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Autonomia, cosa ha deciso la Consulta e perché Tajani gongola
La sentenza della Corte Costituzionale sull’Autonomia differenziata stabilisce le materie che non si possono devolvere alle Regioni
La sentenza è arrivata. La Consulta ha tracciato confini chiari sulle materie che non possono essere delegate alle Regioni, pronunciandosi sulla legge sull’autonomia differenziata, lA legge Calderoli. La sentenza n. 192 ha stabilito che vi sono ambiti fondamentali, come energia, trasporti e istruzione, che devono rimanere di competenza statale. Questo perché, secondo i giudici della Consulta, la delega regionale non sarebbe giustificabile dal punto di vista giuridico, tecnico ed economico.
La Corte ha bocciato sette aspetti specifici della legge, tra cui i Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep) e le aliquote sui tributi, ma ha ritenuto infondata la questione di costituzionalità posta sull’intera riforma dai governatori di quattro Regioni a guida centrosinistra.
QUALI SONO LE MATERIE CHE NON SI DEVOLVONO
Nello specifico, la Consulta ha spiegato che alcune funzioni, per loro natura, devono restare in mano allo Stato. Tra queste rientrano:
• Politica commerciale comune e tutela ambientale, regolamentate principalmente dall’Unione Europea.
• Energia e grandi reti di trasporto, essenziali per garantire l’interesse nazionale.
• Norme generali sull’istruzione, necessarie per mantenere un sistema scolastico unitario.
Anche le materie legate alle professioni e ai sistemi di comunicazione sono state definite come ambiti che richiedono una visione nazionale e centralizzata.
LAVORI IN CORSO SUI LEP
Il ministro Roberto Calderoli ha annunciato che la sentenza comporterà interventi mirati sui Lep, necessari per stabilire i costi e i fabbisogni standard per l’autonomia. Ha inoltre confermato che i negoziati sulle funzioni non collegate ai Lep proseguiranno, sottolineando che l’obiettivo rimane migliorare l’efficienza degli apparati pubblici senza aumentare la spesa pubblica.
IL LEADER DI FI TAJANI GONGOLA
La sentenza ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico. L’opposizione, dal Pd al M5S, ha definito la pronuncia una “bocciatura” della riforma, ritenendola un passo necessario per preservare l’unitarietà del sistema scolastico e limitare le disparità regionali.
All’interno della maggioranza, invece, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso soddisfazione per l’esito della sentenza, definendolo una vittoria per il Paese. In particolare, Tajani ha sottolineato l’importanza della decisione della Corte di escludere deleghe alle Regioni in materia di commercio internazionale. “Una differenziazione su base territoriale delle politiche commerciali sarebbe nociva per l’Italia”, ha dichiarato, ribadendo che l’unità di gestione è cruciale per garantire competitività e coerenza nei rapporti con i partner globali.
Tajani ha inoltre ricordato di aver già posto la questione a settembre, attraverso una lettera ufficiale indirizzata al ministro Calderoli, nella quale aveva espresso preoccupazioni sulla possibilità di frammentare la competenza statale in un settore così strategico. Le sue osservazioni, ha evidenziato il leader di Forza Italia, sono state confermate dalla Consulta, che ha ribadito l’importanza di mantenere una visione nazionale su temi di rilievo economico e internazionale. Per Tajani, questa decisione rafforza l’idea che un’autonomia differenziata debba essere costruita senza compromettere l’interesse generale del Paese.
GOVERNATORI DIVISI SULL’AUTONOMIA
I presidenti delle Regioni hanno reagito in modi diversi. Luca Zaia, governatore del Veneto, ha interpretato la sentenza come un “manuale d’uso” per accelerare il processo di autonomia. Michele Emiliano, della Puglia, ha invece definito la pronuncia come “la chiusura definitiva della partita”. Marco Bucci, governatore della Liguria, ha rilanciato chiedendo per la sua Regione uno statuto speciale simile a quello del Friuli Venezia Giulia, rivendicando la particolarità del confine con uno Stato estero.