Il premier Conte getta acqua sul fuoco delle critiche che si levano da più parti per il Memorandum sulla Nuova Via della Seta. E assicura: l’Italia non sarà il cavallo di Troia della Cina
Roma colonizzata da Pechino? Non c’è rischio. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte getta acqua sul fuoco delle critiche che si levano da più parti per il Memorandum sulla Nuova Via della Seta. E assicura: l’Italia non sarà il cavallo di Troia della Cina. L’Unione Europea e gli Stati Uniti non devono temere, insomma, e il premier prosegue sulla linea della rassicurazione come stanno facendo da qualche giorno altri membri del governo: dal titolare dell’Economia Giovanni Tria – le polemiche sono “una tempesta in un bicchier d’acqua” – al ministro del Lavoro e vicepremier Luigi Di Maio secondo cui la Nuova Via della Seta è “un’opportunità per il nostro export, non un’occasione per nuove alleanze”. Con l’eccezione del ministro dell’Interno, e altro vicepresidente, Matteo Salvini che invita alla “prudenza senza pregiudizi”.
CONTE AL CORRIERE: INTESA LIMPIDA, OBIETTIVO E’ CRESCERE
In un’intervista con Il Corriere della Sera Conte chiarisce quello che sarà il modus operandi del nostro Paese: “L’Italia fisserà con la Cina – attraverso un memorandum che, preciso subito, non ha la natura di accordo internazionale e non crea vincoli giuridici – una cornice di obiettivi, principi e modalità di collaborazione nell’ambito dell’iniziativa Belt and Road, un importante progetto di connettività euroasiatica cui il nostro Paese guarda con lo stesso interesse che nutriamo per altre iniziative di connettività tra i due continenti”.
Il premier sottolinea che “il testo, che abbiamo negoziato per molti mesi con la Cina, imposta la collaborazione in modo equilibrato e mutualmente vantaggioso, in pieno raccordo con l’Agenda 2030, l’Agenda 2020 di cooperazione Ue-Cina e la Strategia Ue per la connettività euroasiatica”.Conte raccoglie l’invito di Salvini e risponde alle lamentele di Bruxelles (tra l’altro ieri la Commissione Ue ha pubblicato un intervento sulle modalità di relazione tra Paesi membri e Cina) e di Washington che temono l’avanzata di Pechino sul fronte politico e delle telecomunicazioni. “Nessun rischio di colonizzazione.
Le ragioni della prudenza sono pienamente condivise all’interno del governo” afferma il presidente del Consiglio che ribadisce l’importanza dell’accordo per l’economia italiana: “Con Pechino dobbiamo riequilibrare la bilancia commerciale, attraverso un maggior accesso al mercato cinese per i nostri beni, dall’agroalimentare al lusso, e per i nostri servizi, e qui mi riferisco all’eliminazione delle barriere al mercato degli appalti in Cina”. Poi si rivolge direttamente agli Stati Uniti con cui “il dialogo e l’aggiornamento sono costanti, anche su questo dossier. Per noi, quella di collaborare con la Cina sulla Belt and Road, è una scelta di natura squisitamente economico-commerciale, perfettamente compatibile con la nostra collocazione nell’Alleanza atlantica e nel Sistema integrato europeo”.
Proprio ieri un portavoce del segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha detto all’Agi che Washington è preoccupata dalla “opacità” e dalla “sostenibilità” della “Belt and Road Initiative” e per questo “esorta l’Italia a vagliare con attenzione gli accordi sugli scambi, sugli investimenti e sugli aiuti commerciali, per essere certi che siano economicamente sostenibili, in linea con i principi di apertura e della correttezza del libero mercato, nel rispetto della sovranità e delle leggi”.