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Il blocco navale proposto dalla Meloni è fattibile? Cosa è successo nel 1997 quando ci provò Prodi

Blocco Navale

Il blocco navale auspicato dalla leader di FDI, Giorgia Meloni, per arginare i flussi migratori, è davvero una strada percorribile? 

La questione migranti è una di quelle che divide il centrodestra, con Giorgia Meloni che punta sul blocco navale per difendere i confini dell’Italia e Matteo Salvini che, se eletto, vorrebbe ripristinare i decreti sicurezza.

Due strade,  già percorse. Anche il blocco navale. Nel 1997, quando migliaia di migranti dall’Albania arrivavano su centinaia di piccole imbarcazioni sulle coste pugliesi, la strada del blocco navale fu tentata da Romano Prodi, con conseguenze disastrose: la nave della Marina Militare Sibilla, nel tentativo di bloccarne la rotta, fu speronata dall’ex motosilurante “Kater i Rades”,  rubato dai trafficanti di uomini e trasformato in uno dei mille “barconi” che traversavano l’Adriatico, provocando oltre 81 morti.

In cosa consiste un blocco navale

Considerato dall’Onu una strategia perseguibile solo da paesi belligeranti, un blocco navale prevede che la flotta di uno Stato blocchi porti e rotte dei propri nemici.

Come? Con quelle che i militari chiamano manovre di “harassment”, ovvero manovre cinematiche il cui scopo è quello di disturbare e infine rendere impossibile navigazione e manovra alle navi avversarie. Proprio il tipo di manovra che Nave Sibilla stava mettendo in atto quando le manovre di chi era al comando del Kater I Rider hanno causato lo speronamento (come le sentenze che si sono susseguite in anni di processi hanno dimostrato) .

Blocco navale: una soluzione fattibile?

Ed il punto è proprio questo: il blocco Navale è davvero uno strumento utile a bloccare piccole imbarcazioni, che sono disposte il più delle volte a rischiare il tutto per tutto? Fino a che punto si potrà spingere una unità Militare Italiana? Ed il potere politico sarà pronto a caricare sulle proprie spalle le conseguenze di un simile dispiegamento di forze in Mare?

Eppure quello del blocco Navale è tornato un tema “caldo” della campagna elettorale, per motivi che appaiono chiari.

Hotspot Lampedusa pieno

Continuano gli sbarchi a Lampedusa: gli ospiti dell’hotspot, che potrebbe ospitare 350 persone, sono arrivati ad essere 1.600. Diversi gli sbarchi anche  lungo le coste del sud Sardegna.

La proposta di blocco navale di Giorgia Meloni

“Uno Stato serio controlla e difende i propri confini. Non mi stancherò mai di ribadire che l’unico modo per fermare l’immigrazione clandestina è il blocco navale: una missione europea in accordo con le autorità nordafricane. Solo in questo modo sarà possibile mettere fine alle partenze illegali verso l’Italia e alla tragedia delle morti in mare. È giunto il momento di voltare pagina. Avverrà il 25 settembre se gli italiani ci daranno fiducia”, scrive la leader di Fratelli d’Italia su Instagram.

Salvini ed il ripristino dei decreti sicurezza

Per il problema degli sbarchi “non occorrono i blocchi, basta semplicemente riattivare i decreti sicurezza”, ribatte invece il leader della Lega, Matteo Salvini.

La via del blocco navale

Come abbiamo già analizzato, la via del blocco navale è stata già percorsa dall’Italia. Con non molto successo. Anzi. Crisi dei migranti Albanesi del 1997. Il Governo di Romano Prodi, il 19 marzo di quell’anno, adottò un decreto legge che regolamentava i respingimenti in mare dei barconi di immigrati. Il  il 25 marzo firmava un accordo con l’Albania per il contenimento del traffico clandestino di profughi.

Il naufragio

A tre giorni di distanza, il 28 marzo 1997 (era un venerdì Santo), la nave corvetta, di nome Sibilla, speronò un ex motosilurante dell’Urss, il “Kater i Rades”, divenuto barcone per i migranti albanesi in fuga.

Tutto si trasformò in tragedia. La nave russa, con 120 persone, affondò: 81 i morti (recuperati), 34 i sopravvissuti.

Anche l’Onu bocciò il comportamento dell’Italia, l’esecutivo Prodi fu travolto dalle polemiche ed il comandante della Corvetta italiana è stato per anni sotto processo.

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