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Va in aula al Senato il taglio dei parlamentari

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Maggioranza compatta sulla proposta di legge costituzionale per ridurre il numero dei parlamentari, ma servirà referendum

Va in aula domani a Palazzo Madama la proposta di legge costituzionale per ridurre di 345 membri il numero dei parlamentari, tra deputati e senatori. Un provvedimento su cui la maggioranza (per una volta) appare compatta.

I REDATTORI

Il testo uscito dalla commissione Affari costituzionali riunisce tre diverse proposte presentate da Gaetano Quagliariello; Roberto Calderoli (Lega) e Gianluca Perilli (M5s); Stefano Patuanelli (M5s) e Massimiliano Romeo (Lega).

LA PROPOSTA DI RIDUZIONE DEL NUMERO DEI PARLAMENTARI

Modificando gli articoli 56 e 57 della Costituzione, la proposta prevede una riduzione pari al 36,5 per cento del numero dei parlamentari, dagli attuali 945 a 600. Più precisamente, il numero dei deputati passa da 630 a 400, compresi i deputati eletti nella circoscrizione Estero, che sono ridotti da dodici a otto. Il numero dei senatori elettivi, invece, è ridotto da 315 a 200, compresi i senatori eletti nella circoscrizione Estero, che passano da sei a quattro. La proposta modifica anche il numero minimo di senatori per Regione che da sette passa a quattro (quale arrotondamento della proporzione, a seguito della riduzione, che è di 4,4). È inoltre ridotta ad una unità la rappresentanza senatoriale del Molise. Stabilito anche un nuovo principio, con una modifica all’articolo 59 della Costituzione, sui senatori a vita, prevedendo che il numero complessivo dei senatori di nomina presidenziale in carica non sia superiore a cinque. Le nuove norme avranno applicazione dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della legge.

RIVISTI ANCHE I COLLEGI ELETTORALI

Parallelamente al taglio del numero di parlamentari, il Senato deve esaminare anche il Ddl ordinario per il ridisegno dei collegi elettorali, ritenuto “necessario” dalla maggioranza in vista del nuovo assetto delle camere. Il testo in discussione non prevede più un’indicazione numerica fissa dei collegi uninominali bensì un’indicazione, sottoforma di frazione, al numero totale dei deputati e dei senatori. In particolare, il ddl parlamentare prevede un numero di collegi uninominali pari a “tre ottavi del totale dei seggi da eleggere nelle circoscrizioni”, con arrotondamento all’unità inferiore per la Camera, all’unità più prossima per il Senato.

SBUFFANO LE OPPOSIZIONI

Sul testo base per il ‘dimagrimento’ delle Camere uscito dalla commissione, le opposizioni si sfilano. Per Forza Italia si tratta “solo di uno spot per i social” che serve “a sbandierare un risultato alle Europee”. Sì dunque alla riduzione del numero dei parlamentari, ma “in un contesto organico di riforma”. Contrario anche il Pd, con Maurizio Martina che rilancia. “Sì – dice il candidato alla segreteria – al taglio dei parlamentari, basta bicameralismo perfetto. Il Senato diventi Camera delle autonomie con funzioni diverse e votino anche i 18enni. No a spot, sì a riforme utili”. Accuse che i pentastellati rispediscono al mittente. “Noi – assicura il capogruppo Patuanelli – riteniamo invece che vada fatta chiarezza verso i cittadini, vogliamo tagliare queste poltrone costose con un risparmio di circa mezzo miliardo in una legislatura. Procediamo, con un’ampia discussione generale e con un ampio dibattito parlamentare, verso il taglio”.

Alla fine, dunque, la riforma passerà a colpi di maggioranza ma senza il quorum necessario per evitare, dopo quattro passaggi parlamentari, il referendum confermativo. E un’altra campagna elettorale.

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