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Chi sono i partiti di Destra?

Salvini Meloni

Non solo Fratelli d’Italia e Lega: chi sono i partiti di Destra che potrebbero presentarsi alle prossime elezioni?

Le prossime elezioni Politiche, indipendentemente dal risultato finale, dovrebbero decretare un importante affermazione dei partiti di destra.

Fratelli d’Italia e Lega, la destra di governo

Fratelli d’Italia si gioca la prima posizione con il Pd e tutti i sondaggi le attribuiscono un consenso del 22-25%. Il suo leader, Giorgia Meloni, punta, dunque, non solo alla guida del centrodestra, ma anche alla guida del Paese. Dalla sua nascita, avvenuta dieci fa, ad oggi, FdI ha avuto una crescita esponenziale, soprattutto negli ultimi tre anni. Dal 6%, ottenuto alle Europee del 2019, ha quasi quadruplicato i propri voti pescando nell’elettorato della Lega che, appoggiando il governo Draghi, ha via via perso consensi. Il programma politico di Fratelli d’Italia è in costruzione, ma la sua leader, che è anche capo dei conservatori europei, ha confermato più volte che, in politica estera, la linea sarà filo-atlantista. Per quanto riguarda il fronte interno, prioritaria sarà la lotta all’immigrazione clandestina, la revisione del reddito di cittadinanza e l’abbassamento delle tasse.

La Lega è costretta a inseguire e subire l’avanzata di Fratelli d’Italia che, stando ai risultati delle ultime elezioni amministrative, si è fatta sentire pesantemente anche in varie città del Nord Italia, storicamente dominate dal Carroccio. Matteo Salvini non fa mistero di voler ritornare al Viminale per occuparsi direttamente di sicurezza e contrasto agli sbarchi incontrollati di migranti provenienti dal Nord Africa. Per quanto riguarda l’economia, i cavalli di battaglia della Lega sono la flat tax al 15%, l’abolizione della legge Fornero e l’introduzione di quota 41.

La destra ultracattolica di Mario Adinolfi e Simone Di Stefano

A destra dei partiti tradizionali che compongono il centrodestra troviamo gli ultracattolici del Popolo della Famiglia, movimento fondato dal Mario Adinolfi nel 2015 per dare voce ai cattolici che animarono i Family Day indetti contro la legge sulle unioni civile dell’allora governo Renzi. Adinolfi, che nel 2018 corse da solo ottenendo un lusinghiero 0,7%, stavolta si presenta alle urne insieme a Simone Di Stefano, ex leader di CasaPound, oggi fondatore di Exit. Sul simbolo della loro lista, Alternativa per l’Italia (Apli), campeggia la scritta “no green pass” per rimarcare la piena contrarietà a tutte le misure di restrizione imposte dal ministro Roberto Speranza in questi anni di pandemia. Accanto alla difesa della famiglia e alla contrarietà a provvedimenti come il Ddl Zan, Adinolfi e Di Stefano rimarcano la necessità di uscire dall’euro e di contrastare l’immigrazione clandestina. La partecipazione di Alternativa per l’Italia è legata al raggiungimento della raccolta di firme necessarie per presentarsi alle elezioni.

Italexit di Paragone e gli ex grillini di Alternativa, un amore già finito

Italexit di Gianluigi Paragone e i 17 ex parlamentari grillini di Alternativa, rappresentati dal deputato Pino Cabras, sembrano destinati a correre insieme, ma l’intesa è naufragata nel giro di sole 24 ore. Pur essendo due formazioni politiche marcatamente no vax, antidraghiane e antisistema, a dividerli è stata la scelta di Paragone di inserire nelle liste personalità che, stando a quanto afferma Cabras, hanno un’ispirazione politica “fascista militante”. Ora, entrambe le formazioni politiche dovranno faticare in solitudine per raccogliere le firme per la presentazione delle proprie liste.

Anche Forza Nuova si divide

Forza Nuova, sconvolta dall’arresto del fondatore Roberto Fiore e del leader capitolino Giuliano Castellino a seguito dell’assalto alla Cgil avvenuto nel 2021, ha lo stesso identico problema di Apli, Italexit e Alternativa. Non è ancora, dunque, chiaro se nelle schede elettorali troveremo ancora il simbolo di FN, ma su questo versante dell’estrema destra c’è una novità significativa. I percorsi politici di Castellino e Fiore (ora, entrambi fuori dal carcere) si separano per volontà del primo che intende proseguire le battaglie no vax e anti-globaliste accanto al monsignor Carlo Maria Viganò.

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