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Murelli (Lega): la lotta all’inflazione passa (anche) da welfare aziendale

Elena Murelli

Conversazione con Elena Murelli, già Onorevole della Lega nel corso della XVIII Legislatura e membro della Commissione Lavoro, candidata dal Centrodestra alle prossime elezioni del 25 settembre al Senato nel collegio uninominale che comprende Parma, Piacenza e una parte della provincia di Reggio Emilia

Come intervenire sul mondo del lavoro per aumentare il potere d’acquisto delle famiglie? La risposta non è certo univoca, ma una soluzione ha trovato condivisione maggiore sia da parte dei sindacati che dei datori di lavoro:  intervenire sul welfare aziendale per aumentare sia la cifra a disposizione, che la platea dei servizi compresi, incentivando anche l’utilizzo dello strumento anche da parte delle aziende più piccole e allargare il più possibile il numero dei lavoratori coinvolti.

Abbiamo parlato di questo e delle sfide che attendono il Paese nei prossimi mesi, con Elena Murelli, che nella XVIII Legislatura è stata membro della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati in quota Lega e alle elezioni del prossimo 25 settembre sarà candidata dalla coalizione di Centrodestra al Senato nell’importante collegio uninominale che comprende le province di Parma, Piacenza e la parte settentrionale di Reggio Emilia comprendente i comuni di Correggio, Guastalla, Bresciello e Boretto.

Murelli, il Decreto Aiuti bis ha aumentato per quest’anno la soglia di esenzione per i fringe benefit concessi ai lavoratori dipendenti da parte dei datori di lavoro, portandolo a 600 euro e ha allargato il beneficio ad altri beni e servizi fra cui il pagamento delle utenze. Lei ha lavorato molto nel corso di tutta la Legislatura su queste tematiche, crede che lo strumento possa offrire un aiuto concreto alle famiglie in questo particolare momento storico?

Il welfare aziendale rappresenta uno strumento fondamentale per aiutare le famiglie nella lotta contro l’inflazione poiché aumenta il potere d’acquisto dei lavoratori, senza gravare sui datori di lavoro. Il grande vantaggio della misura è che le cifre destinate al welfare aziendale vanno ad integrare la normale retribuzione ma, al contrario di quest’ultima, non possono “andare a risparmio” e devono essere spese dai lavoratori entro l’anno fiscale di riferimento. In questo modo, non solo si porta vantaggio a lavori e datori di lavoro, ma si contribuisce anche alla crescita dei consumi, in un momento in cui l’inflazione rischia invece di portare a una loro contrazione. Per questo motivo, nel corso della mia esperienza alla Camera ho lavorato assieme ai colleghi del mio gruppo, presentando numerosi emendamenti nell’ambito di tutti i decreti che intervenivano in materia di lavoro con il fine di promuovere lo strumento e adattare la soglia di esenzione, mai aggiornata, all’attuale contesto dei prezzi. Sempre con questo obiettivo, mi sono fatta anche promotrice dell’unico Disegno di Legge volto al riordino della normativa in materia di lavoro, occupazione e incremento della produttività. Sono quindi lieta che il Governo abbia accolto le nostre istanze e che il duro lavoro messo in campo abbia portato a risultati concreti a favore delle famiglie duramente colpite dall’aumento dei prezzi.

Quali devono essere secondo lei i passi futuri da compiere in quest’ambito?

C’è ancora tanta strada da fare per permettere al welfare aziendale di esprimere tutto il suo potenziale. Il primo passo è sicuramente quello di dare ascolto alle richieste dei lavoratori e delle piccole e medie imprese, vere colonne del nostro tessuto economico, stabilizzando definitivamente l’aumento della soglia di esenzione. Sarà, inoltre, importante procedere ad un ulteriore allargamento della platea dei beni e servizi che rientrano nell’ambito della misura, andando a comprendere ad esempio il rimborso degli affitti degli studenti fuori sede, le spese veterinarie e la mobilità sostenibile. L’obiettivo generale deve essere quello di promuovere l’utilizzo dello strumento, interessando un numero sempre più ampio di lavoratori e permettendo anche alle imprese più piccole di accedervi.

Alla luce della difficile congiuntura economica, quanto sarà importante il rapporto fra la politica e le parti sociali e quale potrebbe essere il loro ruolo nell’accompagnare il Paese attraverso le sfide che lo attendono?

Il delicatissimo contesto in cui ci troveremo ad agire nella prossima Legislatura impone alla politica la necessità di pacificare gli animi e fare da mediatrice fra tutte le istanze sollevate e promosse dalla società civile. Personalmente ho sempre basato la mia attività, sia sul territorio che a livello nazionale, sulla collaborazione con tutti gli attori interessati e credo che la politica non possa prescindere dal dialogo. In momenti di difficoltà come quello che il Paese si trova ad affrontare è fondamentale ascoltare l’opinione di chi, come i sindacati e le associazioni datoriali, si trova tutti i giorni ad essere impegnato concretamente nelle sfide che ci vengono poste.

Lei è candidata in un collegio uninominale che raggruppa tre province Reggio Emilia, Parma e Piacenza, città molto diverse tra loro, qual è la sua ricetta per il territorio? 

Ho da sempre lavorato prestando grande attenzione ai bisogni del territorio, e focalizzandomi sul benessere delle famiglie e sulla valorizzazione delle piccole e medie imprese. Il territorio dove sono candidata è operoso e straordinario, caratterizzato dallo spirito imprenditoriale e tenace dei suoi cittadini. Nella prossima legislatura continuerò ad impegnarmi per semplificare la burocrazia ed eliminare lacci e lacciuoli che ancora frenano lo sviluppo dell’industria e del nostro Paese anche per essere più competitivi rispetto ai mercati esteri o attrattivi per gli investitori. Io credo che il nostro territorio debba continuare ad essere un volano per l’economia nazionale. Dobbiamo guardare al futuro con ottimismo, ricordando che siamo un Paese unico e continuando ad impegnarci facendo ognuno la sua parte.

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