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L’Antitrust non sa più come dirlo: correggere squilibrio dei canoni di concessioni demaniali

Rustichelli

L’Antitrust torna sui canoni di concessioni demaniali, diversi per natura giuridica delle imprese: evitare distorsioni concorrenziali

Le differenze nei canoni di concessioni demaniali non sono giustificate e vanno corrette. L’Autorità garante per la Concorrenza e il Mercato lo ha ribadito ancora una volta durante un’adunanza del 10 gennaio scorso ma della questione si occupa da tempo.

REGIME ATTUALE DELLE CONCESSIONI

La disciplina attuale dei canoni delle concessioni demaniali marittime per le attività di pesca e acquacoltura presenta un forte squilibrio: l’importo dei canoni è molto diverso a seconda della natura giuridica del soggetto titolare della concessione – che sia in forma di cooperativa o in altra forma di impresa – nonostante svolgano tutte la stessa attività, pesca o acquacoltura.

IL PRECEDENTE ANTITRUST DEL 2008

Sul tema l’Autorità era già intervenuta nel 2008 con una segnalazione in cui tra l’altro scriveva: “La differenza dei canoni concessori appare in grado di incidere in misura disomogenea sui costi delle società cooperative e delle imprese non associate, risultando potenzialmente in grado di alterarne la capacità competitiva”. A tal riguardo l’Authority evidenziava che la sola natura giuridica del soggetto titolare non poteva giustificare la diversità dei canoni concessori in vigore. La conferma è poi arrivata da alcune Regioni che hanno operato una omogeneizzazione dei canoni. In seguito all’intervento dell’Antitrust la discriminazione è stata eliminata per essere però reintrodotta dopo poco più di un mese perché la legge 14/2009 ha abrogato la parità di trattamento.

ALTRI PARERI E PRONUNCE

In seguito sono stati espressi diversi pareri e pronunce da parte di enti pubblici e giudici amministrativi “tutti sostanzialmente a sostegno” – nota l’Agcm – di una equa disciplina dei canoni. In particolare Friuli Venezia-Giulia, Marche e Sardegna hanno “congelato” la questione equiparando i canoni dovuti sia dalle cooperative sia dalle imprese non costituite in forma di cooperative e la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha chiesto al Governo nel 2012 e nel 2015 un intervento per parificare gli importi dei canoni. Anche il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali si è espresso a favore di una equiparazione e il giudice amministrativo ha più volte accolto i ricorsi di alcune società concessionarie non cooperative chiamate a pagare il conguaglio dei canoni.

EVITARE DISTORSIONI CONCORRENZIALI

Per questo nel recente parere l’Antitrust ribadisce che i canoni concessori “notevolmente differenziati in ragione della sola natura giuridica del concessionario” possono causare “distorsioni concorrenziali”, peraltro “non giustificate da esigenze generali e comunque non proporzionate” tra operatori che svolgono le stesse attività di pesca e acquacoltura. Il tutto per “tutelare e promuovere nella maniera più efficace e opportuna la concorrenza nel settore interessato, evitando, in particolare, che in futuro siano previste ingiustificate e sproporzionate limitazioni alla concorrenza nella predisposizione” dei pagamenti dei canoni.

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