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Chi è Paolo Corsini il nuovo responsabile dell’approfondimento Rai che strizza l’occhio alla destra

Corsini Rai

Nel suo curriculum fanno capolino onorificenze, medaglie, premi giornalistici e alcune pubblicazioni. Chi lo conosce lo descrive come una persona competente, gentile e educata; ma anche paziente, aziendalista e determinato.

“Agorà”, “Ore 14”, “Mezz’ora in più”, “Il cavallo e la torre”, “Che c’è di nuovo”, “Le parole”, “Presa diretta”, “#Cartabianca”, “Report”, “Chi l’ha visto?”, “Re Start”, “Porta a Porta”… Sono solo alcuni degli oltre 30 format d’approfondimento che in questa stagione la Rai ha messo in palinsesto. Alcuni, come da tradizione, con un pubblico consolidato e a prova di Auditel. Altri – come il programma condotto da Ilaria D’Amico e ideato da Alessandro Sortino – bocciati poco dopo l’esordio; altri ancora orfani in vista dell’autunno di conduttori come Lucia Annunziata o Massimo Gramellini. Di tutto questo, e chissà cos’altro visto che la presentazione dei palinsesti autunnali è ormai alle porte e il mercato televisivo impazza, sarà responsabile Paolo Corsini. A lui, che non ha mai nascosto la sua vicinanza al mondo della destra, la nuova “diarchia” del settimo piano Roberto Sergio-Giampaolo Rossi ha chiesto – nominandolo nuovo direttore dell’approfondimento Rai – di declinare sull’intera offerta del servizio pubblico un’informazione universale, innovativa, diversificata e pluralista. Il tutto (se possibile) ingaggiando dalla concorrenza qualche big del giornalismo tra i “moderati” e lanciando in prima squadra qualche giovane della “cantera” di Saxa Rubra. Lo scopo sembrerebbe quello di scardinare la cosiddetta egemonia di sinistra nel “racconto” Rai. Un bel fardello. Ce la farà?

Classe 68, Corsini è nato a Rimini. Vive a Roma, sposato con due figli. Una laurea in storia medioevale a La Sapienza di Roma. Per lui, che i primi passi nel mondo del lavoro li ha mossi come addetto stampa di Gianni Alemanno (che era consigliere regionale del Lazio e correva per le politiche), i comandamenti di un buon giornalista sono “curiosità, umiltà e correttezza”. Lavora in Rai dal lontano 1996. Ed è giornalista professionista dal 15 gennaio 1997. L’approfondimento del servizio pubblico lo conosce bene: era il vice sia di Mario Orfeo sia di Antonio Di Bella. Per lui una lunga e fruttuosa gavetta in azienda in cui ha fatto un po’ tutto, dall’inviato in Parlamento (in Transatlantico ha allestito una fitta rete di rapporti trasversali) al vaticanista, dall’economia alla politica. È stato vicedirettore sia a Rai2 (con delega proprio all’approfondimento) sia al Giornale Radio dove ha lavorato anche alla redazione economia. Per un periodo anche caporedattore al Gr Parlamento.

Corsini, come detto, è da anni ormai uno dei punti di riferimento della destra all’interno della Rai. Ma è un professionista gradito non solo in Fratelli d’Italia ma anche in ambiente Lega e Forza Italia. In questi anni si è contraddistinto anche per le battaglie sindacali. A Saxa Rubra ha fondato correnti alternative all’Usigrai, sindacato unico al quale non risulta iscritto ormai da anni. Così come non è iscritto alla Fnsi e nel 2022 è stato tra i fondatori di Figec Cisal, la Federazione italiana giornalismo editoria comunicazione. Una militanza controcorrente, un po’ come la sua Lettera 22: Associazione di giornalisti per un’informazione non omologata, che lotta contro il politicamente corretto, le fake news e il pensiero unico. “Sentivamo il bisogno – ha spiegato Corsini in una delle sue rare interviste – di un luogo dove poterci confrontare tra giornalisti che non si riconoscevano nei luoghi comuni del mainstream”.

Nel suo curriculum fanno capolino onorificenze, medaglie, premi giornalistici e alcune pubblicazioni. Chi lo conosce lo descrive come una persona competente, gentile e educata; ma anche paziente, aziendalista e determinato. Uno che il mestiere lo conosce, capace di fare gioco di squadra e che non alza la voce. Insomma, una destra dialogante… Dai suoi social emerge anche una passione sfrenata per la storia, per la divisa (ex ufficiale di complemento dell’Esercito), per il rugby (“mi consente di allentare la tensione, curare la forma fisica e stare con un gruppo di amici”), ma anche per la birra, il sigaro e i viaggi. Gli piace vivere, insomma, e vivere bene. Come dargli torto, anche se ora qualche grattacapo in più (e qualche ora di svago in meno) dovrà probabilmente metterla in conto.

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