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Perché bar e ristoranti faticano a trovare oltre 150mila camerieri

Camerieri

AAA cuochi, camerieri, stagionali cercasi. Per Federturismo la colpa è del reddito di cittadinanza. Fipe: “Oltre 120mila professionisti a tempo indeterminato, a causa dei troppi impedimenti imposti alle nostre attività, hanno preferito cambiare lavoro e interrompere i loro contratti”

Una situazione che sa quasi di beffa. Dopo le chiusure, le riaperture potrebbero essere azzoppate dalla mancanza di lavoratori. Lo aveva già denunciato, qualche tempo fa, Federturismo: “Con crescente frequenza, e in tutto il Paese, gli imprenditori non riescono a reperire sul mercato le professionalità e i profili normalmente in forza al settore durante i periodi di alta stagionalità”.

Secondo l’associazione aderente a Confindustria, la colpa è dell’assegno voluto dai pentastellati a sostentamento dei disoccupati: “La ragione pare sia dovuta al fatto che molti percettori del Reddito di Cittadinanza, male interpretando lo spirito della misura, preferiscono continuare a percepire il sussidio al posto di rientrare nel mondo del lavoro”. Mancano insomma i bagnini sui litorali, i baristi e i camerieri. Il medesimo allarme ora proviene da Confcommercio.

Roberto Calugi, direttore generale di Fipe, ha sottolineato come sulle riaperture gravi “un’incognita che rischia di compromettere questa ripresa: mancano all’appello circa 150mila lavoratori. In particolare – prosegue – stiamo parlando dei 120mila professionisti a tempo indeterminato che nel corso dello scorso anno, a causa dei troppi impedimenti imposti alle nostre attività, hanno preferito cambiare lavoro e interrompere i loro contratti”.

Chi manca all’appello? “Si tratta di cuochi e bar tender di lunga esperienza, attorno ai quali, spesso, sono state costruite intere imprese. A questi si aggiungono altri 20mila lavoratori che lo scorso anno lavoravano a tempo determinato e che oggi, anche alla luce dell’incertezza sul futuro, potrebbero preferire strumenti di sostegno al reddito, invece di un vero impiego”. “Per invertire questo trend e rendere nuovamente la ristorazione attrattiva soprattutto per le figure più professionalizzate, è importante che la politica dia un segnale di fiducia, ribadendo che il processo di riapertura sarà irreversibile”, conclude Calugi.

 

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