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Chi sono e dove (non) vanno i cattolici del Pd

Cattolici Pd

Il dibattito in corso tra i cattolici all’interno del Pd si allarga anche tra altre forze politiche e opinionisti

Chi sono i cattolici in politica? Che fine hanno fatto? Dove sono? Sono tutti interrogativi che emergono in queste ore nel dibattito politico, soprattutto dopo la querelle sulla legge Zaia che aveva l’obiettivo di disciplinare in Veneto il fine vita. E che ha spaccato sia il centrodestra che il Partito democratico, con il caso Anna Maria Bigon, la vicesegretaria del Pd a Verona sospesa perché le sue convinzioni le hanno impedito di sostenere in Consiglio regionale la legge Zaia che il suo partito approvava e che invece è stata affossata.

Quanto accaduto ha innescato la miccia all’interno del Pd per l’avvio di una riflessione (per usare un eufemismo) tra i cattolici democratici di cui ne abbiamo parlato anche su questa testata con Francesco Damato. E che ha attirato le attenzioni degli editorialisti dei principali giornali italiani.

PER IL CORRIERE IL VERO LIMITE DEI CATTOLICI E’ L’ATTUALE CENTRO

“Pd, cattolici ‘senza casa’ dopo il duello sul fine vita: “sembriamo i radicali” è il titolo dell’articolo odierno firmato da Antonio Polito sul Corriere della Sera. “Graziano Delrio – scrive Polito -, un cattolico che non ha mai votato Dc in vita sua, dice alt: «Chiariamoci, se il mio partito, nato per essere custode dell’incontro tra i valori dell’umanesimo cristiano e di quello socialista, diventa una copia del Partito radicale, che pure molto rispetto, allora non mi sentirei più a casa mia»”.

“Protestano ad alta voce anche capi corrente come Guerini, dirigenti come Serracchiani, padri nobili come Castagnetti. Ma davvero il Pd si può scindere per Zaia?” si chiede l’editorialista del Corriere. “La risposta – aggiunge – sta in un’altra domanda: se escono, dove vanno? Il fatto è che, un po’ alla volta, di case adatte ai cattolici in politica ne son rimaste ben poche, e stanno tutte dall’altra parte. (…) Ma il vero limite per i cattolici che volessero muoversi sta nel Centro: una volta era accogliente perché moderato e cristiano. Oggi dei tre tronconi rimasti, Renzi, Calenda e Bonino, uno è più laicista dell’altro, e tutti e tre in Europa stanno con Macron. Si direbbe dunque che, almeno fino alle Europee, il popolo cattolico resterà in schiavitù nel Pd di Elly. Poi, chissà, se questo Centro fallisse nelle urne, e per conseguenza ne nascesse uno nuovo, magari un Esodo si può organizzare. Ammesso che trovino un Mosè”.

PER REPUBBLICA IL DISAGIO DEI CATTOLICI TOCCA L’IDENTITA’ DEL PD

Stefano Folli invece su Repubblica si sofferma più sulle figure di Pierluigi Castagnetti, nome storico del cattolicesimo democratico, e Romano Prodi.

L’idea di Castagnetti “è che i cattolici – scrive Folli – debbano essere più incisivi nel loro agire politico, in quanto portatori di valori morali che non sempre sono rappresentati nel dibattito pubblico”. Castagnetti ha protestato per il caso Bigon, per il quale è inaccettabile che il Pd non rispetti la libertà di coscienza e addirittura punisca i dissidenti. “Più in generale – continua l’editorialista di Repubblica – si capisce che la vicenda Bigon è solo un aspetto di una questione più generale che riguarda il senso di disagio di un certo mondo nei riguardi del partito per come viene guidato nei passaggi sensibili. Le ultime uscite di Romano Prodi, intrise di scetticismo, quasi scorate, danno forma politica a questo disagio”.

Per Folli “i cattolici non pensano in alcun modo di spostarsi verso una nuova forza cattolica tutta da inventare, una forza che non avrebbe le ali per volare. Il punto è un altro e tocca l’identità del Pd: se non riesce a rappresentare un ventaglio di stati d’animo e sentimenti anche molto diversi, tenendo fermi al tempo stesso alcuni capisaldi dell’azione quotidiana, in politica interna come in politica estera, il partito si consegna a una funzione minoritaria. Ed è destinato alla sconfitta. (…) Quindi il disagio dei cattolici nel Pd non va sottovalutato perché è la spia di un malessere del “Paese profondo” che si sente messo nell’armadio dei ricordi in favore di un confuso radicalismo”.

MANTOVANO (FDI): “I CATTOLICI AGISCANO, STOP AGLI ALIBI”

A inserirsi nel dibattito è stato il cattolico sottosegretario di Palazzo Chigi Alfredo Mantovano, di Fratelli d’Italia, stesso partito della ministra Roccella e tra i principali fautori dei Family day. Nel corso di un convegno Mantovano ha voluto richiamare la sensiibilità del “popolo cattolico italiano”, al quale ha rivolto un appello a non “demordere, nonostante l’irrilevanza. Sono trascorsi 20 anni dall’approvazione della legge 40 del 2004 che aveva posto un argine alla fecondazione artificiale, poi stravolta dalla giurisprudenza, ma il suo varo aveva dimostrato la capacità di quel popolo di giocare all’attacco e non limitarsi ad un’opera di interdizione. Cosa è accaduto a quel popolo in 20 anni per ridursi a frangia marginale e nemmeno riconosciuta. Certo, gli spunti disorientanti si moltiplicano e non risparmiano il recinto ecclesiale” però “la confusione da parte delle guide non può trasformarsi in un alibi”.

La “battaglia – ha evidenziato Mantovano – è soprattutto culturale” e lo “stop alla proposta di legge eutanasica in Veneto è l’esito di una mobilitazione culturale e di un lavoro che ha privilegiato l’argomentazione ragionevole al semplicismo ideologico”. Introducendo il suo discorso, il sottosegretario ha definito “l’eutanasia e il sostegno attivo al suicidio” come i “frutti più coerenti della politica biologica di derivazione darwinista” e ha aggiunto che il “nesso tra l’eugenetica evoluzionista e l’eutanasia non è stato soltanto teorico”.

I CATTOLICI DEL PD COSTRETTI A SUBIRE ANCHE LE RIVENDICAZIONI DEI RADICALI

Alla fine i cattolici del Pd, oltre al disagio interno e alla ‘concorrenza’ della destra deve fare pure i conti con le rivendicazioni dei radicali. “Comprendiamo il disagio dei cattolici del Partito Democratico che temono di ‘sembrare i radicali’ per quanto riguarda la discussione sul fine vita. Correndo il rischio di puntualizzare l’ovvio – sottolinea Matteo Hallissey, segretario Radicali Italiani – ci troviamo costretti a puntualizzare che no, purtroppo per voi, non sembrate radicali. VI mancano anni di battaglie, le disobbedienze e i viaggi che nella storia radicale sono stati fatti e continuano ad essere promossi per porre fine a un dolore che merita una legge, subito. C’è grande confusione sotto il cielo, la situazione non è eccellente”.

Leggi anche: Perchè Romano Prodi manda a quel paese, o quasi, il Pd di Elly Schlein

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