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Mps, partita la corsa alla successione di Marco Morelli

Mps Monte Dei Paschi Di Siena

Ad aprile si conoscerà il nome del nuovo amministratore delegato di Mps. Secondo indiscrezioni il Mef punta su Marina Natale, ad di Amco. Fra i nomi che circolano anche quelli di Alberto Minali, Fabrizio Viola, Fabio Gallia

All’interno del risiko delle banche italiane, iniziato con l’offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo a Ubi Banca, c’è un’altra pedina da sistemare: la guida di Montepaschi. L’attuale amministratore delegato in scadenza, Marco Morelli, ha già fatto sapere di non essere disponibile per un nuovo mandato. L’assemblea del 6 aprile è chiamata a decidere chi sarà il nuovo capo del board di Rocca Salimbeni.

Intanto il ministero dell’Economia e delle Finanze, azionista di maggioranza dell’istituto con il 68%, ha tempo fino al 12 marzo – ovvero 25 giorni prima dell’assemblea – per presentare la lista per il rinnovo del consiglio d’amministrazione, ad compreso.

Rumors insistenti danno per favorita l’attuale ad di Amco, Marina Natale. Secondo Milano Finanza sarebbe lei la prima scelta di Via XX Settembre che però avrebbe in carniere anche altri nomi in caso di rinuncia da parte della manager lombarda.

CHI È MARINA NATALE

Da luglio 2017 amministratore delegato di Amco, ex Sga, la controllata del Tesoro in cui sono confluiti i crediti deteriorati di Veneto Banca e Popolare Vicenza e dove dovrebbero confluire anche gli Npl di Montepaschi, Marina Natale è nata a Saronno, in provincia di Varese, nel 1962. Laureata alla Cattolica di Milano in Economia e commercio, nel 1988 è entrata nel Credito Italiano e in seguito è rimasta in Unicredit con vari ruoli fino a diventare prima cfo e poi deputy general manager. Attualmente è anche membro del cda di Fiera Milano, di Valentino e del Comitato Investitori Italiani Recovery Fund (ex Atlante II).

GLI ALTRI NOMI IN LIZZA

Secondo MF, però, Natale potrebbe dire di no alla nomina visto il grande impegno profuso e da profondere in Amco. Ecco dunque che a Via XX Settembre si sta pensando a un’alternativa tra Fabio Innocenzi, ex ad di Carige; Alberto Minali, ex dg di Generali ed ex ad di Cattolica Assicurazioni, defenestrato il 31 ottobre scorso in polemica – pare – con il presidente Paolo Bedoni; Edoardo Ginevra, cfo di Banco Bpm; Mauro Selvetti, ex ad del Credito Valtellinese.

In vista di una fusione, evidenzia il quotidiano finanziario, si potrebbe pure preferire una scelta interna come il cfo di Mps Andrea Rovellini o il chief commercial officer Giampiero Bergami.

Nei giorni scorsi invece Il Messaggero ha tirato fuori il nome di Fabrizio Viola, amministratore delegato del Monte dal 2012 al 2016 e coinvolto nell’inchiesta per gli scandali Alexandria e Santorini.

Tra gli altri candidati ci sarebbero pure l’ex ad di Cassa depositi e prestiti, Fabio Gallia, e l’ex ad di Poste Italiane, Francesco Caio.

LE PRIORITÀ DEL NUOVO AD

Chiunque si insedierà alla guida della banca senese troverà ad attenderlo un compito non semplice. Oltre ai pesanti possibili esborsi per le richieste di danni legate ai processi penali in corso per le operazioni Alexandria e Santorini, la spada di Damocle sulla testa di Mps è rappresentata dal fardello dei crediti deteriorati. Amco, l’ex Sga di proprietà del Tesoro, è disposta ad acquistarli e a creare dunque una sorta di bad bank ma il dossier non è affatto semplice e si trascina da mesi, con funzionari e advisor di Commissione Ue, Tesoro, Amco e Rocca Salimbeni al tavolo negoziale.

Il piano di scissione fino a 14 miliardi, presentato a Bruxelles l’estate scorsa, aveva ricevuto indicazioni negative dalla Commissione e per questo era stato riformulato e ripresentato. Secondo indiscrezioni raccolte da fonti finanziarie, pare che non andasse bene il prezzo di trasferimento dei crediti che doveva essere allineato ai valori di mercato e non a quelli di carico del bilancio della banca.

Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Public Policy Bruxelles non avrebbe ancora preso una decisione definitiva sulla questione che è alquanto delicata perché si tratta di stabilire se il Tesoro, con Amco, interviene o meno a condizioni di mercato.

La risoluzione della questione Npl, peraltro, è tutt’altro che secondaria ed è prodromica all’uscita dall’azionariato del Mef. Operazione che deve avvenire entro il 2021.

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