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Che cosa prevede davvero l’accordo tra M5S e Lega su reti tlc

Open Fiber

Siamo alle battute finali del primo braccio di ferro tutto interno alla maggioranza tra 5 Stelle e Lega rispetto all’integrazione delle reti di Tim e di Open Fiber.

Che la politica stesse guardando con attenzione a quel che succede in casa Tim lo si era capito con le dichiarazioni del vice-premier Matteo Salvini a favore del controllo pubblico delle infrastrutture di comunicazione digitale, anche per motivi di sicurezza nazionale.

Sui principi l’intesa tra i partner di governo è alta, sulle modalità meno. Giace presso l’Agcom ormai da mesi una richiesta da parte di Tim di scorporo della rete in rame dal resto dell’azienda. Su questa richiesta interviene un emendamento al Dl Fiscale presentato dai grillini che modifica il cd Codice delle Telecomunicazioni con riferimento regime dall’eventuale imposizione di obblighi di separazione funzionale da parte dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) nei confronti delle imprese verticalmente integrate e sia con riferimento al regime dall’eventuale separazione funzionale volontaria da parte di dette imprese e del connesso ruolo dell’Agcom.

Per fugare ogni dubbio si specifica in modo maggiormente dettagliato i presupposti al ricorrere dei quali l’Agcom può, a titolo di misura eccezionale, imporre alle imprese verticalmente integrate l’obbligo di collocare le attività relative alla fornitura all’ingrosso di prodotti di accesso in un’entità commerciale operante in modo indipendente.

Per fare tutto questo è però necessario disapplicare gli obblighi imposti dallo stesso Codice in materia di trasparenza, non discriminazione, separazione contabile, accesso, controllo dei prezzi per conseguire un’effettiva concorrenza.

In quest’ottica la concorrenza è sui servizi agli utenti finali e non tra le infrastrutture. Come per la partita Alitalia – Ferrovie dello Stato, anche nel caso Tim – Open Fiber c’è anche una dinamica occupazionale. Se in Alitalia si parla di una cifra variabile tra 1 e 5 mila esuberi che potrebbero cambiare casacca in seguito alla fusione, per Tim i rumors accreditati parlano di fino a quasi 20 mila addetti che seguirebbero la rete nell’ipotesi di fusione con Open Fiber. Numeri rilevanti dal punto di vista organizzativo, ma anche politico.

L’intervento della Lega, con un sub-emendamento a firma del capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, pare proprio puntare ad aprire quanto più possibile la partecipazione alla gestione della nuova rete da parte degli operatori infrastrutturali già attivi sul territorio nazionale.

Tra questi anche Eolo, recentemente investito dalle indagini della magistratura per l’uso improprio delle concessioni delle frequenze ministeriali per la trasmissione di banda larga wireless. Infatti Eolo ha presentato, non più tardi di qualche settimana fa, un progetto sperimentale di integrazione tra la fibra ottica di Open Fiber e la comunicazione wireless per l’ultimo miglio, proprio quello che serve per saltare il filo di rame che Tim potrebbe portare in dote.

Come accreditato da fonti parlamentari vicine alla Lega c’è già la soddisfazione per un punto segnato: gli uomini di Salvini sono tornati in partita nonostante il ministero e la delega siano del vice-premier Luigi Di Maio. Nella trattativa in materia tecnica e legislativa poi si sentono più preparati e più forti dei loro partner di governo. Gli operatori del settore se ne sono già accorti e fanno la fila fuori dagli uffici leghisti della commissione alla Camera dei Deputati.

Entro lunedì dovremmo comunque conoscere l’esito del primo round di un match destinato a durare ancora a lungo.

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