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“Affaristi e lobbisti”, perché le parole della premier fanno discutere gli addetti ai lavori

Affaristi Lobbisti

Le dichiarazioni di Giorgia Meloni in conferenza stampa su “affaristi e lobbisti” ha sollevato qualche polemica e riacceso i riflettori sulla necessità di regolamentare le lobby e la rappresentanza di interessi

“Mi pare che con questo governo affaristi, lobbisti e compagnia cantante non stiano passando un bel momento e non escludo che diversi degli attacchi che ci arrivano siano figli di questa dinamica”. Questa sicuramente è una delle affermazioni della premier Giorgia Meloni nel corso della torrenziale conferenza stampa che ha fatto maggiormente discutere e sulla quale i giornali si sono soffermati. In particolare nel riferimento, o meglio nelle allusioni, “agli attacchi” che riceverebbe il governo in carica. Ragionamento cui ha fatto seguito il rinnovato “non sono ricattabile”.

A creare qualche mugugno è stata anche l’associazione – da parte della premier – tra “affaristi e lobbisti” che “con questo governo non passano un bel momento”. Parole che non sono andate giù a diversi addetti ai lavori e che accendono i riflettori su uno dei temi maggiormente discussi in questi anni ma mai affrontati in maniera risolutiva: la regolamentazione delle lobby e della rappresentanza di interessi.

CLAUDIO VELARDI: “CULTURALMENTE GRAVE ASSOCIARE AFFARISTI E LOBBISTI. MELONI SI IMPEGNI PER UNA LEGGE”

Un passaggio che Claudio Velardi, giornalista, imprenditore e consulente per la comunicazione, ha trovato “sbagliato e culturalmente grave, oltre che falso. Giorgia Meloni sa perfettamente che i lobbisti sono professionisti che fanno seriamente il loro mestiere per aiutare il processo democratico, e quotidianamente collaborano con il suo come hanno fatto e faranno con qualunque governo. Gli “affaristi” appartengono ad un’altra categoria. E non è giusto che si faccia confusione”.

Velardi ricorda che “il mondo del lobbismo sta crescendo in Italia come ovunque nel mondo libero e democratico, chiede che dopo decenni sia finalmente approvata una legge che ne disciplini le attività, così come chiede che siano sempre più trasparenti e tempestive le risposte dei decisori a chi rappresenta interessi legittimi”. Infine l’appello alla premier: “la sfida è nelle sue mani, Presidente Meloni. Dimostri che, a differenza di tutti coloro che l’hanno preceduta, lei sarà capace di far approvare una legge moderna e intelligente sul lobbying. Se ne gioverà il paese e anche il suo bilancio da governante”.

ANGELA MARCHESE: “LA RAPPRESENTANZA DI INTERESSI E’ UNA PROFESSIONE SERIA”

Per Angela Marchese, presidente dell’associazione Il Chiostro e professore a contratto in lobbying e pubblic affairs alla Sapienza, “confondere o commistionare “affaristi” e “faccendieri” con i lobbisti o rappresentanti di interessi è grave poichè il lobbismo trasparente e corretto è una professione seria, che aiuta la democrazia ad ascoltare meglio le istanze di tutti, con più completezza di informazioni e conoscenze tecniche. La rappresentanza di interessi e i tantissimi professionisti seri del settore chiedono da decenni una norma per la professione che normando noi finirà inevitabilmente per tracciare un perimetro di responsabilità condiviso anche con i decisori pubblici. I lobbisti hanno tutto il diritto di poter interloquire serenamente e in modo trasparente e regolato con il Governo e con i componenti del Parlamento”.

BUSIA (ANAC): “BISOGNA REGOLAMENTARE LE LOBBY”

Il Sole24Ore ha intervistato oggi il presidente dell’Anac Busia, il quale ritiene che “non bisogna vietare” le lobby “ma rendere pienamente trasparente la loro attività, assicurando inoltre che al decisore pubblico non arrivi solo la voce delle lobby più ricche e potenti”. La ricetta di Busia prevede “innanzitutto di creare canali di comunicazione trasparenti e accessibili a chiunque, attraverso i quali tutti possano far pervenire le proprie proposte e osservazioni, siano essi rappresentanti delle imprese o dei consumatori, associazioni del terzo settore o comitati di quartiere. Spetterà poi al decisore pubblico determinarsi come meglio ritiene, assumendosene la responsabilità di fronte ai cittadini”.

Inoltre, per il presidente Anac, “bisogna porre divieti e limiti rigorosi, per i benefici diretti e indiretti, anche non finanziari, che possano pervenire al decisore pubblico da parte dai destinatari delle sue decisioni, prevedendo obblighi dichiarativi stringenti e sanzioni pesanti per chi omette o dichiara il falso, fino alla decadenza dalla carica. Per i decisori più importanti, limiti e obblighi dichiarativi dovrebbero estendersi anche a chi è a loro più vicino, siano essi familiari o anche organizzazioni collegate, quali associazioni o fondazioni. Fissando poi regole anche per il periodo successivo alla cessazione dall’incarico.

E sul versante privato? “Divieti ed obblighi dichiarativi, con relative sanzioni, dovrebbero naturalmente essere imposti anche per i portatori di interessi che accedono ai canali di comunicazione con i decisori pubblici, così da garantire anche un controllo incrociato, imponendo a tali gruppi regole di trasparenza per palesare chi e quanti soggetti davvero rappresentano, come si finanziano e quante risorse impiegano per le “relazioni istituzionali””.

COSA (NON) PREVEDE OGGI LA REGOLAMENTAZIONE DELLE LOBBY

In tutte le ultime legislature si è sempre iniziato ad abbozzare una sorta di regolamentazione della rappresentanza di interessi, senza però mai arrivare a compimento. Come è avvenuto del resto anche nella XVIII legislatura, quando è stato avviato (ma non concluso) al Senato il 12 luglio 2022 l’esame in sede referente della proposta di legge S. 2495, approvata dalla Camera in prima lettura (il 12 gennaio 2022).

Il Parlamento attuale, in particolare la I Commissione Affari costituzionali, ha avviato la scorsa primavera una nuova indagine conoscitiva sull’attività di rappresentanza di interessi, per approfondire i seguenti ambiti: l’ambito soggettivo della normativa in materia sia con riferimento all’individuazione del «decisore pubblico» sia con riferimento all’individuazione del «soggetto portatore di interessi»; le diverse modalità di regolazione del fenomeno; l’individuazione dell’autorità di vigilanza; l’apparato sanzionatorio da prevedere per la violazione della normativa.

IL CODICE DI CONDOTTA PER DEPUTATI E SENATORI

Alla Camera dei deputati inoltre a partire dal 2016 è vigente il Codice di condotta dei deputati e la Regolamentazione dell’attività di rappresentanza di interessi, approvati dalla Giunta per il regolamento. Ciascun deputato deve presentare una comunicazione al Presidente della Camera relativa alle cariche e agli uffici ricoperti alla data di presentazione della candidatura, alle attività imprenditoriali o professionali svolte e a ogni attività di lavoro autonomo o impiego privato. E’ posto il divieto per il deputato di accettare doni di valore superiore a euro 250.

Al Senato, con le modifiche al Regolamento approvate dall’Assemblea il 21 dicembre2017, è stato previsto che spetta al Consiglio di Presidenza l’adozione di un Codice di condotta dei Senatori, che stabilisce principi e norme di condotta ai quali gli stessi devono attenersi nell’esercizio del mandato parlamentare.

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