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Riduzione dei parlamentari: primo sì della Camera

Seggi Parlamento Proporzionale Coronavirus

Ieri alla Camera è arrivato il primo ok alla riforma che prevede il taglio dei parlamentari a partire dalla prossima legislatura

I voti a favore sono stati 310, 107 invece i contrari e 5 gli astenuti. Oltre alla maggioranza a votare a favore è stata anche Forza Italia e Fratelli d’Italia, contrario lo schieramento di centrosinistra.

La proposta di legge dovrà ora affrontare la seconda lettura da parte delle Camere e dato che il testo è stato approvato senza modifiche ora lo si potrà solo approvare o rifiutare in blocco.

La riforma troverà applicazione non prima che siano trascorsi sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge stessa al fine di consentire l’adozione del decreto legislativo in materia di determinazione dei collegi elettorali.

COSA PREVEDE LA RIFORMA

La proposta di legge prevede la modifica degli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione stabilendo la riduzione dei parlamentari che passeranno da 945 a 600, in pratica 345 eletti in meno.

Più precisamente:

il numero dei deputati passa da 630 a 400, compresi i deputati della circoscrizione estero che passeranno da 12 a 8;

il numero dei senatori, invece, verrà ridotto da 315 a 200, compresi i senatori eletti nella circoscrizione estero che da 7 passeranno a 4.

La riforma comprende anche la riduzione del numero minimo di senatori per Regione o Provincia autonoma che da 7 passa a 3 (restano 2 per il Molise ed 1 per la Valle d’Aosta);

Il numero dei senatori a vita in carica nominati dal Presidente della Repubblica non potranno essere complessivamente superiori a 5. Rimane la figura dei “senatori di diritto a vita” ex Presidenti della Repubblica salvo rinuncia.

IL CENTROSINISTRA

Pd, Leu +Europa e Civica popolare hanno votato in modo contrario. Hanno evidenziato altri aspetti suffragati dalle critiche dei costituzionalisti ascoltati nelle audizioni secondo i quali è vero che si taglia il numero complessivo dei parlamentari ma lo si fa mantenendo il bicameralismo perfetto, con l’Italia che è l’unica Repubblica parlamentare ad averlo. Per il centrosinistra quindi meglio un unica Camera politica di 500 deputati e un Senato delle Regioni, come previsto dalla riforma Boschi.

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