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L’Unione africana sapeva dello scherzo dei comici russi a Giorgia Meloni?
L’Unione africana il 12 ottobre avvisò le capitali straniere di probabili tentativi di email phishing per contattare i vari leader. A chi si riferiva? Roma era stata informata? Dubbi e interrogativi che infittiscono il caso dello scherzo telefonico dei comici russi alla premier Meloni
Un nuovo colpo di scena nell’affaire della telefonata fake dei due comici russi di cui è rimasta vittima la premier Meloni e che è costata già il posto al consigliere diplomatico Francesco Talò.
Lo scorso 12 ottobre l’Unione africana ha diramato una nota con la quale metteva in guardia le capitali straniere dall’arrivo di email phishing per prendere contatto con i leader di turno. Una novità per certi versi clamorosa, considerato che lo statement è stato pubblicato sul sito ufficiale dell’Unione africana e postato lo stesso giorno sui propri canali social.
Statement on Phishing Emails Targeting Foreign Capitalshttps://t.co/WpV4k8n4qH pic.twitter.com/LjanOvmtZY
— African Union (@_AfricanUnion) October 12, 2023
Post che nelle stesse ore era stato rilanciato dallo stesso presidente della Commissione dell’Ua, Moussa Faki, col quale gli uffici di Palazzo Chigi credevano stesse parlando il 18 settembre il presidente del Consiglio.
COSA C’E’ SCRITTO NELLA NOTA DELL’UNIONE AFRICANA DEL 12 OTTOBRE
“E giunto all’attenzione dell’Ufficio di presidenza – si legge nella nota dell’Unione africana – che diverse capitali straniere sono state vittime di indirizzi e-mail falsi che pretendono di essere e-mail ufficiali del vice capo di stato maggiore per conto del presidente della Commissione dell’Unione Africana, chiedendo telefonate ai leader stranieri.
L’Unione Africana desidera inoltre ricordare che tutte le richieste di impegno ad alto livello da parte del Presidente avvengono sistematicamente attraverso i normali canali diplomatici, tramite Nota Verbale indirizzata alle ambasciate accreditate interessate con sede ad Addis Abeba, all’attenzione delle capitali straniere interessati”.
GLI INTERROGATIVI AUMENTANO SULLO SCHERZO TELEFONICO ALLA PREMIER MELONI
Le domande, legittime, a questo punto aumentano. A chi si riferivano? L’Unione africana come era stata informata di questi tentativi di phishing? Possibile che nessun diplomatico della Farnesina, di Palazzo Chigi, della nostra rappresentanza permanente presso l’Unione africana abbia letto questa nota né il post sui social. Eppure c’era stata la telefonata con Moussa Faki giusto qualche settimana prima. Eppure la premier Meloni – come da lei stesso riferito – aveva lanciato subito dopo un alert all’ufficio diplomatico.
Non solo. “Il punto – scrive Tommaso Ciriaco su Repubblica – è capire se parlassero anche dell’Italia, come il comunicato sembra fare: il problema è che, stando alla ricostruzione ufficiale fin qui fatta, il 12 ottobre non c’era alcuna certezza che la premier avesse parlato con i russi e non con Moussa Faki. Perché allora questo comunicato? Qualcuno sapeva?”
Tra l’altro nel corso dell’audizione ieri del sottosegretario Mantovano al Copasir in merito alla telefonata fake, sembra che sia emerso come gli uffici dell’ambasciatore Alberto Bertoni ad Addis Abeba fossero stati allertati. Neppure l’avvertimento lanciato dalla stessa Unione africana ha destato sospetto. Qualcuno l’avrà letta? Forse era troppo strana per sembrare vera…