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Stallo su Dl Crescita: nodi su Alitalia, Salva Roma e Carige

Palazzo Chigi

Prosegue il tormentato percorso del dl Crescita, “determinante per il governo” secondo il presidente Conte. Rimandato lo sbarco in Aula alla Camera, ieri arrivato l’emendamento dei relatori sul maxi scivolo fino a 7 anni dalla pensione per i dipendenti di aziende con oltre 1.000 lavoratori

Riprende oggi in commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera l’esame del decreto Crescita che, insieme al dl Sblocca cantieri, è “determinante per il governo”. Questo il parere del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha accennato ai due provvedimenti durante la conferenza stampa in cui ha chiesto ai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini chiarezza sulle loro intenzioni nel prosieguo dell’esecutivo gialloverde. E proprio ieri è stata una giornata ricca di colpi di scena per il dl Crescita e che doveva concludersi con una riunione a riguardo tra gli alti esponenti dell’esecutivo. Riunione che è saltata per via dello scontro fra il viceministro del Mef, Massimo Garavaglia, e lo stesso Conte sul dl Sblocca cantieri. Si allungano dunque i tempi anche per il decreto Crescita che sarebbe dovuto arrivare stamani in Aula per la discussione generale. Attesi per oggi i subemendamenti alle proposte presentate dai relatori Giulio Centemero (Lega) e Raphael Raduzzi (M5S).

GLI EMENDAMENTI DEI RELATORI CENTEMERO (LEGA) E RADUZZI (M5S)

Al momento le commissioni hanno esaminato gli emendamenti presentati fino all’articolo 33 del provvedimento, ma la maggior parte delle proposte di maggioranza sono state accantonate. Le uniche modifiche approvate ieri riguardano tre proposte presentate dai relatori, che però si limitano a specificare e sistemare dei rimandi normativi.

Tra i 16 emendamenti presentati ieri da Centemero e Raduzzi – che si sommano ai due arrivati la settimana scorsa e relativi alle finanze del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia – ce n’è uno per i bilanci delle ex Province siciliane, un altro sul credito d’imposta per accedere alle fiere internazionali, lo sblocco del turn over nelle Regioni e nei Comuni, il sostegno al Comune di Campione d’Italia. Spazio poi alla promozione delle nuove tecnologie per la lingua dei segni (Lis), a norme per la competitività delle imprese italiane che operano nell’ambito di tecnologie avanzate e producono sistemi civili, duali e militari, alla possibilità della cessione del credito d’imposta per i fornitori degli interventi di efficientamento energetico, all’innalzamento dell’importo garantibile per i minibond, alla modifica dei riferimenti temporali dei redditi e dei patrimoni per il calcolo dell’Isee.

Ancora non sono stati risolti i nodi sul “Salva Roma”, sulla continuità del servizio in Alitalia e sulla possibilità per Carige di trasformare le Dta, ovvero le imposte differite, in credito d’imposta in caso di aggregazioni bancarie sotto il limite dei 30 miliardi di attivo.

L’EMENDAMENTO SUL CONTRATTO DI ESPANSIONE

Fra le proposte di modifica presentate dai relatori spicca il maxi scivolo, fino a 7 anni dalla pensione di vecchiaia o anticipata, per chi lavora in un’azienda di oltre 1.000 dipendenti. A chi intende uscire dal lavoro viene riconosciuta una indennità mensile commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del suo contratto così come determinato dall’Inps. La misura depositata da Centemero e da Raduzzi – per cui vengono messi sul tavolo 30 milioni per quest’anno e 40 milioni per il prossimo – si applica solo per il biennio 2019-2020 e deve prevedere, al contempo, la presentazione di un programma di assunzioni e un processo di rinnovamento tecnologico per l’impresa che vi aderisce.

In sostanza la norma riscrive la parte del Jobs Act dedicata ai contratti di solidarietà espansiva e, in caso di approvazione, si passerà ai nuovi contratti di consultazione che andranno firmati con il ministero del Lavoro e i sindacati più rappresentativi.

LE CRITICHE DELL’OPPOSIZIONE

Da registrare, sempre nella convulsa giornata di ieri, anche le proteste dell’opposizione al momento dell’arrivo del pacchetto di emendamenti dei relatori. Il Partito Democratico, in particolare i deputati Francesco Boccia, Maria Elena Boschi e Luigi Marattin, ha lamentato lo scarso tempo a disposizione per l’esame delle norme e “l’assenza di spiegazioni e di relazioni tecniche” ai testi. Lo slittamento del tempo per presentare i subemendamenti non ha comunque calmato gli animi.

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