Verdi e Sinistra dandogli del ‘tu’.

“Al collega Soumahoro voglio dire che tutti ci sentiamo allievi della storia, sai? Altrimenti saremmo ignoranti del presente”, ha detto la Premier. Poi, dopo le proteste, Meloni chiede scusa: “Non ho dato del tu a nessuno. (…) Ah, era il sai. Avete ragione, errore mio, calmi… Succede nella vita di sbagliare, l’importante è riconoscerlo e chiedere scusa”.

Il tweet di Soumahoro

“Visto che la Presidente Meloni è anche Lei ‘scolara della Storia’ parafrasando Gramsci, si ricorderà che durante lo schiavismo e la colonizzazione i ‘neri’ non avevano diritto al ‘Lei’, che era riservato a ciò che veniva definito ‘civiltà superiore’. Ma forse quando un underdog incontra un under-underdog viene naturale dare del tu”, ha replicato Soumahoro. “In ogni caso, visto che mi ha dato del tu anche contravvenendo alle regole istituzionali spero che questo possa essere prodromica ad un confronto personale sui temi che ci stanno reciprocamente a cuore”.

Posizione ribadita anche sui social.

Soumahoro: portiamo in Parlamento la sofferenza

Aboubakar Soumahoro è un sindacalista africano, che da anni è in prima linea contro ghetti e caporalato, e che alla prima seduta della Camera si è presentato con gli stivali da lavoro.

“Portiamo questi stivali in Parlamento, gli stessi che hanno calpestato il fango della miseria. Portiamo gli stivali della lotta nel Palazzo per rappresentare sofferenze, desideri, speranze. Per chi è sfruttato e chi ha fame. Coi piedi saldi nella realtà”, aveva detto lo stesso Soumahoro.

La cooperativa della famiglia di Soumahoro

Ma Soumahoro è anche il genero di Marie Therese Mukamitsindo, la fondatrice della Cooperativa Karibu, ente che opera nella provincia di Latina nell’ambito dell’accoglienza e in progetti per il contrasto al caporalato.

La moglie di Soumahoro, Liliane Murekatete, scriva La Verità, “in pubblico sempre vestita con gli abiti tradizionali del Ruanda, alla Camera di commercio risulta consigliera del cda della Karibu, anche se durante i convegni e sulla stampa locale viene presentata come presidente, carica questa, invece, rivestita, carte alla mano, dalla mamma. Di fatto, però, deve essere Liliane a guidare l’azienda, assieme a un altro amministratore, pure lui ruandese, Michel Rakundo”.

I mancati pagamenti della cooperativa ai dipendenti

La Cooperativa Karibu, aggiudicataria, insieme a un’altra cooperativa, dei programmi di integrazione ed emersione del lavoro agricolo finanziati dalla Regione Lazio, però, è stata denunciata per il mancato pagamento degli stipendi dei suoi dipendenti.

La Cooperativa “ha chiuso l’ultimo bilancio in perdita di 175.000 euro. E ha accumulato debiti con gli istituti di credito per 453.535 euro e con i fornitori per poco più di 207.000 euro. Ai quali si sommano quelli verso gli istituti di previdenza e di sicurezza sociale. Per un totale di oltre 2 milioni. E nonostante il valore della produzione ammonti a 1.791.000 euro, con costo del personale fermo a 865.000, i dipendenti sono rimasti per un bel po’ a bocca asciutta”.

Indagini in corso

Le indagini sono in corso. “Sulla paga oraria, che sarebbe inferiore a quella prevista dai contratti nazionali di lavoro, e sui metodi di pagamento (alcuni, pare, provenienti da istituti di credito ruandesi) si starebbe concentrando ora l’analisi dell’Ispettorato del lavoro. Mentre dalla Prefettura confermano la volontà di affrontare la questione, convocando nell’immediatezza la delegazione sindacale di Uiltucs. Che negli ultimi giorni ha raccolto anche ulteriori testimonianze da altri cinque lavoratori, pure loro in arretrato con i pagamenti degli stipendi”, spiega La Verità.

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