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Borghi insiste: minibot nel contratto di governo. E dice il vero

Il leghista Claudio Borghi replica al ministro Giovanni Tria sui minibot: “Inutili e illegali? Lo convinceremo”

Da dibattito quasi estivo i minibot rischiano di diventare un nuovo reale elemento di scontro nel governo. La proposta di minibot è stata lanciata dal deputato leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera, come strumento per il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione. Ed erano stati approvati anche dal Parlamento, con una mozione votata all’unanimità, salvo poi una precipitosa marcia indietro del Pd.

L’OPPOSIZIONE DI TRIA

Ai minibot ha però subito chiuso decisamente la porta il ministro dell’Economia Giovanni Tria secondo cui “sono una cattiva idea”. Per il titolare di via XX settembre, infatti, “comporterebbero un aumento immediato del debito perché considerati come passività, in base ai criteri di contabilità Sec” e inciderebbero su fabbisogno e indebitamento. Inoltre “qualora questi strumenti venissero utilizzati sarebbero illegali in quanto in conflitto con i trattati europei”.

BORGHI INVOCA IL CONTRATTO DI GOVERNO CHE MENZIONA I MINIBOT

Ma Borghi non molla e impugna il patto Lega-M5s. “I minibot sono nel contratto di Governo – insiste – Tria lo convinceremo”. Sul contratto effettivamente l’economista del Carroccio dice il vero. Al punto dieci, quello in cui si parla del fisco, il contratto stabilisce che “occorre intervenire per risolvere la questione dei debiti insoluti della pubblica amministrazione nei confronti dei contribuenti, tenuto conto della portata patologica del fenomeno nel nostro Paese e la necessità di una sua ridefinizione in sede europea ai fini degli indicatori statistici”. Per far questo, “tra le misure concretamente percorribili, spiccano l’istituto della compensazione tra crediti e debiti nei confronti della pubblica amministrazione, da favorire attraverso l’ampliamento delle fattispecie ammesse, e la cartolarizzazione dei crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di stato di piccolo taglio, anche valutando nelle sedi opportune la definizione stessa di debito pubblico”. Quindi i minibot.

ANCHE CONTE HA DETTO NO AI MINIBOT

Sul tema anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto no, non nascondendo un certo fastidio per le fughe in avanti leghiste (su questo tema, ma anche sul “condono” sui fondi contenuti nelle cassette di sicurezza). “Si tratta di una proposta mai portata a Palazzo Chigi – ha detto nei giorni scorsi in una intervista al “Corriere della Sera” -. E siccome ha implicazioni di sistema, mi aspettavo che correttamente mi fosse portata per esaminarne insieme aspetti e contenuti”. Ma se la Lega insiste per la coppia Conte-Tria potrebbe aprirsi un bel problema in vista della legge di Bilancio.

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