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A Pontinda “l’eroe” Salvini battezza la Santa Alleanza dei patrioti (e si allontana sempre più dalla Meloni)

salvini

E’ il premier ungherese Orban a definire “eroe” il leader della Lega Nord che in Italia è a processo e rischia la condanna. Ma la vera star di Pontida è il generale Vannacci che ipoteca il congresso e non esclude una sua mozione per prendersi il partito, mentre Salvini si circonda di “perdenti” ed è sempre più lontano dalla linea di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi

I quotidiani oggi si dividono nelle aperture tra il ricordo del “pogrom che cambiò la storia” come titola il Domani e con il Foglio che scrive “7 ottobre, colpevoli di essere ebrei”  e “L’internazionale di Pontida” come titola in prima Libero che sottolinea come, sul pratone con Orban e Wilders, sia nata la “Lega Santa” contro la sinistra in Europa, l’Islam radicale e i clandestini. “Cittadinanza facile? No togliamola a chi delinque” è la risposta dei nuovi patrioti europei.

SALVINI ALL’ANGOLO E VANNACCI PRONTO A PRENDERSI LA LEGA

C’era da aspettarselo che Matteo Salvini facesse dello storico appuntamento legista una sua rivalsa personale. Il vicepremier è sotto pressione sia per il processo in corso in Sicilia in cui rischia di essere condannato e sia per una Lega che negli anni, dal Papeete in poi, ha perso consensi e vacilla sull’asticella dell’8% dei consensi. Ed ecco allora che l’incubo del generale Roberto Vannacci ritorna e come scrive Repubblica si potrebbe concretizzare al congresso della Lega. “Perché – scrive l’inviato del quotidiano Matteo Macor – nel giorno in cui i colonnelli del partito si ritrovano a testare anche sul terreno di casa quanto possa essere ingombrante la figura dell’ex militare, è lo stesso Vannacci a lanciare quella che pare più di una suggestione. «Una mia mozione al prossimo congresso della Lega? – dice – Ne parleremo al congresso, ma non lo escludo».

IL CARROCCIO SEMPRE PIU’ FILORUSSO E LONTANO DALLA MELONI

Sarà, ma quello che appare chiaro come nota Flavia Perina su la Stampa è che la kermesse simbolo del Carroccio segna una oggettiva presa di distanza dal governo di Giorgia Meloni. La “santa alleanza” degli aspiranti rivoluzionari si colloca infatti su posizioni decisamente filorusse. “Il Capitano – scrive l’ex direttore del Secolo d’Italia – poteva scegliere tra molte formule per animare il palco: l’esibizione dei successi dei ministri leghisti, la valorizzazione dei governatori e del confronto appena aperto sull’attribuzione alle Regioni del Nord di nuove competenze, i risultati del governo su occupazione e immigrazione. Ha deciso invece di circondarsi degli aspiranti rivoluzionari d’Europa, i partner del nuovo gruppo dei Patrioti, un club di estremisti di successo ma ovunque sconfitti”.

TUTTI “I PERDENTI” ACCANTO A SALVINI IN QUESTA “SANTA ALLEANZA”

Infatti è proprio così. Viktor Orban è ai margini dell’Europa,  ha perso la sfida per il governo in Francia anche il giovane Jordan Bardella, mentre l’olandese Geert Wilders, che a duecento giorni dall’inatteso exploit elettorale ha dovuto farsi da parte e rassegnarsi a un governo guidato dal tecnico Dick Schoof. Sconfitto Andre Ventura, il capo del portoghese Chega, che pensava di battere banco alle Europee e invece ha perso il 70% del suo elettorato. E anche la sola donna sul palco, Marlene Swazek, vicepresidente del Fpo austriaco, è senz’altro titolare di una vittoria ma vai a vedere se governerà: al momento il suo partito è isolato da ogni possibile partner. Allora cosa serve questa alleanza a lanciare, come scrive il Giornale la ricetta di Salvini in cerca di rivalsa dentro e fuori il suo partito.

LA RICETTA DEL “CAPITANO”: I SACRIFICI? LI FACCIANO I BANCHIERI

Per il leader è l’occasione di mandare una serie di altolà agli alleati (Forza Italia in particolare) che sulla riforma autonomista come su altri fronti hanno sollevato obiezioni. Sull’Autonomia Salvini dice chiaramente, come riporta il Messaggero che “non si torna indietro, semmai bisogna accelerare”. Ma è sulle regole per la concessione della cittadinanza, dopo l’incidente con lo striscione contro l’alleato Antonio Tajani, che il segretario è netto: «La ricetta per i prossimi anni non è concedere più cittadinanze o regalarle il più velocemente. La priorità, per la Lega, è revocare la cittadinanza a quelli che delinquono». E pure sulla manovra economica – conclude il Corriere della Sera nella sua cronaca di Cesare Zapperi – la puntualizzazione del leader marca una distanza dalle posizioni di FI. “Se qualcuno deve pagare qualcosa in più, paghino i banchieri e non gli operai» chiude tranchant Salvini.

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