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Come era la politica negli anni di Italia ’90 e di Totò Schillaci

Schillaci

La scomparsa di Totò Schillaci fa tornare indietro le lancette della politica, agli ultimi anni della Prima Repubblica

“Eroe delle Notti magiche”, “leggenda del calcio”, “campione”. Anche la politica ha tributato il proprio omaggio a Totò Schillaci, il calciatore siciliano che con i suoi gol, le sue esultanze e i suoi occhi spiritati ai Mondiali di calcio nel 1990 “ha unito l’Italia in un grande abbraccio”, come ha ricordato Giuseppe Conte, “ha fatto sognare una generazione” ha scritto sui social Matteo Renzi.

Schillaci è morto a 59 anni, a Palermo. Lottava contro un male, ed era stato ricoverato in gravi condizioni lo scorso 7 settembre nel reparto di pneumologia dell’ospedale Civico.
E’ stato capocannoniere con 6 reti a Italia ’90, ma soprattutto è stato l’emblema di un momento storico che è rimasto scolpito nelle vite e nelle menti di più generazioni di italiani.

GLI ULTIMI ANNI DELLA PRIMA REPUBBLICA E DEL PENTAPARTITO

Eravamo ancora nella prima Repubblica, in carica c’era il Governo Andreotti VI sostenuto da Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli. Erano gli anni del Pentapartito. Il ministro degli Esteri era Gianni De Michelis, il guardasigilli era Claudio Martelli, al Bilancio Cirino Pomicino, alle Finanze Rino Formica. E ancora, Mino Martinazzoli alla Difesa e il ministro della Pubblica Istruzione era Sergio Mattarella.

BERLUSCONI VINCEVA CON IL MILAN

Silvio Berlusconi, che qualche anno dopo sarebbe sceso politicamente in campo e vinto le elezioni con Forza Italia, era ancora, si fa per dire, un imprenditore di successo, in campo edile, delle telecomunicazioni e dello sport. Con il Milan aveva già vinto le prime due coppe dei Campioni della sua era alla presidenza della squadra rossonera.

LA LEGGE MAMMI’ E L’USCITA DAL GOVERNO ANDREOTTI DI SERGIO MATTARELLA

Ma proprio pochi giorni dopo la fine dei Mondiali di calcio, Berlusconi fu protagonista, indirettamente, di una crisi all’interno del Governo Andreotti VI dopo l’approvazione, i primi giorni di agosto del 1990, della Legge Mammì, la seconda legge organica di sistema che l’ordinamento italiano ha avuto in materia radiotelevisiva dopo la riforma della RAI del 1975.

Ecco cosa scriveva Avvenire con riferimento a quel periodo: “Il Decreto Berlusconi del 1984 gli consente di trasmettere su tutto il territorio nazionale e la Legge Mammì del primo agosto 1990 certifica lo statu quo: una legge controversa, che provocò l’uscita dal governo di cinque ministri della sinistra democristiana”, tra cui l’attuale capo dello Stato Sergio Mattarella.

“È alle sue televisioni che Berlusconi deve buona parte della propria popolarità, ben prima della presidenza del Milan che condurrà in cima all’Europa e al mondo. Nel Milan comprò i giocatori più forti in circolazione, a cominciare dagli olandesi delle meraviglie. In Fininvest – poi Mediaset – ingaggiò i professionisti più capaci della televisione, prelevandoli dalla Rai, Mike Bongiorno in testa. Non c’è un vero strappo rispetto alla Rai, tanto è vero che già negli anni Novanta i programma Rai e Mediaset si assomigliano in modo speculare”.

MELONI ANCORA GIOVANISSIMA, SALVINI SI ISCRIVEVA ALLA LEGA NORD E TAJANI REDATTORE DEL GIORNALE

E Giorgia Meloni? L’attuale premier aveva soltanto 13 anni nel 1990. Due anni dopo, nel 1992, avrebbe aderito al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano. E proprio nell’Msi militavano allora Gianfranco Fini, L’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa, il capofgruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri e tanti altri esponenti oggi di Fratelli d’Italia. La svolta di Fiuggi e la nascita di Alleanza nazionale avvennero nel 1995.

Il 1990 è anche l’anno in cui il vicepremier Matteo Salvini si iscriveva, 17enne, alla Lega Nord di Umberto Bossi; mentre l’altro attuale vicepremier Antonio Tajani era responsabile della redazione romana del Giornale guidato allora dal fondatore Indro Montanelli.

LE REAZIONI DELLA POLITICA ALLA MORTE DI TOTO’ SCHILLACI

Tanti protagonisti della politica di oggi hanno omaggiato Toto’ Schillaci. Tra i primi a intervenire proprio la premier Meloni. “Ci lascia un’icona del calcio, un uomo entrato nel cuore degli italiani e degli amanti dello sport nel mondo. Salvatore Schillaci, per tutti Totò, il bomber delle notti magiche di Italia ’90 con la nostra Nazionale. Grazie per le emozioni che ci hai regalato, per averci fatto sognare, esultare, abbracciare e sventolare il nostro Tricolore. Buon viaggio, campione”.

Per il vicepresidente del Consiglio Tajani Schillaci è stato un “beniamino di tutti i tifosi azzurri dopo i Mondiali di Italia 90. Lo ricorderemo sempre per i suoi gol e la sua umanità, nonostante le mille difficoltà che la vita gli ha riservato”. Da Salvini “buon viaggio Totò Schillaci, eroe delle Notti Magiche italiane!”. Il presidente La Russa riconosce che “se quelle notti furono magiche il merito fu anche di Totò Schillaci e dei suoi tanti gol che regalarono agli italiani gioia e sorrisi, lasciandoci ricordi bellissimi di quella Nazionale”. E per Gasparri perdiamo “un protagonista delle nostre vite”.

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