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Milleproroghe, conto alla rovescia per l’approvazione

Milleproroghe

Il decreto Milleproroghe, approvato in Consiglio dei ministri prima di Natale, è ora atteso a Palazzo Madama per l’ultimo passaggio

Milleproroghe alle battute finali. Il via libera della Camera con voto di fiducia, ieri, e il passaggio — presumibilmente blindato — al Senato consentirà di rispettare i tempi di approvazione del decreto omnibus che nel frattempo ha assunto dimensioni molto rilevanti.

L’ITER DEL PROVVEDIMENTO

Varato salvo intese dal Consiglio dei ministri il 23 dicembre scorso e firmato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, una settimana dopo, il Milleproroghe è ora in fase di conversione in legge. Ieri il provvedimento ha avuto il disco verde di Montecitorio con 315 voti a favore e 221 contrari dopo che il governo ha chiesto il voto di fiducia. Ora l’ultimo lasciapassare, quello del Senato, dove l’esecutivo è probabile che chieda nuovamente il voto di fiducia su un testo che non dovrebbe subire modifiche per consentirne l’approvazione entro il 29 febbraio, termine ultimo per la conversione in legge.

COSA PREVEDE

Molte le misure nel decreto monstre che è via via cresciuto fino a contenere 82 articoli e 444 commi. Tra le misure contenute nel provvedimento c’è l’affidamento in via temporanea ad Anas delle concessioni autostradali oggetto di revoca e di risoluzione e lo slittamento al 31 luglio dell’aumento dei pedaggi autostradali. Sul fronte infrastrutture previsto il trasferimento a titolo gratuito della tratta ferroviaria Bari-Bitritto al gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale, Ferrovie dello Stato, e uno stanziamento di 58 milioni per finanziare la transizione ecologica dei bus a Roma nel periodo 2020-2034.

Andando a leggere il decreto si trova pure la nuova formula di Rc auto e moto definita “familiare” grazie alla quale è consentito di applicare all’assicurazione la classe di merito più conveniente tra quelle applicate ai veicoli di proprietà dello stesso nucleo familiare. Nel trasporto privato si introduce una serie di obblighi per il monopattini elettrici: per guidarli sarà necessario avere compiuto 14 anni e potranno essere utilizzati solo su strade urbane con limite di velocità a 50km/h. Per i minorenni obbligo di indossare il casco, un giubbotto o bretelle retroriflettenti dopo il tramonto.

Spazio a norme riguardanti il settore della sanità per disciplinare i meccanismi di entrata e di uscita dal mondo del lavoro con l’introduzione di quota 100. Un emendamento del governo prevede la possibilità per i medici di restare in servizio — pure se superati i 40 anni di attività — ma non oltre i 70 anni di età. Via libera alla misura che consente ai medici specializzandi di essere inquadrati a tempo determinato e con orario parziale già dal terzo anno di corso e approvati ulteriori finanziamenti al modelli di azienda ospedaliero-universitaria, i cosiddetti policlinici, grazie a 8 milioni di euro all’anno per il 2020-2029.

Sul fronte del lavoro vengono riaperti i termini per stabilizzare i precari della Pubblica amministrazione, che avranno tempo fino al termine del mese di dicembre 2020 per maturare i tre anni di servizio, anche se non continuativi, negli ultimi otto. Per i dipendenti dell’acciaieria di Taranto sono stanziati 19 milioni di euro per il 2020 e per gli addetti dei call center 20 milioni. Prorogati per un anno anche gli interventi di cigs per i lavoratori delle imprese che si trovano in Campania, Veneto e Liguria.

Nel Milleproroghe ci sono anche norme relative al fabbisogno energetico. Per le piccole imprese il trasferimento al mercato libero viene anticipato a gennaio 2021 anziché gennaio 2022. Nel caso di microimprese e di utenze domestiche il termine resta confermato a gennaio 2022. Per l’anno in corso viene  prorogato l’accesso agli incentivi per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a biogas, con potenza elettrica non superiore a 300 kW (per un ulteriore costo annuo di 25 milioni di euro).

Come se non bastasse, nelle ultime settimane a rallentare il percorso del provvedimento ci hanno pensato le polemiche fra i partiti di maggioranza che hanno anche minato la stabilità — già precaria — del governo: quella sul lodo Annibali — che ha ricevuto parere contrario dei relatori e dell’esecutivo — per rinviare l’entrata in vigore della riforma della prescrizione e quella per il trasferimento delle concessioni all’Anas, avversata dal partito di Matteo Renzi.

LE NORME SULL’EDITORIA

Nel Milleproroghe ampio spazio è riservato alle misure riguardanti l’editoria. Le norme in oggetto prevedono la proroga di altri 12 mesi, rispetto ai 12 previsti dalla legge di Bilancio, ai tagli ai contributi diretti che dovevano partire proprio dall’anno in corso. Dunque la proroga raggiunge i 24 mesi totali rispetto ai termini fissati durante il governo gialloverde dall’allora sottosegretario all’Editoria Vito Crimi, oggi capo politico del Movimento Cinque Stelle. Per quanto riguarda invece la destinazione dei contributi diretti, si chiarisce che non possono richiederli le società editrici di quotidiani e di periodici in cui hanno quote maggioritarie gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate in mercati regolamentati.

Novità in arrivo pure per le agenzie di stampa. Approvata dalle commissioni la proroga fino al 31 dicembre 2020 dei contratti di convenzione con Palazzo Chigi — al momento in essere per dieci società — per la fornitura di servizi giornalistici e informativi. In tal modo l’esecutivo intende prendere tempo per superare il sistema dei bandi di gara voluto dal sottosegretario all’editoria durante il governo Renzi, Luca Lotti, e per preparare nuovi meccanismi per l’assegnazione dei contributi.

Un altro elemento positivo viene introdotto per le agenzie che al momento sono destinatarie di cassaintegrazione: il Milleproroghe consente di prolungare la durata massima del trattamento di altri 12 mesi e dunque di tenere le redazioni in cassaintegrazione fino al 31 dicembre 2020 con il limite di 2 milioni di euro per l’anno in corso.

Il decreto si occupa poi di una nota assai dolente per il settore ovvero la crisi dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti. Ai vertici viene dato tempo fino al 30 giugno per inviare al governo un bilancio tecnico attuariale oppure scatterà il commissariamento.

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