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Caos Autonomia, cosa ha deciso la Cassazione. Il nodo referendum

Autonomia Cassazione

Ordinanza della Corte di Cassazione, accolta la richiesta di referendum per abrogare la legge sull’autonomia differenziata

VIA LIBERA DELLA CASSAZIONE AL REFERENDUM ABROGATIVO

La Corte di Cassazione ha dichiarato legittima la richiesta di referendum per abrogare la legge sull’autonomia differenziata, ovvero la “legge Calderoli”. L’ordinanza rappresenta un passaggio significativo, ma non definitivo, poiché la decisione finale sull’ammissibilità del quesito spetterà alla Corte Costituzionale, che si pronuncerà a gennaio. La Cassazione ha agito dopo il pronunciamento proprio della Consulta, che aveva giudicato “illegittime” alcune parti della legge, lasciando però spazio a un referendum popolare.

LE REAZIONI DELLA POLITICA ALL’ORDINANZA DELLA CASSAZIONE

Le reazioni della politica non si sono fatte attendere. Da un lato, l’opposizione, rappresentata da partiti come il Movimento 5 Stelle (M5S) e diverse forze sindacali, considera il referendum un’importante vittoria contro una riforma definita “spacca-Italia”. Secondo Giuseppe Conte e altri esponenti del M5S, il progetto dell’autonomia differenziata penalizzerebbe i diritti e i servizi per molti cittadini italiani. La segretaria della UIL, Ivana Veronese, ha ribadito l’importanza di “abrogare completamente una legge ingiusta”.

I sostenitori dell’autonomia, invece, ritengono che essa rappresenti un passo verso una maggiore efficienza amministrativa e un riconoscimento delle specificità regionali. Il ministro Calderoli ha difeso la legge come uno strumento per superare le disuguaglianze, affermando che “non ci possono essere cittadini di serie A e di serie B”.

LE REGIONI A FAVORE E CONTRO IL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA

Anche la fotografia delle Regioni restituisce un’immagine di un’Italia spaccata. Da un lato, esponenti del centrodestra, come il presidente del Veneto Luca Zaia, minimizzano la portata della decisione, sottolineando che il referendum non è ancora approvato. Zaia ha invitato i sostenitori dell’autonomia a non partecipare al voto per evitare di raggiungere il quorum. Anche il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha difeso la riforma, affermando che la legge non è stata “demolita” dalla Corte Costituzionale.

Chi appoggia il referendum sostiene che l’autonomia differenziata aumenterebbe le disuguaglianze territoriali, lasciando il Sud Italia in una posizione di svantaggio. La governatrice sarda Alessandra Todde (M5S) evidenzia come la legge minerebbe le risorse delle Regioni meno sviluppate, mentre il presidente pugliese Michele Emiliano (Pd) sottolinea la necessità di un quesito abrogativo per preservare l’unità nazionale.

IL NODO DELLA CONSULTA: SI FARA’ IL REFERENDUM?

La situazione rimane incerta. La Cassazione (leggi il comunicato) ha riconosciuto la legittimità del quesito referendario, ma la Corte Costituzionale dovrà esprimersi sull’ammissibilità entro il prossimo gennaio. In caso di via libera, i cittadini italiani saranno chiamati a esprimersi su una riforma destinata a ridefinire il rapporto tra Stato e Regioni.

Tuttavia, il raggiungimento del quorum rappresenta un altro ostacolo. Alcuni, come Ignazio La Russa, hanno proposto di abbassare il quorum dal 50% al 40% più uno, per rendere la consultazione più significativa in un contesto di crescente astensionismo.

Il tema su referendum sì, referendum no, continuerà inevitabilmente ad alimentare il dibattito politico nei giorni di vigilia del Natale, in attesa della pronuncia ultima e definitiva della Consulta.

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