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Regionali Veneto

Com’è andato il derby delle regionali in Veneto tra Fdi e Lega

La Lega si conferma la forza trainante della coalizione di centrodestra: ottiene il 36,2% e vince di fatto la sfida interna con Fratelli d’Italia, fermi al 18,7%. II partito di Giorgia Meloni pur avanzando non è riuscito a colmare la distanza che lo separa dalla Lega sul territorio veneto. 

La vittoria schiacciante di Alberto Stefani alle regionali venete è indubbiamente legata al contributo di Luca Zaia che, candidatosi come consigliere regionale — “Dopo Zaia, scrivi Zaia” — ha portato in dote al candidato presidente oltre 190 mila preferenze, un capitale politico che ha inciso in modo netto sulla distribuzione dei seggi dentro la coalizione.

Il voto era cruciale per misurare la tenuta della leadership di Matteo Salvini nel suo feudo più simbolico e per capire come questo equilibrio peserà anche sul futuro della Lombardia. Un successo largo di FdI in Veneto avrebbe infatti rafforzato le ambizioni del partito alle prossime regionali lombarde, mentre cosi l’asse del potere interno al centrodestra si sposta nuovamente. Il risultato veneto è stato anche il banco di prova della forza di Zaia che, nonostante l’impedimento di correre con una lista personale e usare il suo nome nel simbolo, ha riaffermato la sua capacità di orientare consenso elettorale — in un quadro segnato dal forte calo dell’affluenza (ferma al 44,6% circa, oltre 16 punti in meno rispetto alle precedenti regionali)

LA RIPARTIZIONE DEI SEGGI

La Lega conquista 19 seggi sui 51 complessivi, confermandosi il primo partito del Veneto, mentre a Fratelli d’Italia ne vanno 9, un risultato ben al di sotto delle aspettative di Giorgia Meloni. Il Partito Democratico si aggiudica 9 seggi; 3 vanno a Forza Italia, 2 a Alleanza Verdi e Sinistra e 2 alla lista civica Resistere Veneto di Riccardo Szumski. Ottengono invece 1 seggio a testa Unione di Centro, Liga Veneta Repubblica, Movimento 5 Stelle, Uniti per Manildo e Civiche per Manildo.

I RISULTATI DELLA LEGA E DI FDI 

La coalizione del centrodestra ha ottenuto il 64,4% e le liste al suo interno si sono ripartite come segue: la Lega con Stefani Presidente 36,2%, Fratelli d’Italia 18,7%, Forza Italia Berlusconi Autonomia per il Veneto 6,30%, la Liga Veneta Repubblica 1,83%, l’Unione di Centro 1,68% e i Noi Moderati Civici per Stefani 1,12%. La coalizione del centrosinistra si è fermata al 28,88% con il Partito Democratico al 16,60%, il Movimento 5 Stelle al 2,20%, l’Alleanza Verdi e Sinistra al 4,64% e altre liste minori all’1-2% circa. La lista civica del Riccardo Szumski “Resistere Veneto” ha ottenuto il 5,13%.

IL CONSENSO DI ZAIA

La corsa di Luca Zaia ha avuto un peso determinante nel trainare la Lega e, più in generale, l’intera coalizione. Il Corriere della Sera sottolinea come il governatore sia stato capace di raccogliere “tra le 25 mila e le 30 mila preferenze in ciascuna delle province più popolose”, evidenziando un consenso radicato e trasversale. I territori si sono espressi aldilà delle appartenenze politiche e delle aspettative, confermando che il lavoro capillare, vicino alle comunità, continua a premiare. 

Dopo la vittoria in Veneto, la partita della Lombardia torna nelle mani della Lega. I risultati solidi ottenuti anche in Campania e in Puglia sono voti che, pur dentro un quadro segnato dalla scarsa affluenza, raccontano una storia di forza e di vittoria, non sempre gradita a Fratelli d’Italia. Neppure i riconoscimenti interni sono stati entusiastici: il commento di Salvini e’ stato definito dal Corriere “non una manifestazione di grande affettuosità”, a testimonianza di equilibri interni ancora delicati. Per ora Zaia resterà consigliere regionale, ma il suo peso politico e il risultato ottenuto riaprono scenari più ampi sul suo futuro.

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