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Cecilia Sala, arresto o rapimento? L’Iran conferma l’accusa ma il reato non c’è, sì all’avvocato

Sala

L’arresto di Sala conquista ancora le prime pagine dei quotidiani. Teheran conferma le accuse ma il reato non c’è. Intanto, c’è un’apertura: la giornalista ha ricevuto un pacco e l’ok alla nomina di un legale. Farnesina al lavoro per migliorare le condizioni di detenzione. Per Noury è un rapimento per uno scambio

La detenzione di Cecilia Sala nel carcere di Evin, in Iran, domina le prime pagine dei quotidiani nazionali. L’Iran ha confermato ufficialmente l’arresto della giornalista ma l’accusa è vaga. Cecilia Sala ha ricevuto un pacco dalla famiglia e potrà nominare un legale. Una parziale apertura che non aumenta però le speranze di un ritorno a breve di Cecilia Sala. Infatti, più che un arresto sembra un rapimento al fine di uno scambio con Mohammad Abedini-Najafabadi, secondo Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International. Le prime pagine.

SALA, ACCUSE UFFICIALI MA GENERICHE

L’Iran ha confermato l’arresto di Cecilia Sala ma l’accusa è generica: violazione delle leggi della Repubblica Islamica. È quanto si legge nella nota del Dipartimento generale dei Media esteri del ministero della Cultura e dell’Orientamento islamico dell’Iran che fornisce una prima spiegazione dell’arresto, scrivono Viviana Mazza e Fabrizio Caccia su Il Corriere della Sera di oggi.

“La cittadina italiana è arrivata in Iran il 13 dicembre con un visto giornalistico ed è stata arrestata il 19 per aver violato la legge della Repubblica islamica dell’Iran. Il suo caso è sotto inchiesta. L’arresto è stato eseguito secondo la normativa vigente e l’ambasciata italiana è stata informata. Le è stato garantito l’accesso consolare ed il contatto telefonico con la famiglia”, si legge nella nota, secondo quanto riporta il maggiore quotidiano nazionale.

SEGNALE DI COLLABORAZIONE?

“Sala ha violato la legge della Repubblica islamica”, recita il comunicato diffuso dal ministero della Cultura, che conferma l’arresto e assicura come sia «stato garantito l’accesso consolare e il contatto telefonico con la famiglia» della detenuta. Così facendo, Cecilia Sala ha potuto scegliere un legale e ricevere un pacco inviato dalla famiglia.

Un’apertura di Teheran, secondo i negoziatori italiani, che conferma che Sala non ha fatto nulla di illegale nel Paese, si legge su La Repubblica.

“Certo, un’accusa così generica, di fatto inconsistente, permette al governo di Teheran anche di cambiare le carte in tavola in ogni momento e conferma quello che è stato, nemmeno troppo implicitamente, detto dall’Iran nei negoziati in questi giorni: Sala è una pedina di scambio per ottenere la liberazione di Mohammad Abedini Najafabadi, l’iraniano bloccato il 16 dicembre scorso su ordine della giustizia americana all’aeroporto di Malpensa”, sottolinea il quotidiano.

PER AMNESTY INTERNATIONAL E’ UN RAPIMENTO

Le parole del ministero della Cultura confermano che si tratta di un rapimento, secondo Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia. Lo dimostrerebbe il fatto che le autorità iraniane non hanno chiarito subito i reati di cui Cecilia Sala era accusata: velo, soggetti intervistati, propaganda contro il regime.

“L’Iran ha una «lunga tradizione» di fermi di cittadini stranieri o con doppio passaporto per scambi con iraniani detenuti in altri Paesi e il caso di Sala è da considerarsi, secondo lui, un «rapimento». La «vaghezza delle accuse», riferite alla violazione delle leggi islamiche senza ulteriori precisazioni, «è un segnale che è stata arrestata per fare uno scambio»”, si legge su Il Corriere della Sera.

SALA, I PROSSIMI PASSI

La Farnesina nel breve termine punta a un miglioramento delle condizioni della detenzione. Nelle prossime ore è previsto un nuovo incontro di Sala con l’ambasciatrice. Tuttavia, probabilmente il nodo della questione saranno le sorti dell’ingegnere iraniano esperto di droni e detenuto in Italia dal 16 dicembre per essere estradato negli Stati Uniti. Una questione molto spinosa dal punto di vista diplomatica, in cui l’Italia si trova in mezzo tra gli interessi di Iran e Usa.

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