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Perché sulle ex caserme Reni a Roma sono in gioco la certezza del diritto e la credibilità del Paese
Cdp vuole rifare la gara per le ex caserme di via Guido Reni a Roma, cosa comporta e quali sono i rischi
Il progetto di riqualificazione delle ex caserme di via Guido Reni a Roma, uno dei più ambiziosi piani di rigenerazione urbana della Capitale, è a un punto di svolta critico. Nonostante una procedura durata oltre un anno e l’offerta vincolante avanzata da Coima, l’unico partecipante rimasto, Cassa Depositi e Prestiti sembra ora intenzionata a rimettere tutto in discussione. C’è sul tappeto la decisione di annullare la gara e riaprire i giochi. Ipotesi che lascerebbe in sospeso un investimento da 500 milioni di euro e getterebbe un’ombra sul futuro del Museo della Scienza, progetto chiave della giunta Gualtieri.
Il risultato? Un’impasse che potrebbe paralizzare la rigenerazione del quartiere Flaminio per almeno un altro anno, con ripercussioni pesanti per la città e per il mercato immobiliare italiano. Non solo, la vicenda potrebbe minare la credibilità del nostro sistema Paese in chiave internazionale sul fronte delle privatizzazioni immobiliari, rischiando “di mettere in cattiva luce la reputazione dell’Italia agli occhi degli investitori nazionali ed esteri” scriveva Il Giornale pocho giorni fa.
IL PROGETTO SOSPESO: UN INTERVENTO DA 500 MILIONI A RISCHIO
Situato nel cuore del Flaminio, il compendio delle ex caserme rappresenta uno degli asset più importanti del patrimonio immobiliare romano, con un’estensione di 50mila metri quadri. La vendita dell’area avrebbe dovuto segnare l’inizio di un vasto piano di rigenerazione, destinato a trasformare lo spazio in un polo residenziale, commerciale e culturale. Tra i progetti previsti spicca il Museo della Scienza, un’iniziativa da 75 milioni di euro, strettamente legata ai proventi generati dalla cessione.
COS’E’ COIMA E CHI C’E’ DIETRO
L’unica offerta vincolante a rimanere in campo è quella avanzata da Coima – realtà imprenditoriale costituita dal manager Manfredi Catella (il più attivo degli sviluppatori sulla piazza di Milano, scrive il Fatto quotidiano). Alle spalle di Coima – come emerge dai media – una lunga serie di investitori quali Enpam, Intesa San Paolo, Cassa Forense, Inarcassa, Cassa Commercialisti, Fondazione Padova e Rovigo, Compagnia di San Paolo e Fideuram Vita.
“Coima – si legge sul loro sito – è un gruppo leader nell’investimento, sviluppo e gestione di patrimoni immobiliari per conto di investitori istituzionali. Attivo dal 1974 nel settore immobiliare italiano, fra i progetti più importanti il gruppo ha sviluppato e gestisce ancora oggi il quartiere Porta Nuova a Milano, uno dei più prestigiosi piani di riqualificazione urbana d’Europa”.
TRA TENSIONI INTERNE E DIETROFRONT, COSA STA SUCCEDENDO
Nonostante questa offerta, CDP non ha ancora assegnato la gara. Al contrario, fonti interne – come emerso su alcuni organi di informazione negli ultimi giorni – indicano la volontà di rimettere in discussione l’intera operazione, puntando a una maggiore valorizzazione dell’asset attraverso una nuova gara o addirittura mantenendo una partecipazione minoritaria del 15%. Un cambiamento di rotta che allunga i tempi e introduce forti incertezze.
La decisione di CDP di non procedere con l’assegnazione, nonostante il parere favorevole dei suoi comitati interni, rappresenta – si legge nei vari retroscena – un segnale di tensioni interne alla società. Mentre il ramo immobiliare di CDP, Real Asset, aveva giudicato congrua l’offerta di Coima, il consiglio di amministrazione della holding sembra insoddisfatto del prezzo, ritenendolo inferiore alle aspettative iniziali.
Le motivazioni precise di questo ripensamento non sono del tutto chiare, ma appare evidente che all’interno di CDP esistono visioni divergenti. Questo cambiamento di rotta, tuttavia, non è privo di rischi: rifare la gara potrebbe non solo allungare i tempi, ma potrebbe anche non portare a un’offerta migliore, in un mercato che finora ha mostrato scarso interesse per l’area, considerati gli oneri e le complessità legate al progetto.
LA LETTERA DELL’AVVOCATO GIANNI: POSSIBILI CONSEGUENZE LEGALI
A complicare ulteriormente la vicenda è intervenuta una lettera dell’avvocato Franco Gianni, uno dei più celebri avvocati italiani, che rappresenta Coima e il consorzio di investitori dietro l’offerta. La notizia della missiva, definita “esplosiva”, è stata resa nota da Ferruccio De Bortoli nella sua nuova rubrica sul sito del Corriere della Sera nella quale pone il tema della garanzia del diritto.
Ottima “Frammenti” di oggi. La nuova rubrica di @DeBortoliF ci fa riflettere sul tema della mancanza di “certezza del diritto”, che gli anglosassoni chiamano “rule of law”. Il tema ciclicamente riemerge e allontana investitori e risorse dal Belpaese. #ruleoflaw #Economia…
— Giulio Centemero (@GiulioCentemero) October 15, 2024
Nella lettera, infatti, Gianni ipotizza conseguenze legali nel caso in cui CDP decidesse di annullare la gara. Le parole dell’avvocato pongono l’accento sull’importanza della trasparenza e della credibilità nelle operazioni di privatizzazione, soprattutto in un contesto come quello italiano, dove il mercato immobiliare è ancora fortemente dipendente da iniziative pubbliche. Il caso delle ex caserme di via Guido Reni, infatti, non riguarda solo un singolo progetto di sviluppo, ma tocca temi più ampi legati alla gestione del patrimonio pubblico e alla capacità di attrarre investitori.