Ii rapporti con la Francia, la credibilità di Meloni nel contesto internazionale, la “grammatica” di Silvio Berlusconi, le parole di Draghi al meeting di Rimini, gli spazi nella coalizione di centrodestra: intervista all’onorevole Deborah Bergamini, vicesegretaria e responsabile del Dipartimento Esteri di Forza Italia
Italia e Francia, legate reciprocamente dal Trattato del Quirinale, sono “alleati vitali l’uno per l’altro, forti delle medesime radici culturali e accomunati da molteplici interessi preminenti”. Così, poco più di un mese fa, in occasione della festa nazionale del 14 luglio, ebbe a dire il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron.
Com’è noto, parole ben diverse ha invece utilizzato ultimamente il ministro Salvini nei confronti del presidente Macron sull’eventuale invio di truppe europee in Ucraina. La polemica che ne è scaturita, nonché la convocazione dell’ambasciatrice italiana a Parigi, non sembra però aver scalfito le buone relazioni diplomatiche fra Francia e Italia. A confermarlo è la deputata Deborah Bergamini, vicesegretaria e responsabile del Dipartimento Esteri di Forza Italia, che assicura un clima sereno e collaborativo fra i due Paesi.
Onorevole Deborah Bergamini, il ministro degli esteri Antonio Tajani ha chiarito che non c’è alcuna crisi diplomatica con la Francia. Lo scontro per le parole di Matteo Salvini sul presidente Macron può dirsi definitivamente archiviato?
Non lo chiamerei scontro, al massimo boutade. Mentre i giornali comprensibilmente si concentravano su questo duello dialettico, il governo ha continuato a lavorare con la Francia sui dossier geopolitici che stiamo affrontando insieme nel contesto europeo, dove abbiamo una comune visione degli obiettivi con tutti i nostri partner comunitari, anche se spesso le proposte sono diverse. Sabato, per esempio, Antonio Tajani ha avuto un colloquio telefonico con i suoi omologhi di Parigi e Berlino sull’Ucraina. Questo perché la politica estera del governo viene condotta dalla Presidente del Consiglio e dal Ministro degli Esteri.
Il ministro Salvini, al pari del ministro Tajani, è anche vicepremier, e ciò giustifica l’intervento su tutti i temi dell’agenda politica, anche se di competenza di altri ministri. Ciò però non rischia di creare confusione sia in Italia sia a chi ci guarda da fuori sulle posizioni dell’Esecutivo?
Non credo, la stabilità di questo Esecutivo è un dato oggettivo e fattore di affidabilità. È un governo di coalizione, con partiti che giustamente hanno le proprie identità e sensibilità, ognuna delle quali va rispettata. Il Presidente Berlusconi quando era leader del centrodestra aveva un approccio molto laico rispetto alle convinzioni degli alleati. Però va segnalato un dato di fatto: nel momento in cui ci troviamo in una fase delicatissima, dove si sta provando a trovare la sintesi per garantire la sicurezza dell’Ucraina dopo una eventuale tregua, è certamente legittimo dissentire da qualche nostro alleato europeo, ma la ricerca spasmodica del colpo ad effetto può anche essere, per una volta, messa in standby. Dobbiamo dimostrare tutti idee chiare e soprattutto maturità politica.
Lei è responsabile di Forza Italia dei rapporti con la stampa internazionale ed è stata a lungo responsabile della comunicazione del Presidente Berlusconi. Trova che l’atteggiamento della stampa estera verso il centrodestra e la premier Meloni sia diverso, migliore o peggiore, da quello che fu nei confronti di Berlusconi e dei suoi governi?
Sono contesti differenti. Il governo Meloni è stato accolto da molti pregiudizi da parte di certa stampa straniera, che preventivava ingiustamente sganciamenti rispetto al progetto comune europeo, o ancora dall’asse atlantico. Poi, anche i media europei si sono accorti che questo esecutivo è pienamente incardinato nel contesto comunitario, collabora lealmente con Bruxelles e non ha indietreggiato di un millimetro rispetto alla sua amicizia storica con Washington e alla difesa in Ucraina. Dunque c’è stata una svolta positiva.
E invece con Berlusconi?
Ai tempi di Silvio Berlusconi c’era una grammatica molto diversa, perché diverse erano le dinamiche. Gli anni ‘90 segnarono la preponderanza dell’asse franco-tedesco. Nel 2001 Berlusconi spostò gli equilibri, creando una nuova direttrice politica che partiva da Roma, passava per Madrid, dove c’era Aznar, e arrivava sino a Londra, con Tony Blair. Guardando agli Stati Uniti di George W. Bush. Quella politica estera aveva la visione di tenere unite le due sponde dell’Occidente nella promozione della libertà e cercare di traghettare la Russia di allora verso una democrazia compiuta. Ne derivò che molti media stranieri, specie del mondo progressista, non videro proprio di buon grado questo cambio di dinamica.
Lei è stata sottosegretario nel Governo Draghi. Le parole dell’ex premier sulla Ue, pronunciate al Meeting di Cl a Rimini, sono state tanto perentorie quanto pessimistiche: ha parlato di un’Europa ai margini, di illusioni evaporate di contare qualcosa. Condivide?
L’Europa come soggetto politico decidente è una necessità storica e Forza Italia persegue questo obiettivo anche all’interno del Ppe. La spinta di Maastricht avvenne sulla scia della convinzione che la pace fosse ineluttabile. Oggi si è verificata una rottura della storia, e l’Europa per esistere deve essere in grado di esprimere una difesa comune, deve superare i troppi incagli nelle scelte e avere una postura molto chiara al cospetto delle dittature. Tradotto: meno regole interne per creare maggiori opportunità, stop al criterio dell’unanimità, riunire la funzione esecutiva. Tutte queste istanze noi le promuoviamo e difendiamo all’interno della famiglia popolare.
In vista delle imminenti elezioni regionali si potrebbe profilare, in alcune Regioni, l’ingresso di Azione nella coalizione di centrodestra. Può essere la base di partenza di una futura alleanza anche a livello nazionale dal momento che il terzo polo non esiste più?
La collaborazione di Azione con il centrodestra è già in corso in Piemonte e Basilicata, due regioni guidate da esponenti di Forza Italia che stiamo amministrando molto bene. Da parte nostra non c’è mai stata alcuna preclusione per quelle forze moderate che condividono i nostri valori e i nostri obiettivi. A patto però che sia una condivisione profonda e autentica. Il centrodestra ha una storia politica di 31 anni, ha sempre governato sulla base di un mandato popolare, giusto essere aperti e dinamici ma non siamo né scialuppa né porta girevole. Siamo costruttori indefessi di libertà.