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Perché Giorgetti è rimasto da solo (o quasi) dopo il ko al superbonus
Timida Fdi ma Lega e Forza Italia, i presidenti di Regione del centrodestra e i moderati non vedono bene l’ultima mossa del ministro dell’economia sul superbonus
Oramai non serve più scriverlo ma comunque farlo notare è sempre utile. Il centrodestra continua ad essere diviso su tanti dossier di governo ma ciò non coincide con una crisi dell’esecutivo. Altro è pensare, invece, che dopo le elezioni europee possa davvero cambiare qualcosa negli equilibri interni. Per ora, restiamo sui dissidi quotidiani e l’ultimo da registrare è sul superbonus, la misura simbolo dei 5 Stelle .
CHE COSA HA DECISO GIORGETTI SUL SUPERBONUS
Tutto parte da quanto deciso in consiglio dei ministri martedì sera: stop alla cessione del credito e lo sconto in fattura, congelato il bonus 110% anche laddove rimasto, cioè per le aree terremotate, le Onlus e le Residenze sanitarie e assistenziali. Il termine ultimo del 4 aprile, dunque, diventa definitivo e annulla la proroga possibile fino al 15 ottobre.
Basta con questa “eccessiva generosità”, ha detto il ministro. Che intanto pensa a far fuori il capo della Ragioneria di Stato Biagio Mazzotta per alcuni conti, pesanti, che non tornano.
LE REAZIONI INTERNE ALLA MAGGIORANZA DI GOVERNO
Si può dire che su tali decisioni il ministro dell’Economia sia rimasto sostanzialmente solo, con le sue responsabilità? Possiamo dirlo. Il suo equilibrismo tra il tecnico e il politico funziona ma con tutti i rischi connessi. Se è vero che il supporto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni non è mancato, è anche vero che molti presidenti di Regione del centrodestra, nonché esponenti degli altri partiti della maggioranza – Fdi esclusa, più timida – dalla Lega passando per Forza Italia finanche ai moderati di Maurizio Lupi e l’Udc. “Le aree del cratere sismico del 2009 e del 2016-2017 nel Centro Italia, a partire dai territori del Molise, vanno salvaguardati e, dunque, vanno tenuti fuori dalla stretta sul Superbonus”, ha detto il segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa. “Sono fiducioso che si arriverà a una valutazione approfondita. Dobbiamo assolutamente tutelare tutte le fasi della ricostruzione in quelle zone distrutte dal sisma come in Abruzzo, nel Lazio e in Molise. Quindi chiediamo che ci sia una revisione delle misure considerando che non possono i territori e quindi cittadini e imprese a pagare le conseguenze negative di un Superbonus made in Cinque stelle che ha effetti nefasti per i conti pubblici”.
Antonio Tajani – e in generale il partito berlusconiano – parla ad esempio di possibilità di miglioramento del decreto, che comunque era necessario. “La stretta sul Superbonus è indispensabile perché sono a rischio i conti pubblici a causa di troppi abusi nell’utilizzo di questo strumento che, in linea di principio, non era sbagliato. Purtroppo è stato utilizzato senza controlli e questo ha provocato danni gravi ai conti dello Stato”, ha detto ad Affari Italiani. “Il giusto provvedimento approvato l’altro ieri si può migliorare in Parlamento in alcuni punti. Penso alla cessione dei crediti ancora possibili: invece di autorizzarne uno solo se ne possono autorizzare due. Uno all’azienda, il secondo ad un istituto di credito. Si può correggere anche la parte dedicata al Superbonus sisma, ma solo per le aree terremotate. Siamo al lavoro e sono convinto che troveremo un accordo positivo con tutti i partiti della maggioranza”. Dalla Lega e dai governatori di Lazio e Abruzzo, passando per i sindaci dei comuni coinvolti (anche in Sicilia, Campania, Marche) si fa notare, più specificatamente, che bisognava garantire quei fondi per la ricostruzione dal sisma del Centro Italia. E chiedono un incontro al Governo. “Ho recepito e faccio mie, insieme con tutti i parlamentari abruzzesi, le preoccupazioni suscitate negli abitanti delle zone interessate dalla ricostruzione dall’annuncio dell’ultimo decreto sul Superbonus. Già nella giornata di ieri ho avuto modo di rappresentarle direttamente al ministro Giancarlo Giorgetti in un incontro al Mef, riscontrando la sua positiva attenzione”, ha affermato il deputato e responsabile economico della Lega, Alberto Bagnai. “Le misure di incentivo legate alla ricostruzione nelle zone colpite dal sisma sono e vanno tenute concettualmente distinte dal cosiddetto Superbonus”. E infine: “Nel cratere del sisma gli incentivi fiscali intervengono per indennizzare i proprietari degli extra costi derivanti dall’eccezionale aumento delle materie prime, aumento causato in parte proprio dalla natura distorsiva del Superbonus. In assenza di questo indennizzo il governo dovrebbe rivedere i parametri del contributo alla ricostruzione, sostenendo comunque un esborso, per assicurare i diritti dei proprietari colpiti dal sisma. Si sta lavorando per tenere conto di questo dato di fatto nel testo del decreto, che deve ancora uscire e naturalmente sarà sottoposto al vaglio parlamentare”.
“La norma per lo stop al superbonus è in corso di definizione e abbiamo già incontrato il ministro Giorgetti per regolamentare il caso del cratere sisma Centroitalia dove la misura è fondamentale per il completamento della ricostruzione”, hanno comunicato ad esempio la segretaria della Lega Marche deputata Giorgia Latini e il responsabile enti locali Centro Italia della Lega deputato Riccardo Augusto Marchetti dopo l’annuncio dello stop al superbonus che sta generando forte preoccupazione nelle aree del cratere sisma del Centro Italia. “La Lega è la forza politica che più ha attenzionato le problematiche del sisma 2016 fin alle prime ore, dando quelle risposte legislative che hanno consentito l’avvio massivo della ricostruzione. Con tutta la filiera di governo, a partire dal capogruppo della Lega in Regione Marche Renzo Marinelli, punto di riferimento per le questioni sisma, lavoriamo ad una norma equa e funzionale consapevoli che i territori dell’entroterra appenninico non possono subire le conseguenze dei problemi creati dal superbonus del governo Pd-M5s di cui paghiamo oggi pesantissime conseguenze di bilancio”. Alle conseguenze dei numerosi strappi interni alla maggioranza, invece, ci si penserà al massimo dopo le europee.